21 gennaio 2008

Il Papa ed i 200mila: il commento di RomaSette


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«Grazie per la solidarietà»

In duecentomila in piazza San Pietro per l'Angelus con Benedetto XVI dopo l'invito del cardinale Ruini

di Angelo Zema

I primi arrivano da Busto Arsizio. Poi alcune ragazze da L’Aquila, che srotolano uno striscione sul selciato della piazza. Alle 12, l’ora dell’Angelus, piazza San Pietro è stracolma, non ce la fa a contenere la gente convenuta per mostrare solidarietà al Santo Padre. Una grande festa di popolo e di Chiesa. In duecentomila hanno risposto all’appello lanciato dal cardinale vicario Camillo Ruini, il quale mercoledì scorso aveva invitato a partecipare all’Angelus di oggi in segno di affetto e di serenità dopo le «tristi vicende» che avevano costretto Benedetto XVI a rinunciare alla visita alla Sapienza, prevista per giovedì 17 gennaio.
Il Papa si affaccia dalla finestra del suo studio, è visibilmente contento di vedere una folla così numerosa. Esordisce con un “grazie”. La piazza è piena di striscioni. “Benedetto sei la nostra Sapienza”, si legge su uno di questi con allusione alla visita annullata. “Benedetto...chi ti ascolta”, e via così, fino a uno in inglese, “You’ll never walk alone” (Non camminerai mai da solo). E poi striscioni con i nomi di parrocchie, associazioni, movimenti, gruppi, comunità.
Benedetto XVI propone la sua riflessione sulla Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, iniziata venerdì scorso, e annuncia che il 25 gennaio presiederà la celebrazione dei vespri nella basilica di San Paolo fuori le mura a conclusione della Settimana. Poi guida la recita dell’Angelus. Al termine, esplode la gioia della piazza. Sventolio di fazzoletti, applausi.

Il Papa ringrazia ancora e affronta l’argomento per cui tutta quella gente è là, la mancata visita alla Sapienza. Inizia salutando gli universitari, i professori. «Desidero anzitutto salutare i giovani universitari, i professori e voi tutti che siete venuti oggi così numerosi in piazza San Pietro per partecipare alla preghiera dell’Angelus e per esprimermi la vostra solidarietà; un pensiero di saluto va anche ai molti altri che si uniscono a noi spiritualmente. Vi ringrazio di cuore, cari amici; ringrazio il cardinale vicario che si è fatto promotore di questo momento di incontro».

«Come sapete - prosegue Benedetto XVI -, avevo accolto molto volentieri il cortese invito che mi era stato rivolto ad intervenire giovedì scorso all’inaugurazione dell’anno accademico della "Sapienza – Università di Roma". Conosco bene questo Ateneo, lo stimo e sono affezionato agli studenti che lo frequentano: ogni anno in più occasioni molti di essi vengono ad incontrarmi in Vaticano, insieme ai colleghi delle altre Università. Purtroppo, com’è noto, il clima che si era creato ha reso inopportuna la mia presenza alla cerimonia. Ho soprasseduto mio malgrado, ma - ricorda - ho voluto comunque inviare il testo da me preparato per l’occasione. All’ambiente universitario, che per lunghi anni è stato il mio mondo, mi legano l’amore per la ricerca della verità, per il confronto, per il dialogo franco e rispettoso delle reciproche posizioni».

«Tutto ciò - sottolinea il Papa - è anche missione della Chiesa, impegnata a seguire fedelmente Gesù, Maestro di vita, di verità e di amore. Come professore, per così dire, emerito che ha incontrato tanti studenti nella sua vita, vi incoraggio tutti, cari universitari, ad essere sempre rispettosi delle opinioni altrui e a ricercare, con spirito libero e responsabile, la verità e il bene. A tutti e a ciascuno rinnovo l’espressione della mia gratitudine, assicurando il mio affetto e la mia preghiera».

Grandi applausi. Poi commenta: «È bello vedere questa comune fraternità della fede». È una grande lezione di amore e di tolleranza, resa ancora più chiara dalle parole con cui si congederà pochi minuti dopo dalla folla di piazza San Pietro. «Andiamo avanti con questo spirito di libertà e di verità nell’impegno comune per una società più fraterna e tollerante». Prima di quest’ultima frase, un incoraggiamento alle scuole cattoliche di Roma, convenute in piazza nella Giornata diocesana della scuola cattolica, e il tradizionale saluto ai pellegrini presenti in diverse lingue. E un «grazie per la vostra solidarietà».

