7 ottobre 2007
Cromosoma artificiale: la parola al Card. Tonini ed a Mons. Sgreccia
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Tonini: "Guai allo scienziato che vuole sostituirsi a Dio"
di Redazione
«Guai all’uomo che si considera padrone di un altro uomo. La nostra civiltà deve difendersi dalla scienza che mira ad intaccare l’essenza umana. Gli esperimenti, le scoperte, vanno bene se servono a migliorare la salute delle persone e lì si devono fermare. È impensabile superare questi limiti, sarebbe una violenza contro l’umanità».
Ersilio Tonini, arcivescovo emerito di Ravenna, accoglie con sgomento la notizia rimbalzata dall’America.
Monsignor Tonini, l’uomo vuole sostituirsi a Dio o magari vuole affiancarlo nella riproduzione dell’umanità?
«Ma no, l’uomo non dovrà mai ritenersi padrone dell’altro uomo. L’uomo è uomo e deve essere consapevole dei propri limiti».
Queste evoluzioni scientifiche non le fanno paura?
«No, purché siano utilizzate a favore dell’essere umano. In caso contrarioproprio niente di nuovo, semmai si va incontro all’autodistruzione».
Ma come ci si può difendere dalla scienza?
«I limiti fanno parte della natura umana. Nessuno osa superali. La storia insegna che gli ibridi sono stati creati non per gioco o per sfidare Dio, ma per utilità. Come il mulo. Oppure come le mucche giapponesi, costruite in laboratorio dopo aver importato gli embrioni di quelle olandesi che facevano molto latte. Ma questo è accettabile per il benessere dell’umanità».
E dove sta il limite invalicabile?
«Quando la conoscenza, quando la scienza viene manipolata per stravolgere l’essenza umana, allora c’è qualcosa che ripugna, che lascia senza fiato. Ecco, lì ci si deve fermare. Se si incomincia a toccare la specie umana immediatamente deve scattare una sorta di attenzione collettiva».
Ma molti ritengono che la scienza non debba avere limiti.
«Se dovessimo consentire la creazione di altre specie o il cambiamento della specie umana nella sua linea fondamentale saremmo di fronte a un elemento riprovevole da cui ci siamo sempre difesi. Del resto ogni Stato civile ha il compito di bloccare le violenze sull’individuo e questa sarebbe una violenza contro l’umanità».
Ma in alcuni Stati, come in Gran Bretagna, si fanno sperimentazioni già molto discutibili da un punto di vista etico, come gli embrioni chimera.
«Su quell’argomento la Chiesa ha espresso la sua totale disapprovazione. Però spetta anche alla politica e al diritto vigilare sul rispetto e sullo sviluppo dell’essere umano. Tutta la storia insegna, del resto, che l’umanità si è sempre difesa da sé e nessuno può intaccarne la dignità fondamentale».
A cosa si riferisce in particolare?
«Socrate diceva che l’uomo riconosce se stesso come fine dell’universo. Pertanto intangibile, in virtù di un’anima immortale».
© Copyright Il Giornale, 7 ottobre 2007
Ansia in Vaticano
“Guai a chi pensa di poter imitare Dio”
Uno scienziato discusso e senza scrupoli
Ma dall’arcivescovo Sgreccia cauta apertura: è presto per un giudizio
GIACOMO GALEAZZI
CITTA’DEL VATICANO
«Giù le mani dalla vita, guai a imitare Dio». Vaticano, Cei e scienziati cattolici mettono in guardia dal cromosoma sintetico («I governi devono intervenire per controllare i laboratori e scongiurare una degenerazione hitleriana della scienza»), ma non chiudono la porta ad un possibile «orientamento positivo» della scoperta. In Curia se ne sta occupando l’arcivescovo Elio Sgreccia, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, massima autorità nel settore. «La scoperta va approfondita dal punto di vista biochimico prima di darne un giudizio etico - precisa Sgreccia -. I valori sono frutto di azioni, presiedono alle nostre scelte morali libere. Qui c’è ancora un fatto tecnico, bisogna vedere come verrà usata questa novità. Quando si costruisce un coltello, può servire per tagliare il pane o per uccidere una persona. Bisogna vederne l’uso. Si tratta, infatti, di realizzazioni tecniche che possono produrre novità per curare le malattie».
