21 gennaio 2008

Ruini il «regista» tra la folla: più gente di quanto avevo immaginato (Accattoli per "Il Corriere")


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Ruini il «regista» tra la folla: più gente di quanto avevo immaginato

Il cardinale: «Dimostrato l'affetto dei fedeli. Prova di forza? Lasciamo stare. È una prova di gioia»

Luigi Accattoli

CITTA' DEL VATICANO — «È una bella giornata di sole, sono molto felice»: il cardinale Camillo Ruini, promotore di questa adunata, è mitemente raggiante nella bella luce del mezzogiorno, in mezzo alla piazza di San Pietro, mentre giornalisti e politici, professori universitari e studenti gli si stringono intorno per salutarlo e complimentarlo.
C'è chi gli grida: «Salvi l'Italia!» E chi semplicemente gli lancia un «bravo, bravo!» Vengono a stringergli la mano il vicesindaco di Roma Maria Pia Garavaglia, la senatrice Paola Binetti e Francesco Rutelli. Con Rutelli il cardinale parla a lungo. «Buona giornata» gli dicono e lui: «Questa è una giornata molto bella, in cui è stato dimostrato l'affetto dei fedeli noi confronti del Papa».
Il cardinale si trova sulla destra dell'obelisco per chi guarda verso la facciata della basilica. E' in una zona libera da striscioni, ma alle sue spalle se ne legge uno sulla sinistra che dice «Le porte degli inferi non prevarranno» e lo sostiene un gruppo di giovani di Bellizzi, Salerno; mentre a destra c'è addirittura una sedicente «comunità cristiana pachistana » che proclama su un cartellone: «Essere contro il Papa è uguale a essere contro l'umanità. Vergognatevi».
Arriva una troupe del Tg1 a fare domande al cardinale: «Questa è la risposta della gente che ama il Papa. Una grande festa, una grande gioia. Qui tutti sono contenti di stare vicini al Santo Padre e il bel tempo ci ha aiutato».

«C'è chi l'ha definita una prova di forza» gli viene obiettato: «Lasciamo stare queste cose! E' una prova di gioia, di affetto e di vicinanza».

Ma avrà un effetto sul rapporto tra laici e cattolici? «Questo fatto — risponde il cardinale vicario — ha certamente avvicinato tutti coloro che sono amici della libertà e del confronto amichevole tra diverse posizioni culturali. E poi — al di là di tutto— c'è la grande unità del popolo italiano che si riconosce nel successore di Pietro». C'è grande ressa intorno a Ruini. Arriva il direttore della Sicurezza vaticana, Domenico Giani, e con i suoi uomini gli fa un po' di spazio. Il cardinale vicario ringrazia ma dice anche di non impedire agli studenti di andargli a parlare. Sono a colloquio con Ruini il direttore di Avvenire Dino Boffo e l'ex direttore dell'Osservatore Romano Mario Agnes, il segretario della Cei Giuseppe Betori e alcuni vescovi ausiliari di Roma: da Enzo Dieci al vicegerente Luigi Moretti. A essi si unirà Rino Fisichella, rettore della Lateranense, staccandosi per un momento — quando parlerà il Papa — dal folto gruppo di studenti e professori di quella università. Insistiamo a chiedere a Ruini se le cose si stiano svolgendo come si era figurato giovedì, quando aveva invitato i romani a partecipare all'«Angelus» di ieri: «Non avevo particolari aspettative, sapevo solo che sarebbe venuta gente ma ora debbo dire che ne è venuta più di quanta ne immaginassi. Io mi ero rivolto ai romani, qui invece ci sono persone venute da ogni parte». Andare in piazza non vuol dire esporsi alla strumentalizzazione?
«Non c'è stata e non poteva esserci nessuna strumentalizzazione», risponde Ruini: «Era un timore veramente fuori della realtà ». Le campane della basilica suonano il mezzogiorno, il Papa si affaccia e tutti gridano e battono le mani. Ruini si unisce a quella coralità con un timido gesto della mano destra, come a salutare Benedetto XVI quasi fosse lì davanti a lui invece che a più di cento metri di distanza. Il Papa dice «ringrazio il cardinale vicario che si è fatto promotore di questo momento di incontro» e ora il cardinale appare commosso. Intorno qualcuno gli grida «Grazie eminenza per aver preso l'iniziativa e averci portato qui» ed egli fa un cenno con la mano aperta e ferma come per dire «non disturbiamo le parole del Papa».
Ma arriva un nuovo applauso e ora anch'egli batte le mani. Il Papa si ritira dalla finestra e il cardinale risponde alle ultime domande dei giornalisti, si lascia fotografare con l'Avvenire in mano e poi compie un largo giro per uscire dalla piazza, seguito sempre da Boffo e Betori, salutando chi gli si avvicina e leggendo cartelli e striscioni. «Il sonno della ragione genera mostri » è scritto su uno di essi, a firma della Gioventù studentesca di Catania. Poco più in là si ferma a leggerne un altro del Rinnovamento nello Spirito, che è quasi una citazione delle finalità per le quali aveva promosso questo appuntamento: «Santo Padre ti amiamo e ti siamo fedeli».

© Copyright Corriere della sera, 21 gennaio 2008, consultabile online anche qui

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