19 gennaio 2008
Quando Feyerabend si stupì: «Ma Ratzinger cita proprio me?» Il Prof. Tessani svela un retroscena...
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Quando Feyerabend si stupì: «Ma Ratzinger cita proprio me?»
Un retroscena del dibattito a distanza che coinvolse l’allora cardinale e il filosofo dell’anarchismo
Caro Direttore, a proposito di chierici e laici, i miei amici iperlaici hanno perso un’occasione per dimostrare che la laicità è un valore.
Alcuni dei contestatori della visita di Ratzinger fanno riferimento anche a un vecchio intervento del 1990, dell’allora cardinale, che venne riportato dalla rivista 'Sabato' con un certo rilievo. Ricordo che mi stupì, più che il ragionamento su Galileo, una sottile polemica, così almeno io la intesi, verso papa Wojtyla che aveva con coraggio aperto la stagione dei 'mea culpa' della Chiesa. Tutti ricordano quello verso gli ebrei; i filosofi amano ricordare il coraggioso libro – ispirato sempre da papa Wojtyla – e curato da Bruno Forte, 'Le colpe della Chiesa nei confronti di Giordano Bruno'. Analoga fu l’azione intrapresa nei confronti di Galileo.
Quella di Ratzinger a me apparve come una voce 'fuori dal coro' e pertanto mi incuriosì. Sviluppava le sue considerazioni filosofiche su alcune affermazioni contenute nel libro di Feyerabend, 'Contro il metodo'.
Questo libro ebbe grandissima diffusione, negli anni 70-80 del secolo scorso, e piacque, a destra come a sinistra, per il suo 'anarchismo epistemologico' che ne faceva una voce stimolante della riflessione filosofica sui fondamenti del sapere. Alcuni passaggi di quel libro, proprio quelli relativi a Galileo, non mi piacquero, non tanto per la tesi sostenuta ma perché non ne era stata citata una autorevole fonte.
Ebbi modo di conoscere e di frequentare per molti anni Paul Feyerabend e sua moglie Grazia Borrini Feyerabend, che oggi cura la memoria del marito con molte iniziative intelligenti. In un incontro informale, come quelli che lui proponeva al di fuori dell’accademia, gli chiesi come mai non avesse citato la 'Crisi delle scienze europee' di Husserl che quella tesi su Galileo aveva proposto nel 1936. Fu molto divertito di aver pensato 'autonomamente' – così disse ridendo – le stesse cose che aveva pensato quel gigante della filosofia tedesca che era Edmund Husserl.
Dopo l’uscita del famoso testo di Ratzinger, che ovviamente feci avere a Feyerabend, ebbi modo di dirgli, con tutto l’affetto e la stima che avevo per lui, che lo consideravo seriamente responsabile di quell’intervento.
Lui con un sorriso disarmante mi disse: «Pensa che bello: che un cardinale sia così anarchico da citare proprio me». E poi ci trovammo a riconoscere che quella tesi di Husserl aveva fatto molta strada.
Attraverso due speciali allievi, Herbert Marcuse e Martin Heidegger aveva informato gran parte del dibattito novecentesco sulla scienza. E in comune la scuola di Francoforte aveva con Nietzsche, Husserl e Heidegger la stessa critica del ruolo della scienza, quella scienza al cui metodo Galileo aveva dato un così importante contributo.
Tra i firmatari contro l’invito a Ratzinger ci sono persone che ho conosciuto in Parlamento e che ho stimato e nella cui collocazione laica mi ritrovo. Anche se penso che la scienza 'accademica' non abbia nessuna esclusiva: anche dei fondamenti della scienza si deve poter discutere. Figli della scienza sono certo la lotta alle malattie, alla fame, il miglioramento della qualità della vita media. Ma anche le guerre sempre più sofisticate sono figlie della scienza, la distruzione scientifica del pianeta, la disseminazione nuclearista… Su quante cose dobbiamo interrogare noi stessi e l’uso dissennato della scienza che abbiamo fatto?
Ho pensato, sin dall’inizio, che se il Papa avesse rinunciato all’invito, la struttura universitaria ne sarebbe uscita indebolita. E se il Papa invitasse lui, in Vaticano, quei firmatari a un incontro, che farebbero i 'titolari della laicità'? Ci andrebbero? O rifiuterebbero per timore di farsi conquistare dalla personalità ricca, eccentrica, battagliera del professor Ratzinger? Cordiali saluti
Alessandro Tessari, Università di Padova
© Copyright Avvenire, 19 gennaio 2008
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