Anche se servisse a sconfiggere patologie oggi incurabili, «un fine buono non giustifica un mezzo malvagio», è più dubbioso l’arcivescovo Alfredo Battisti della commissione Cei per la Salute. «La Chiesa non è contro la ricerca scientifica, ma questa scoperta rischia di essere contro l’uomo, non per l’uomo - avverte -. La vita deve essere principio, soggetto e fine di tutta l’attività umana». La scienza è progresso se aumenta il potere dell’uomo, non sull’uomo. «La vita va rispettata fin dalle sue fasi primordiali ed è eticamente inammissibile sovvertire il sistema di valori, anche se in vista di futuri benefici - ammonisce l’arcivescovo -. Manomettere le fonti della vita non è un passo avanti della civiltà: gli effetti sono incontrollabili e si precipita nel baratro della decadenza umana. Quando si interferisce sulla creazione, si finisce per giustificare tutti crimini, come dimostrano le manipolazioni naziste e l’eugenetica di Hitler».
Una «svolta epocale da sorvegliare», concorda lo scienziato cattolico Bruno Dallapiccola, presidente nazionale di «Scienza e Vita» e genetista di fama mondiale. «Per la prima volta esiste il cromosoma di un organismo unicellulare che contiene tutto il messaggio per dare origine a una vita - spiega il professor Dallapiccola -. L’aver creato in laboratorio una forma elementare di vita ci mette davanti ad un bivio: possiamo ricavarne terapie finora impensabili oppure immettere in modo irresponsabile e folle nel mondo umano e animale un nuovo organismo sconosciuto, facilmente riproducibile e rispetto al quale siamo vulnerabili e non organizzati. Se pensiamo che anche l’agente patogeno dell’Aids si ipotizza possa essere scappato dai laboratori di qualche ricercatore, è evidente il pericolo nel creare qualcosa di cui non si conoscono tutti gli aspetti positivi e negativi». I potenziali rischi sono «incalcolabili» e se i governi non prendono subito in mano la situazione, avverte Dallapiccola, «qualche pazzo potrebbe servirsene nella guerra batteriologica per produrre nuove creature».
Una cauta apertura arriva dall’arcivescovo Sgreccia. «Un cromosoma è un elemento biochimico, quindi è costruibile, ma non basta per fare la vita. Può bastare per manipolare una vita che già esiste, per intervenire su un batterio, per creare un farmaco, può servire per cose buone o cattive. Non si tratta di un individuo, è un cromosoma, si sapeva già che c’erano delle possibilità di fare dei geni artificiali, come dei mattoncini chimici, però questo non è ancora creare la vita».
John Craig Venter è un biologo molto discusso nella comunità scientifica. Nato a Salt Lake City nel 1946 combatté nella guerra del Vietnam e al ritorno si laureò in biochimica. Venter è diventato improvvisamente famoso nel 2001 quando annunciò di aver mappato il genoma umano battendo sul tempo il consorzio pubblico internazionale guidato dal dipartimento dell’energia degli Stati Uniti e voluto dai Nobel James Watson e Renato Dulbecco. Alla fine i due gruppi si misero d’accordo e presentarono insieme le loro mappe, che risultarono largamente incomplete, specie quella di Venter. Il quale però aveva lavorato a tempo di record dotando una sua azienda, la Celera Genomics, di potenti computer e software avanzatissimi. Dei nostri geni oggi uno su cinque è brevettato e molti ricadono sotto l’impero di Venter. Dopo questa impresa Venter si è messo a solcare gli oceani del pianeta sul suo yacht laboratorio mappando una grande quantità di microrganismi marini. Obiettivo dichiarato: usarne il materiale genetico per creare la prima creatura artificiale.
© Copyright La Stampa, 7 ottobre 2007
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