18 gennaio 2008
Garelli: "Ma ora evitiamo la crociata" (quale crociata? Quella laicista?)
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IL PAPA E L'OSCURANTISMO INTOLLERANTE DEI LAICISTI UNIVERSITARI: LO SPECIALE DEL BLOG
Ma ora evitiamo la crociata
FRANCO GARELLI
E’ in corso un atto di riparazione dopo la contestazione che ha «costretto» Benedetto XVI a non andare alla Sapienza, dove era stato invitato dalle autorità accademiche. Per la verità, il ripensamento non coinvolge i giovani che hanno dato lo stop al Papa e anche alcuni politici della sinistra radicale e parte dei docenti che continuano a vedere in questa battaglia la difesa di una laicità a loro dire violata da una Chiesa cattolica sempre più ingerente nella vita della nazione. Anche ieri, alla cerimonia d’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università romana, questa frangia arroccata ha mantenuto alta la sua voglia di mobilitazione, respingendo ai mittenti (sia di area laica che cattolica) le accuse d’intolleranza e di fanatismo laico loro indirizzate. Così, cori di «buffoni» e «venduti» hanno salutato l’arrivo di Veltroni e Mussi, rei di avere solidarizzato col Papa, mentre il rettore Guarini si è preso del «servo di Ruini». Caustica è stata anche la reazione dei manifestanti alla presenza massiccia delle forze dell’ordine, culminata nello slogan «chiudiamo l’università e apriamo le basiliche».
Ma al di là di questi gruppi estremi, si moltiplicano le scuse al Pontefice per il clima d’intolleranza che in questa vicenda si è prodotto.
Molti opinion leaders hanno stigmatizzato l’evento e altri auspicano che quanto prima il Papa possa parlare nell’Università della sua città. Nella stessa cerimonia di ieri alla Sapienza sono stati numerosi i segni di stima e di affetto nei confronti del grande assente, tra cui i lunghi applausi che hanno accompagnato il discorso che il Papa aveva preparato per l’occasione e che è stato letto da un docente. La voglia di riparazione è poi un imperativo del mondo cattolico, che si sta mobilitando a vari livelli. È successo due giorni fa, alla solita udienza papale del mercoledì in Vaticano, dove gruppi di studenti cattolici hanno voluto risarcire il Papa per la mancata visita alla Sapienza, per dirgli - con cori e slogan da stadio - che molti altri studenti apprezzano la sua figura e il suo insegnamento. Lo stesso avverrà domenica prossima in piazza San Pietro per l’appuntamento che il cardinal Ruini ha dato a tutta la città di Roma per fraternizzare col Papa.
La contromobilitazione sembra dunque prevalere di fronte a un evento di cui il Papa è stato vittima. Il pericolo però è che si crei una reazione eccessiva rispetto a ciò che è avvenuto, che i cattolici moderati e quella parte di laici (i cosiddetti teo-con o atei devoti) che fanno il tifo per i valori cristiani possano far leva sul caso Sapienza per serrare ulteriormente le fila e sentirsi sempre più estranei nella società pluralistica. Il rischio è che un episodio increscioso d’intolleranza culturale e religiosa si trasformi in una questione politica. Un conto è la solidarietà doverosa a un Pontefice che è stato fatto oggetto di una discriminazione pubblica. Altro conto è se questa circostanza negativa diventa un motivo per rafforzare steccati tra aree culturali e politiche vitali per il Paese, alimentando a vari livelli divisioni e contrapposizioni.
Ciò può avvenire se eventi come quello della Sapienza sono percepiti dalla Chiesa e da una parte consistente del mondo cattolico come un’ennesima prova dell’incapacità dei partiti del centro sinistra a prestare attenzione ai valori cristiani e a riconoscere il ruolo dei credenti e delle istituzioni religiose nella società. Negli ambienti ecclesiali è diffusa da tempo l’idea che i temi cari al mondo cattolico (vita, bioetica, famiglia, scuola, ecc.) siano promossi e difesi molto più dalla destra politica che dalla sinistra, per la naturale propensione della prima a sottolineare le condizioni dell’integrazione sociale e la vocazione particolare della seconda a farsi carico delle istanze radical-libertarie. C’è dunque il rischio che la contestazione del Papa all’Università di Roma alimenti queste convinzioni, spingendo ulteriormente la Chiesa a una scelta di parte che molti (anche tra i cattolici attivi e convinti) ritengono non le competa. Tutto ciò può suonare da «de profundis» per il neonato Partito democratico, oltre che avere indubbie ripercussioni negative sia nei rapporti già non facili che oggi si osservano tra il mondo laico e quello cattolico, sia tra le molte anime di cui si compone il cattolicesimo organizzato. In questo quadro, un’interpretazione politica dei fatti della Sapienza non può che ulteriormente accrescere il livello del conflitto tra i laici e i cattolici, ma anche dentro quella stessa area cattolica ove convivono sensibilità sociali e politiche diverse.
