23 ottobre 2007
Il Papa e i media: una tavola rotonda per analizzarne il complesso rapporto
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Tavola rotonda con padre Lombardi e vaticanisti
Roma, 23 ott. (Apcom) - L'aula magna del polo Dams di Roma Tre è affollata. Non succede spesso di vedere intorno alla stessa cattedra padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede e alcuni tra i più noti vaticanisti della stampa italiana. Parlano agli studenti, futuri giornalisti o comunque futuri operatori di comunicazione, di quanto sia "difficile, spesso complicato, ma anche bello" raccontare il Pontificato di Benedetto XVI e trasmetterlo, in tv, nei quotidiani, nei periodici, ai fedeli di tutto il mondo.
La platea applaude, ascolta attenta, interagisce. Il dibattito prende le mosse dalla tesi magistrale in Teoria della comunicazione discussa da Luca Gentili, intitolata 'La figura di Benedetto XVI sulla stampa quotidiana italiana'. Si parla dell'attuale impatto di Joseph Ratzinger sui media; dei cambiamenti avvenuti nell'arco di tempo dalla pre-elezione fino ad ora; delle strategie di comunicazione della Santa Sede nel tradurre e veicolare l'immagine di Benedetto XVI.
Rapporto tra il Papa e i media alla luce dei recenti avvenimenti: il viaggio a Loreto, in Austria e quello di due giorni fa a Napoli. L'informazione religiosa, insomma, sbarca nell'Università romana. Ideatore della particolare lezione è il professor Gianpiero Gamaleri, docente di sociologia dei processi culturali e comunicativi.
Il primo a prendere la parola è Ignazio Ingrao, vaticanista di 'Panorama'. Parla di Joseph Ratzinger prima della sua elezione e di come la sua figura fu "etichettata ed incasellata: dai termini 'Panzerkardinal', 'pastore tedesco', 'cardinale di ferro'. Ma il Papa stava stretto in questi modelli - afferma Ingrao - e ha continuamente mostrato di non essere come veniva definito. Lo dimostrano le folle di San Pietro, la sua storica visita alla Moschea Blu di Istanbul, la sua attenzione alla Cina e all'Africa e la proiezione a 360gradi delle relazioni internazionali. Dunque, queste contraddizioni e queste etichette si sciolgono se si analizza il cuore del pontificato".
Critica la posizione di Alberto Bobbio, caporedattore di 'Famiglia Cristiana' verso il ruolo della stampa che "non ha capito Joseph Ratzinger - Benedetto XVI. Guardiamo a ciò che ha scritto la stampa in occasione del famoso discorso a Ratisbona - ricorda Bobbio - oppure il discorso di Benedetto XVI ad Auschwitz dove fu inserito, all'ultimo momento, il termine Shoah, quasi che fosse così importante quella parola, in un discorso già così significativo".
Per Diego Contreras, spagnolo, ordinario di analisi e pratica dell'informazione della Pontificia Università della Santa Croce, "è vero, la presenza del Papa nella stampa internazionale è diminuita rispetto a quella di Giovanni Paolo II, ma è anche giusto riconoscere lo sforzo comunicativo che Benedetto XVI sta compiendo ogni giorno, in un linguaggio chiaro anche se complesso".
Da parte sua don Dario Viganò, presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo, analizza la figura di Benedetto XVI nella televisione e la strategia comunicativa in tv. "Viene privilegiato il ruolo delle immagini. Benedetto XVI non è un frontman - osserva don Viganò - ma è un uomo da dietro le quinte. Non sono tempi facili per gli operatori della comunicazione televisiva, perchè con Ratzinger passa la forza delle parole rispetto al segno visuale".
Il direttore del 'Tempo' Giuseppe Sanzotta, ricorda "i più belli articoli che ho scritto, quello in occasione dell'attentato a Giovanni Paolo II nel 1981 e quello sull'incontro interreligioso ad Assisi nel 1986. Voglio un giornale che dica no all'informazione gridata - ammonisce - ma che ricerchi l'approfondimento. È un andare controcorrente, perchè oggi si cerca lo scandalo e lo scoop gridato, anche se si parla di Papa".
Chiude il giro di interventi padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede, che parla di un "linguaggio chiaro anche se complesso di Benedetto XVI, che ritocca fino all'ultimissimo minuto i suoi interventi. Ma sfido chiunque - conclude il direttore vaticano - a vedere quanto 'comunicatore' fu Giovanni Paolo II nei primi due anni di pontificato...".
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6 commenti:
ehehehehehe, stavo per segnalarti questo articolo, ma nessuno riesce a starti dietro.
Noto con piacere che Ingrao continua ad andare alle lezioni di violino. Mi fa piacere ,si ingentilisce nell'animo.
Mi farebbe piacere sapere chi altri era presente a questo incontro, oltre a quelli citati.
Mi avrebbe fatto piacere anche che si fosse analizzato il comportamento dei media dopo Ratisbona parlando delle specifiche testate e di giornalisti in carne e ossa e non rimanendo nel vago.Non tutti hanno detto le stesse identiche cose e nello stesso modo. Alcuni, e non abbiamo bisogno di ricordarci i nomi, anche dopo un anno hanno cercato di nuovamente soffiare sul fuoco utilizzando ancora una volta in modo distorto un'intervista di Don Georg che qui su questo blog è stata tradotta per evitare fraintendimenti ed è stata tradotta anche perchè non ci voleva Einstein per capire che qualcuno stava cucinando una nuova fuffa, solo con ingredienti stantii che facevano puzza. Quindi in qualcuno, per varie ragioni, prevale il desiderio, assai scoperto peraltro, di sollevare polveroni e polemiche ad arte, intesa come artificio.
Insomma non è sempre diritto di cronaca, difficoltà ad interpretare il messaggio , rodaggio di inizio pontificato, incidente o incomprensione.
A volte è malafede.
Sennò si parla solo di fanfaluche.
vabbè è facile avere tutte le attenzioni dei giornali quando si va spesso a sciare e a fare scampagnate in abruzzo.
un aforisma di Antoine De Saint-Exupery dice "É solo col cuore che possiamo vedere in modo giusto; ciò ch'è essenziale è invisibile all'occhio". secondo me papa benedetto ci sta conducendo verso l'essenziale. nella parola, nella vita, nella Verità. è un grande cambiamento che i media nel loro turbinio non riescono ancora a seguire. il mio augurio è che anche i media percepiscano questo grande insegnamento e anche loro riescono a cogliere l'essenziale di ogni cosa e non solo ciò che è eclatante e superficiale.
certo che se gli articoli più belli sono considerati quelli scritti in occasione di un attentato al Papa, c'è da esser contenti che la stampa non dedichi troppo spazio a Benedetto XVI...
brrrrr, hai ragione Lapis, per carità....
Cotoletta, l'affetto per Benedetto non ti conduca ad affermazioni di cattivo gusto per il suo predecessore. Giovanni Paolo II ha fatto ben altro che andare a sciare.
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