28 novembre 2007

Cresce la richiesta per l'insegnamento della religione cattolica in Italia


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Cresce la richiesta per l'insegnamento della religione cattolica in Italia. La CEI: rilanciare nelle scuole un progetto educativo fondato sui valori cristiani

"Far riemergere i valori che contano", mettendo in discussione "stili di vita inconsistenti, purtroppo oggi diffusi e propagandati con leggerezza". E' il compito oggi richiesto alla scuola secondo il messaggio della Conferenza episcopale italiana (CEI) sull’insegnamento della religione cattolica (IRC), scelto quest'anno dal 91,2% degli studenti e delle loro famiglie nella scuola statale italiana. Su questi dati si sofferma Sergio Cicatelli, dirigente scolastico e consulente del Servizio nazionale per l'IRC della CEI, al microfono di Fabio Colagrande:

R. - Sono dati che conosciamo da tempo, perché questa rilevazione è condotta da 14 anni e ha sempre dato, costantemente, gli stessi risultati. Il tasso degli studenti che non si avvalgono dell’ora di religione è sistematicamente più elevato nella scuola superiore, rispetto alla scuola dell’infanzia o alla scuola primaria, ed è sistematicamente più elevato - ed è quindi risultato sempre più alto - nei grandi centri urbani del nord. Io credo che per quanto riguarda l’espansione di questo fenomeno nella scuola superiore, non si debba dimenticare che nella scuola superiore la scelta di avvalersi o di non avvalersi dell’insegnamento della religione è fatta direttamente dagli studenti, anche se minorenni, mentre fino alla scuola media sono le famiglie a scegliere. Per quanto riguarda il fenomeno nelle città del nord, può essere attribuito senz’altro all’effetto di una più accentuata secolarizzazione che è presente nei centri urbani e in particolare nei centri urbani del nord. Ma non dobbiamo dimenticare che il grosso dell’Italia, il grosso delle percentuali, è altrove. Bisognerebbe, quindi, un po' riequilibrare la lettura. D’altra parte, terrei anche presente che le risposte che giungono a questa rilevazione annuale, sono state fornite dall’85 per cento delle diocesi - che rappresenta certamente una percentuale molto elevata ed assolutamente attendibile - ma piuttosto squilibrata sul piano territoriale. Il 98 per cento delle diocesi del nord ha risposto, proprio dove i risultati sono meno favorevoli, mentre invece al sud ha risposto solo il 77 per cento delle diocesi e manca, quindi, una grossa percentuale di diocesi, dalle quali - probabilmente - sarebbero potuti venire risultati più incoraggianti. Non dico questo per sottovalutare il fenomeno, perché si tratta di un fenomeno - che in qualche misura deve preoccupare o quanto meno suscitare attenzione - ma non dobbiamo neanche creare degli allarmismi ingiustificati.

Il nuovo anno scolastico, si legge nel mesaggio della CEI, "si caratterizza per taluni cambiamenti" che di fatto confermano all'insegnamento della religione cattolica "la dignità di disciplina autonoma, intorno alla quale promuovere una proposta didattica ed educativa in grado di aiutare gli alunni - afferma ancora la CEI - a comprendere meglio la storia culturale del nostro Paese, nonché il rilievo che in esso ha avuto e ha tuttora il cattolicesimo”.
Il perché di questo interesse lo spiega, sempre al microfono di Fabio Colagrande, mons. Manlio Asta, direttore dell'Ufficio per la Pastorale scolastica e l'insegnamento della religione cattolica del Vicariato di Roma:

R. - L’insegnamento della religione riesce ad attirare a sé la scelta di tanti studenti, nonostante che la sua alternativa sia il vuoto, sia quella che i vescovi da tempo chiamano "l’ora del nulla". Quello che stupisce è che non si riesca a comprendere che la scuola offre una occasione di libertà. Io ho sempre usato questo slogan, ricalcando don Milani: “Un’ora di scuola è un’ora di libertà”. Invece, proprio perché l’alternativa è veramente quella di uscire da scuola e non far niente, specie nelle scuole superiori, c’è questa tendenza che è ormai stabile. Altra riflessione che faccio è che, se si vanno a vedere i dati per indirizzo scolastico, ci si accorge che purtroppo la scelta di non avvalersi è più alta negli istituti professionali e cioè negli istituti in cui i ragazzi sono meno secolarizzati, ma più bisognosi di scuola. L’ultima ora è sempre la più faticosa e, quindi, anche per questo c’è la tendenza a non avvalersene.

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4 commenti:

Anonimo ha detto...

Balle. Se volete l'insegnamento della religione cattolica i figli li mandate a catechismo. La scuola deve essere laica.

Emma M.

Anonimo ha detto...

Che finezza!
Mi piacerebbe sapere che cosa si intende con la parola "laico". I genitori scelgono di avvalersi dell'insegnamento della religione cattolica. Questa e' liberta', democrazia, attuazioni di diritto della persona. Cio' e' possibile in uno Stato laico, non in uno laicista.

Anonimo ha detto...

Non sono d'accordo con Emma. Credo che in Italia e in tutto l'Occidente sia fondamentale dare agli studenti un minimo di cultura cattolica visto che siamo circondati da letteratura che tratta di argomenti cristiani, dall'arte sacra o comunque da simboli cristiani, da musica sacra, da filosofia che ha trattato della Verità cristiana. Certo, la scuola non deve convertire nessuno, ma deve garantire a tutti la conoscenza del nostro passato. O vogliamo forse costruire il nostro futuro da oggi? Il catechismo e in particolare la santa messa sono poi momenti per la formazione del cristiano interiore e la sua fede. Ma tutti coloro che vivono qui dovrebbero, a mio parere, conoscere le basi culturali del cristianesimo. Si badi che non voglio ridurre il cristianesimo a cultura, ma credo che questa debba essere da tutti appresa, anche da coloro che pur professando un'altra fede sono migrati qui e vogliono integrarsi in un clima di dialogo fraterno con noi. Inoltre l'insegnamento della religione cattolica può essere base per un dialogo tra le diverse fedi, tra i diversi costumi, e posizioni etiche. Insomma, c'è solo da guadagnarci, secondo me. Marco

euge ha detto...

La scuola ha il diritto e dovere di insegnare anche la religione perchè comunque se piace oppure no anche questa serve. Chiedetevi per quale motivo oggi i ragazzi non hanno più un punto di riferimento, la moralità sotto le scarpe come l'arroganza verso i più deboli e il non rispetto più neanche dei propri genitori. In parte certo è colpa della famiglia che non esiste più e questo a che cosa lo dobbiamo? al laicismo dilagante che non c'entra nulla con la laicità; peraltro non credo che un'ora di religione possa mettere in serio pericolo la laicità delle scuole!!!!!!!
Riguardo alla finezza dell'espressione, sarebbe gradito un maggior rispetto non solo di chi ha formato questo blog ma, anche di chi lo frequenta.