È dunque con un misto di speranza e di apprensione che si guarda a ciò che succederà domenica all’Angelus in piazza San Pietro. Il cardinal Ruini, che ha promosso questo rendez-vous dei fedeli con Benedetto XVI, ha dichiarato ieri all’Osservatore Romano che si tratterà di una presenza composta e gioiosa, in contrasto con la minoranza chiassosa che ha contestato il Papa alla Sapienza. L’intento riparatorio è evidente, anche nello stile e nel tono della manifestazione. La Chiesa non intende mostrare i muscoli, né fare un comizio, ma affidarsi al linguaggio dell’affetto e della preghiera. È ciò che si augurano quanti credono che le ragioni del dialogo e del confronto debbano prevalere pur in una stagione che spinge molti ad affermare i propri tratti distintivi. In fin dei conti si tratta di creare un clima di reciproco riconoscimento. Anche il caso della Sapienza ci dice che questo è il vuoto grave della nostra società. Parte del mondo laico non critica il Papa perché ha un’idea alta della verità, perché ricorda a tutti che c’è un senso ultimo delle cose che occorre perseguire per l’arricchimento pieno dell’umanità. Ma perché in qualche suo passo l’affermazione della verità sembra prevalere sul riconoscimento che anche altri - pur a partire da posizioni e convinzioni diverse - possono essere alla ricerca della verità. Magari sarà la verità con la v minuscola, perché in molti (nel mondo laico) non credono in quella assoluta. Parallelamente, la Chiesa può sentirsi estranea alla cultura contemporanea, perché settori influenti del mondo laico non riconoscono il valore innovativo delle battaglie per la crescita umana e spirituale che essa promuove da tempo. Come sempre gli steccati sono destinati a cadere quando i vicini si sporgono oltre le differenze.
© Copyright La Stampa, 18 gennaio 2008 consultabile online anche qui
Analizziamo questo editoriale con cui non sono d'accordo nel momento in cui mira a minimizzare l'episodio gravissimo di integralismo ai danni del Papa.
E’ in corso un atto di riparazione dopo la contestazione che ha «costretto» Benedetto XVI a non andare alla Sapienza, dove era stato invitato dalle autorità accademiche
Non si comprende come il verbo costringere sia stato messo fra virgolette.
Ma al di là di questi gruppi estremi, si moltiplicano le scuse al Pontefice per il clima d’intolleranza che in questa vicenda si è prodotto.
Purtroppo, dalle alte cariche dello Stato, sono arrivate solo scuse private, che, quindi, non sono sufficienti. La terza carica dello Stato prima ha rifiutato di commentare e poi ha parlato solo di laicita'.
Il pericolo però è che si crei una reazione eccessiva rispetto a ciò che è avvenuto...
Reazione eccessiva? Ma scherziamo? Il fatto e' gravissimo! Non ci sono giustificazioni a cio' che e' accaduto. Se ne prenda atto!
Ciò può avvenire se eventi come quello della Sapienza sono percepiti dalla Chiesa e da una parte consistente del mondo cattolico come un’ennesima prova dell’incapacità dei partiti del centro sinistra a prestare attenzione ai valori cristiani e a riconoscere il ruolo dei credenti e delle istituzioni religiose nella società.
Ah! Ecco il problema...siamo arrivati al punto!
Posso parlare chiaro senza girare tanto in giro alla questione? Tanto lo faccio ugualmente :-)
La manifestazione di solidarieta' al Papa non e' in nessun modo una chiamata politica! Il cardinale Ruini l'ha dichiarato a chiare lettere e io sono convinta che nessuno, all'Angelus, cogliera' l'occasione per fare polemica politica, cosa che terrorizza molti in queste ore.
Cio' urterebbe con il carattere mite e saggio del Papa!
La Chiesa non prendera' alcuna posizione e non contera' quali e quanti politici andranno domenica a San Pietro. Non benedira' questo o quel partito, questo o quel movimento, e non critichera' chi riterra' di restarsene a casa.
