21 gennaio 2008

Roma cancella l'insulto della Sapienza (Il Tempo)


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Roma cancella l'insulto della Sapienza

La città di Roma si ribella alla figuraccia per la mancata visita di Benedetto XVI alla Sapienza. La voce del Papa arriva da San Pietro, davanti a una folla di 200mila persone. Il Pontefice ringrazia tutti per la solidarietà espressa e avverte i giovani: «Come professore che ha incontrato tanti studenti nella sua vita vi incoraggio ad essere sempre rispettosi delle opinioni altrui e a ricercare, con spirito libero e responsabile, la verità e il bene».

«Grazie a voi tutti, andiamo avanti in questo spirito di fraternità, amore per libertà e verità e impegno comune per una società fraterna e tollerante». Il Papa, dopo venti minuti di discorsi e saluti alla finestra su piazza San Pietro, dove quasi duecentomila persone si sono radunate per esprimergli solidarietà per lo «schiaffo» della Sapienza, parla a braccio e dice quello che probabilmente gli sta più a cuore: i tanti in piazza, sembra chiedere, siano «per» qualcosa e non «contro» qualcuno.
È la conclusione, salutata da tre minuti di applausi, del Papa day, che ha visto protagonisti Benedetto XVI, che spiega il suo rammarico per non aver potuto partecipare all'inaugurazione dell'anno accademico dell'ateneo - «ho soprasseduto mio malgrado» - e la piazza, i fedeli chiamati a raccolta dal vicario per Roma Camillo Ruini, non «per spirito di crociata, ma per dimostrare affetto» al Pontefice, chiarisce il quotidiano «Avvenire».
La piazza è più affollata del solito anche perché ieri si è celebrata la Giornata della scuola cattolica. Quando Benedetto XVI si affaccia è accolto con grande calore, per cui, dopo aver aspettato un po' e sorriso, esorta: «Grazie, e adesso preghiamo l'Angelus». Legge quindi il suo discorso sull'ecumenismo, visto che si celebra in questi giorni la settimana di preghiera per l'unità dei cristiani, ma l'attenzione del popolo cattolico è altrove. Recita la preghiera mariana e passa all'argomento del giorno, rivolto a «giovani universitari, che sono tanti - dice rimarcando il «tanti» - e professori» venuti in piazza «per esprimermi solidarietà». «Vi ringrazio di cuore, cari amici, e ringrazio il cardinale vicario Camillo Ruini, che si è fatto promotore di questo momento di incontro».
Papa Ratzinger ripercorre poi la vicenda: il «cortese invito» a visitare la Sapienza, ateneo che conosce bene, stima e ai cui studenti è affezionato; il «clima che si è creato» e che «purtroppo ha reso inopportuna — dice — la mia presenza alla cerimonia». «Ho soprasseduto mio malgrado», sottolinea, ricordando che ha comunque mandato il testo del discorso che avrebbe pronunciato e spiegando che «all'ambiente universitario, che per lunghi anni è stato il mio mondo, mi legano l'amore per la ricerca della verità, per il confronto, per il dialogo franco e rispettoso delle reciproche posizioni». «Come professore, per così dire emerito che ha incontrato tanti studenti nella sua vita — aggiunge — vi incoraggio tutti, cari universitari, ad essere sempre rispettosi delle opinioni altrui e a ricercare, con spirito libero e responsabile, la verità e il bene».
Per non dar adito a letture politiche delle sue parole, inoltre, quando ricorda la giornata della scuola cattolica, cita le «difficoltà» di questa, ma non accenna a temi «scivolosi». Piuttosto parla di parità e del finanziamento. La piazza è piena di politici e di sigle cattoliche, ma nei contenuti e nei toni Papa Ratzinger ha cercato di unire e non di contrapporre.

© Copyright Il Tempo, 21 gennaio 2008, consultabile online anche qui


Scritte, bandiere e manifesti

E sul sagrato si scatena la festa degli striscioni

Un colpo d'occhio meraviglioso. Una piazza San Pietro gremita da una folla coloratissima e punteggiata da striscioni, bandiere e scritte di ogni tipo. Come a voler ricordare gli avvenimenti de «La Sapienza», anche la rappresentanza degli studenti universitari era molto nutrita.
«Cristo è la vera Sapienza», si leggeva sui loro striscioni. E poi ancora: «Liberi di ascoltare», «La Sapienza è nel Signore», «Noi cattolici non siamo ostaggio di nessuno».
Fino ad arrivare ad autentiche dichiarazioni d'amore per il Pontefice, come un «Pope Benedict XVI we love you» innalzato da un gruppo di religiosi americani che inneggiava con entusiasmo al Papa. Le associazioni e i movimenti cattolici non sono stati da meno: «Basta con l'intolleranza anticattolica», si leggeva sullo striscione di «Militia Christi». E «NO ai cattivi maestri» campeggiava su un cartello dei «Cristiani Romani».
Mentre si è potuto leggere anche «Viva la libertà di pensiero, viva il nostro Papa!». A dimostrazione del carattere trasversale che ha assunto il «Papa day» di ieri, molte le presenze anche visive dei non praticanti: «Siamo qui perché laici», «Difendiamo la libertà di tutti, anche di chi non crede», «Liberi di parlare, tutti».
Non sono mancate le citazioni. Su un pallone giallo ancorato a terra con dei cavi e ornato di bandiere è stato scritto infatti «Fate quello che vi dirà», frase tratta dal Vangelo di Giovanni «con l'intento di manifestare obbedienza al Santo Padre», come ha spiegato uno dei fedeli presenti. Mentre una suora ha attraversato Piazza San Pietro sventolando contemporaneamente due vistosissimi drappi: il tricolore italiano e la bandiera dello Stato Pontificio.
Rod. Lor.

© Copyright Il Tempo, 21 gennaio 2008, consultabile online anche qui

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