20 gennaio 2008

Il formidabile autogol dei 67 che volevano rifare il '68 (Cervo per "Libero")


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Il formidabile autogol dei 67 che volevano rifare il '68

MARTINO CERVO

Un incubo. Tutti a parlare del Papa. Tg, giornali, università, studenti, politici, cronisti. Domani mattina l'uomo che non è entrato alla Sapienza lo farà con un maxischermo, collegato con piazza San Pietro, dove terrà uno degli Angelus più attesi del suo pontificato. Un altro maxischermo sarà in piazza Duomo, come per la finale di Coppa Campioni. Meglio di Egidio Calloni. I 67 che volevano rifare il Sessantotto magari ci riusciranno anche, e ce li ritroveremo direttori, leader di partito, baroni universitari.

Nel frattempo, sullo stretto, c'è da registrare un autogol clamoroso. La rete presumibilmente si gonfierà domani, con piazza San Pietro che si prepara ad accogliere le schiere di reazionari di ogni sorta e colore, pronti a difendere un professore tedesco e la sua incredibile pretesa di parlare liberamente in un'università.

Intanto però Eugenio Scalfari, uno che di papi e chiesa ne capisce eccome, ieri sulla sua Repubblica ribadiva quanto spiegato ai suoi interlocutori della video-chat organizzata dal quotidiano da lui fondato: «Questa mancata visita si è rivelata un boomerang contro chi conduce battaglie laiche serie».

Resta da capire quali siano, e se prevedano il diritto di parola, ma intanto il cardinale Camillo Ruini ha molti buoni motivi per prendere carta e penna e buttare giù 67 letterine in copia carbone. Sarebbero tutte uguali, e il loro contenuto facilmente riassumibile in un sentito "grazie".
Il contributo alla diffusione del messaggio del Santo Padre da parte di Marcello Cini e dei suoi autorevoli, impavidi compagni di rivolta alle ingerenze vaticane è stato più prezioso di quello di tanti fedeli.

Mai le gerarchie vaticane avrebbero potuto sperare, neppure negli auspici più sfrenati, di vedere stralci così ampi dell'intervento di Sua Santità pubblicati su testate che vanno dal Foglio al Messaggero, dalla Stampa a Repubblica, fino a Libero, e qualche altro.

Per non parlare dei giornali stranieri. Mai si sarebbero sognati tanta attenzione da parte dei mezzi di comunicazione, letteralmente accorsi al giorno dell'inaugurazione, nel quale Benedetto XVI ha autorevolmente risposto all'amico Nanni Moretti: in effetti sì, lo si sarebbe notato di meno se fosse andato. Mai avrebbero potuto contare su un impegno così accorato, ancorché tardivo - ma questo se lo devono essere segnato su un taccuino -, da parte del mondo politico. Il presidente del Consiglio, il capo dell'opposizione, il sindaco della Capi- tale, tanti ministri e leader di partito sono intervenuti, perfino cambiando i loro discorsi, per salvaguardare la libertà del Santo Padre, con un'univocità che non si ricordava dai tempi belli di Wojtyla, e i pochi contrari confinati al teatro dell'assurdo. C'è poi una "fortunata" circostanza, opportunamente segnalata dal Riformista, che val la pena ricordare in vista della preghiera comune di domenica («Non è un comizio», ha sorriso Ruini): l'Angelus di Benedetto XVI cade - per puro caso nella giornata diocesana delle scuole cattoliche, ricorrenza che di solito raccoglie un gran numero di famiglie e di fedeli. Come dire, si partiva già bene. Ora, come racconta l'articolo qui a fianco, si aggiungeranno partiti, associazioni, autorità a profluvio. Peggio ancora, in piazza ci saranno Feltri e Casini, Rosy Bindi e Cicchitto: si rafforza la terribile saldatura credenti-non credenti che fa saltare lo schemino comodo dei laici contro i cattolici. L'autogol perfetto.

© Copyright Libero, 19 gennaio 2008

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