Tuttavia al mondo cattolico e' stata inferta una ferita profonda, che ancora sanguina e che si rimarginera', forse, con il tempo.
Nella grande famiglia della Chiesa il padre (il Santo Padre) e' stato offeso, denigrato e obbligato (questo e' il verbo giusto) a non uscire dal Palazzo Apostolico.
Domenica il mondo cattolico e molti laici si ritroveranno in Vaticano per stringersi intorno al padre offeso e schiaffeggiato da un integralismo laicista non giustificabile.
Questo e' il punto. Non ci sono scuse e non ci sono giustificazioni a quello che e' successo e la reazione, caro Garelli, non e' eccessiva, anzi...
Ciascuno di noi, poi, si e' fatto una sua idea personale sul comportamento dei politici tanto cari ai mass media.
Non si critichi, quindi, la legittima iniziativa del cardinale Ruini per paura che il mondo cattolico possa voltare le spalle ai partiti beniamini dei giornali.
Non e' questo il punto! Manifestare solidarieta' e' giusto e legittimo. Chi e' stato offeso, caro Garelli, e' il Papa (e con lui noi cattolici).
Le preoccupazioni dei politici, mi permetta, non solo non ci interessano, ma sono francamente fuori luogo in un momento come questo in cui non e' in gioco solo il diritto del Papa di parlare ma la stessa democrazia di un Paese sgangherato come l'Italietta che abbiamo visto in tv e sui giornali.
Raffaella
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8 commenti:
Grazie, carissima Raffaella, per questa tua reazione che descrive perfettamente i sentimenti di noi cattolici .
Non sono romana, ma la tentazione è grande di prendere Easy jet per essere presente a San Pietro. Non lo farò, ma con il cuore ci sarò, non per manifestare "contro" , questo lo lasciamo a chi si è dato in spettacolo i giorni scorsi, ma per manifestare PER, per rendere manifesto, se ancora ce ne fosse il bisogno, il nostro affetto a Benedetto XVI, per stringerci tutti attorno a lui, e sopratutto per pregare con lui e per lui.
E dài con 'ste crociate! E' come auspicare che Veltroni non appicchi il fuoco a Roma perché il suo lontano predecessore Nerone così fece
aahahahhahahaa questa si' che e' bella, Brustef :-))
Come cristiano non credo sia importante sottolineare vittimisticamente l'offesa ricevuta (la persecuzione è prevista nelle beatitudini) ma la nostra ferrea volontà di non interrompere a nessun costo il dialogo con il mondo laico. E sono sicuro che è quello che vorrebbe Benedetto XVI. Mi auguro dunque che nessun fedele confonda la necessaria solidarietà al Papa con sentimenti di livore crociato verso chi lo ha contestato o ha permesso che lo fosse. E soprattutto che questa amara vicenda non interrompa il dialogo tra fede e ragione, chiesa e mondo laico, credenti e non credenti.
Concordo anche se penso sia importante sottolineare che episodi del genere non devono piu' accadere in un Paese civile e laico.
Il dialogo prevede il rispetto reciproco altrimenti diventa monologo integralista.
Ben detto. I monologhi integralisti lasciamoli ai laicisti. Noi cristiani dialoghiamo sempre.
Infatti, cara Raffaella, qui è venuto a mancare il rispetto e la civiltà; sono comunque d'accordo con te che ogni manifestazione di solidarietà a Benedetto XVI, deve essere solo frutto del nostro affetto, della nostra riconoscenza e rispetto e soprattutto, di sostegno per ogni cosa che egli farà per noi e per la chiesa. L'episodio che è successo è gravissimo e non va minimizzato ma, l'amore sincero verso il Pontefice non deve essere strumentalizzato in nessun modo. Chi a parlato di crociata ha evidentemente una coda di paglia lunga chissà quanti Km. Gli è stato impedito di parlare e questo è un fatto e questo fatto è l'apice du una campagna denigratoria che va avanti ormai da molto tempo e come dici tu la crociata semmai è proprio dei laicisti.
Carina la battuta di brustef1
Condivido il discorso di Garelli e l'intervento di Psico.Anche i cardinali Ruini e Bagnasco hanno chiarito che non ci devono essere strumnentalizzazioni politiche di parte. E gran parte del centro-sinistra è lontana mille miglia dal laicismo intollerante. Infine: esiste un'intolleranza anche della destra cattolica (avete visto i continui attacchi su "Petrus" a cardinali, vescovi e gruppi cristiani non allineati sulle loro posizioni?)
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