Molti i giovani presenti, a cominciare da quegli universitari della Sapienza che lo attendevano giovedì scorso nell’ateneo che frequentano. Una di loro, che all’inaugurazione dell’anno accademico si era imbavagliata nell’aula magna indicando come fosse stato negato al Papa libertà di parola, definisce quanto accaduto nei giorni scorsi «un fatto grave, proprio per la natura dell’università, luogo di dialogo e di confronto». «Una cosa gravissima – aggiunge il portavoce del Family Day, Savino Pezzotta – che la mitezza venga trattata in questo modo».

Il vescovo Rino Fisichella invita a «meditare il testo che il Papa ci ha lasciato, che evidenzia la libertà, la ricerca, il desidero». Molti ringraziano per l'invito all'Angelus il cardinale Ruini, che parla di «prova di gioia e di affetto». Festa di Chiesa, si diceva. Nella piazza da cui parte un messaggio di tolleranza e di libertà.

© Copyright RomaSette, 21 gennaio 2008


L'affetto dei duecentomila: applausi e striscioni

di Daniele Piccini

Massiccia presenza di universitari in piazza. Grande creatività negli slogan. Grida di «Libertà» di Daniele Piccini

«Non sei potuto venire da noi, veniamo noi da te». Così recitava uno delle centinaia di striscioni, che ieri, in occasione dell’Angelus, gli studenti universitari hanno sventolato in piazza San Pietro per dimostrare la loro solidarietà a Papa Benedetto XVI, cui è stata negata la visita alla Sapienza.
Erano in duecentomila a rispondere all’appello lanciato mercoledì scorso dal cardinale vicario Camillo Ruini: «Invito i fedeli ad essere presenti in Piazza San Pietro per la recita dell’Angelus di domenica prossima 20 gennaio. Sarà un gesto di affetto e di serenità, sarà espressione della gioia che proviamo nell’avere Benedetto XVI come nostro vescovo e nostro Papa».
E di «affetto» per il Papa, ieri, ce n’era tanto. Marco, 25 anni di Crema, laureato in Economia all’Università Cattolica di Milano, esprimeva quello del suo ateneo. «Sono qui per rispondere all’appello del cardinale Ruini. Ho fatto tanti chilometri – dice Marco – per testimoniare che, oltre ai pochi che disprezzano il Papa, c’è chi accoglie quello che dice. Benedetto XVI non è un dogmatico. Basta leggere il discorso che avrebbe dovuto pronunciare giovedì: il Papa è uno che pone domande».
Pochi metri più in là, Maria, 33 anni, regge uno stendardo degli universitari di Roma. «Volevo essere qui - dice Maria, gruppo Roma Tre della pastorale universitaria - per rispondere alla chiamata del cardinale Ruini ed esprimere il mio affetto al Papa. Con la mia presenza voglio dire pubblicamente che quello che Benedetto XVI ha da dire è importante ed è importante poterlo ascoltare. La verità viene da Dio e tutti gli uomini hanno diritto di ricercarla: i professori, gli scienziati e anche il Papa». Uno striscione accanto fa eco alle parole di Maria: «Liberi di ascoltarti».
Negli stendardi spopolano i giochi di parole con il nome del primo ateneo di Roma. «La Sapienza è di Dio», scrive qualcuno. La parrocchia Sant’Achille cita il Siracide (1,1): «Ogni sapienza viene dal Signore ed è sempre con Lui». Qualcun altro è venuto da lontano per sentire il Papa: «500 km per la tua sapienza». Chi ha scritto «No ai cattivi maestri», altri ricordano l’unico maestro buono: «Cristo è la vera sapienza». Poi c’è chi usa il titolo di un’incisione di Goya per ammonire quelli che hanno impedito al Papa di parlare: «Il sonno della ragione genera mostri».
Scocca mezzogiorno. Il Papa si affaccia e saluta dalla finestra del suo studio: bandiere sventolano, mani applaudono, molti gridano «Libertà». Poi si fa silenzio. Parla il Papa, finalmente. Ringrazia il cardinale vicario che si è «fatto promotore di questo momento d’incontro». Rievoca le circostanze che hanno portato alla forzata rinuncia alla visita alla Sapienza. Invita gli universitari al rispetto delle opinioni altrui.
«È una bella giornata di sole, sono molto felice - commenterà il cardinale Ruini al termine dell’Angelus -, questa è una giornata molto bella in cui è stato dimostrato l’affetto dei fedeli nei confronti del Papa». Si arrotolano gli striscioni. Si torna, ciascuno a suo modo, a lottare per un mondo più libero e, se possibile, più tollerante. Seguendo l’insegnamento del Papa.

© Copyright RomaSette, 21 gennaio 2008

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