19 gennaio 2008
Il filosofo Roger Scruton sul "caso" Sapienza: Una 'scortesia' da pseudoscienziati dimostratisi 'culturalmente adolescenti'
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DI LORENZO FAZZINI
Una 'scortesia' da pseudoscienziati dimostratisi 'culturalmente adolescenti', il cui background affonda nell’idea – propagandata dai 'nuovi atei' quali Richard Dawkins e Cristopher Hitchens – che il cristianesimo sia essenzialmente violenza. Una posizione, questa, che si manifesta invece come un’inconscia reazione alla minaccia dell’islamismo radicale, in risposta al quale questi 'scientisti' attaccano la religione cristiana, la 'più debole' sulla piazza, visto il suo messaggio di mitezza e perdono. Da tempo critico con la postmodernità, nemico di ogni scientismo che si eleva ad onnicomprensiva visione del mondo, il filosofo britannico Roger Scruton indaga in profondità i recenti eventi della Sapienza per riscontrarvi quel misto di nanismo culturale e avversione ideologica che hanno sbarrato la porta dell’università romana a Benedetto XVI. Al fondo di tutto quanto accaduto, afferma il docente del’Institute for the Psychological Sciences di Arlington, in Virginia, a suo tempo grande sostenitore dei dissidenti d’Oltrecortina negli anni del socialismo reale, vi è il disconoscimento attuale del ruolo culturale della religione cristiana e un riflesso incondizionato avversario della fede.
Professor Scruton, qual è stata la sua prima reazione dopo l’annullamento della visita di Benedetto XVI all’università La Sapienza di Roma? Come valuta quanto accaduto?
«Non mi sono sorpreso, visto che si tratta di una prova ulteriore del fatto che le università hanno adottato un atteggiamento di opposizione nei confronti dell’atmosfera culturale a loro circostante. Nel momento in cui viene chiesto alle istituzioni universitarie di rafforzare la loro eredità spirituale, esse preferiscono rigettarla».
Gli studenti che hanno dimostrato contro il pontefice issavano striscioni con scritte come 'La scienza è laica' e 'La scienza non ha bisogno di padri'. Pensa si tratti di qualcosa simile al movimento sessantottino o di diverso? Le paiono sensati tali proclami sull’identità della scienza?
«Lo slogan 'la scienza è laica' è molto meno arguto di quelli che venivano gridati nel 1968. Non penso che questo tipo di petulante scortesia verso una rispettata figura come Benedetto XVI possa essere paragonata con il ’68 che – sebbene ugualmente impegnato nel negare il passato – era un movimento pericoloso e di grande estensione. La scienza è certamente laica se la si intende come indipendente dalla religione e se si pensa che può essere portata avanti da persone di qualsiasi fede o da chi, di fede, non ne professa alcuna. Ma la scienza non è nemmeno tutta la conoscenza o qualcosa capace di guidarci da sola».
La protesta contro Benedetto XVI da parte di un gruppuscolo di docenti aveva questa motivazione principale: non è possibile che una guida religiosa possa recarsi in un’università alla cerimonia di apertura dell’anno accademico. A suo giudizio, si tratta di una posizione sensata o ipocrita?
Questa opposizione è partita da docenti di fisica: veri scienziati o traditori della scienza?
«Tradizionalmente, le università sono state istituzioni religiose, dove al culto e alla preghiera erano assegnati importanti ruoli, così come avveniva per lo studio della teologia. È sempre stato considerato come qualcosa di appropriato l’invito a personalità religiose, specialmente quelle che hanno conseguito risultati significativi nell’ambito degli studi, perché assumessero funzioni importanti durante eventi di carattere accademico.
Ho il sospetto che questi professori, semplicemente, volessero mettere in mostra, un po’ alla maniera degli adolescenti, il carattere della loro mentalità di 'liberi pensatori'».
Di recente lei ha scritto che i 'nuovi atei' come Hitchens o Dawkins ignorano l’antropologia religiosa, ad esempio quella di René Girard, e sbagliano nell’attribuire al fatto religioso tout court un impulso violento.
I contestatori della Sapienza hanno rilanciato il motto di Marx ed Engels 'la religione è l’oppio dei popoli' o ne hanno fatto una parodia?
«Penso certamente che ci sia un certo tipo di ateismo che ancora ragiona come facevano Marx ed Engels. Ma – come dimostrano bene i loro scritti – Marx ed Engels avevano una profonda consapevolezza dell’istinto religioso e cercavano, nella loro perversa strategia, di trovare una risposta politica e di altro tipo a tale istinto. Ora, questa nuova specie di ateisti scientisti a noi contemporanei immagina che la risposta a tale predisposizione possa per sempre dispensare dal bisogno religioso insito nell’uomo. E la stessa natura violenta e il fanatismo di tale posizione offre una stupefacente prova del fatto che quel bisogno esiste».
Più di un osservatore ha notato una recrudescenza negli attacchi contro la religione cristiana e il credente cristiano nello spazio pubblico. È d’accordo?
«La gente attacca solamente ciò che essa ritiene debole, come Tocqueville aveva osservato considerando la Rivoluzione francese.
Questi nostri propagandisti atei, sconvolti dall’islam radicale e dalla sua forza sempre più crescente, indirizzano la loro rabbia contro il cristianesimo, che appare loro come un obiettivo facile da colpire. Dopo tutti, la fede cristiana insegna l’umiltà e la mitezza, e ci chiede di perdonare i nostri nemici. Non c’è che dire: il più invitante dei bersagli».
«La contestazione all’invito rivolto al Papa dalla Sapienza è la scortesia di pseudo-scienziati culturalmente adolescenti»
© Copyright Avvenire, 19 gennaio 2008
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