1 ottobre 2007
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Il Papa si prepara per la messa in latino: «liturgie più rigorose»
Il «motu proprio» di Benedetto XVI e la lettera di accompagnamento definiscono invece una ricchezza per tutta la Chiesa l’antico messale di San Pio V
Salvatore Izzo
CITTA' DEL VATICANO - Nella recente visita in Austria, il Papa ha celebrato con il nuovo messale una liturgia davvero solenne nella Cattedrale di Santo Stefano a Vienna, dimostrando che il vero problema, anche in campo liturgico, sono le «forzature» nella interpretazione del Concilio e non tanto la sua attuazione. La scelta di un nuovo cerimoniere, don Guido Marini, che viene dalla «scuola» del card. Giuseppe Siri, l’indimenticabile arcivescovo di Genova e che fu anche il primo presidente della Cei, testimonia la volontà di Benedetto XVI di dare per primo un esempio di maggiore rigore liturgico all’intera Chiesa Cattolica.
D’altra parte, l'esigenza di una maggiore solennità e disciplina a livello liturgico (e non soltanto) è sentita da decenni tra i cattolici, anche se i media hanno sempre dato più ascolto alla «scuola progressista» che interpretava il Concilio Vaticano II come un nuovo inizio, una rottura completa, cioè, con la Tradizione.
«Le messe rock piacciono soprattutto a quelli che in chiesa poi non ci vanno», aveva sintetizzato l’allora card. Ratzinger all’epoca del famoso libro intervista con Vittorio Messori «Rapporto sulla fede».
Una posizione che ricorda da vicino proprio quella di Siri, che giusto venti anni fa aveva scritto: «non sono popolo ristretti ambienti legati dal comune odio verso chi difende la Verità e la tradizione cattolica, come se questa non fosse altra cosa dalle altre tradizioni, e non fosse di origine divina». Per Siri, al quale don Marini si ispira, la regola liturgica non ammetteva eccezioni, tanto che per lui era obbligatorio indossare tutti i paramenti prescritti, compresa la talare sotto il camice, la stola e la pianete, perché anche questo segno è necessario «all’azione sacra, ne estende la forza, la dignità e la santità all’intera vita del sacerdote, caratterizzata dalla perenne preparazione e continuazione dei sacri misteri che celebra».
L'avvicendamento nell’Ufficio delle Celebrazioni era atteso da tempo, per una evidente difformità di linea tra Papa Ratzinger e mons. Piero Marini (al quale erano anche state proposte sedi vescovili in Italia). Appena qualche mese prima della pubblicazione del motu proprio sulla messa in latino, l’arcivescovo ritenne ad esempio di prendere una posizione non proprio favorevole in merito: «dobbiamo prima di tutto capire – disse in un’intervista – che la liturgia è segno di unità, e che come diceva papa Paolo VI: La Chiesa non è quella del passato o del futuro, ma quella del presente, per cui dobbiamo accettare la Chiesa vivente oggi. Qua non è questione di liberalizzare il messale o altro, è solo questione di accettare la Chiesa di oggi, punto e basta».
Già segretario di mons. Annibale Bugnini, il vescovo che pose mano, durante il Concilio Vaticano II, alla riforma del Messale Romano, era del resto comprensibile l’attaccamento del cerimoniere di Papa Wojtyla alla nuova liturgia, che anche per Papa Ratzinger resta la forma ordinaria per le celebrazioni liturgiche. Ma mons. Marini era andato un po' oltre, quando nella stessa intervista aveva spiegato di aspettarsi che «i lefebvriani accettino totalmente il Concilio Vaticano II e i suoi insegnamenti altrimenti – erano state le sue parole – non c'è niente da fare: sono ormai quarant'anni che usiamo la nuova liturgia: fedeli di ogni età si sono adattati, dagli anziani fino ai giovani, e sono la maggioranza. Loro no. Perché? Che differenza c'è tra i due riti?».
Il motu proprio di Benedetto XVI e la lettera di accompagnamento definiscono invece una ricchezza per tutta la Chiesa l’antica liturgia di San Pio V ed è probabile che dopo averne permesso l’uso a tutti i sacerdoti in privato e per le celebrazioni pubbliche se ce ne è una qualificata richiesta, con l’arrivo da Genova del nuovo cerimoniere il Pontefice celebri presto una messa in San Pietro con il messale latino del 1962.
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