14 gennaio 2008
Radio Vaticana: alcune MINORANZE annunciano contestazioni alla Sapienza: il commento del prof. Dallapiccola e di una studentessa dell’ateneo
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Benedetto XVI atteso a “La Sapienza”, dove giovedì inaugurerà l’Anno Accademico. Alcune minoranze annunciano contestazioni: il commento del prof. Dallapiccola e di una studentessa dell’ateneo
Avrà per cornice l’università “La Sapienza” la prima visita di Benedetto XVI nel 2008 fuori dal Vaticano. Nell’ateneo romano, nella mattinata di giovedì prossimo, il Papa parteciperà all’inaugurazione dell’Anno accademico. La comunità universitaria attende con interesse l’incontro con Benedetto XVI.
Tuttavia, non manca qualche contestazione e iniziative di tono censorio.
“Benedetto XVI non deve parlare all'università La Sapienza”: questo il “tollerante appello” firmato da 67 docenti dall’ateneo di Roma, che, peraltro proprio da un Papa è stata fondata, Bonifacio VIII nel 1303. I firmatari dell’appello hanno scritto al rettore Renato Guarini, definendo “sconcertante” l’invito del Pontefice. E, intanto, gruppi di studenti annunciano sit-in anti-Papa nella città universitaria. Su questo clima che precede la visita del Santo Padre all’ateneo romano, Alessandro Gisotti ha intervistato il genetista Bruno Dallapiccola, professore di Genetica Medica presso l'Università “La Sapienza":
R. - Devo dire che questa è un’uscita vergognosa e che sicuramente non fa onore ad un’università grande, importante come “La Sapienza”, università alla quale io appartengo. Un’università che anni fa ha ospitato il gruppo dei Raeliani che volevano far la clonazione dell’uomo. Un’università che in altri tempi è stata aperta a politici di ogni tipo o addirittura a degli attori che sono diventati così improvvisamente popolari. Non si vergognano coloro che hanno sottoscritto manifesti di questo tipo di voler impedire di parlare a una persona che gode di rispetto a livello mondiale? Rispetto per una persona la quale può avere dei pensieri che possono anche non essere condivisi, però in una palestra grande come l’università, penso che ci debba essere ospitalità per tutti specie quando abbiamo la fortuna di avere delle figure di spicco che vengono nella nostra università.
D. – Non stupisce che un Papa che proprio del dialogo tra fede e ragione fa un carattere distintivo del suo Pontificato, venga poi contestato addirittura da professori, se possiamo dire, in un certo modo, suoi ex colleghi?
R. – Penso che l’unica motivazione è di pensare che qualcuno abbia paura di sentire quello che il Papa vuole dire. Io penso che hanno paura che il Papa trasmetta un messaggio importante e forte e sono sicuro che le porte dell’università saranno aperte al Papa perché alternativamente sarebbe veramente la fine della storica “La Sapienza” di Roma.
D. – Tra l’altro, quanti vogliono impedire al Papa di parlare, ovviamente il discorso non l’hanno ancora letto. Quindi c’è una pregiudiziale…
R. – Esattamente! C’è una pregiudiziale a priori: c’è chi ha paura della Chiesa, la Chiesa ha sempre più persone che l’ascoltano di questi tempi e quindi probabilmente qualcuno che la pensa in maniera diversa ha paura di dare spazio e visibilità ad una Chiesa che, peraltro, non ha certo bisogno di visibilità andando a visitare “La Sapienza”. Penso che questa sia anzi per un’università come “La Sapienza” un’opportunità straordinaria per ricevere una persona di grande cultura, di grande valore, di grande riferimento etico come il Papa.
D. – Anche in un clima che certo non è serenissimo, quali sono le aspettative, quali i frutti possibile di questa visita del Papa all’ateneo romano?
R. – Io penso che un uomo che non soltanto è un uomo di riferimento per la Chiesa ma è un grande uomo di filosofia, di cultura, possa portare un contributo al dibattito di tutti quei problemi che in questo momento gravano sulla nostra umanità e quindi penso che la sua parola potrebbe essere spunto di riflessione. Temo che il veto che è stato posto sia più per la paura e probabilmente per simboleggiare qualcosa contro la Chiesa. Penso che la visita del Papa sia invece un’opportunità straordinaria per riflettere e per farci pensare tutti.
Ma c’è anche, e sono in molti, chi aspetta con trepidazione la visita di Benedetto XVI. E’ il caso di Caterina Laurieri studentessa de “La Sapienza”, collaboratrice della pastorale universitaria del Vicariato di Roma, intervistata da Alessandro Gisotti:
R. – Credo che la presenza del Santo Padre possa rappresentare l’incontro tra il messaggio biblico e il pensiero storico, letterario e scientifico, che è divulgato all’interno delle Università. Credo che faccia parte di una intera eredità europea e, quindi, di una tradizione di pensiero per la quale è essenziale una corrispondenza proprio tra fede, verità e ragione. Diciamo poi che la dignità stessa di una cultura si dimostra nella sua apertura, nella sua capacità di dare e di ricevere e, in questo caso, di ricevere una grande figura del nostro tempo quale quella del Papa.
D. – Benedetto XVI - come tutti sanno - è stato professore per tanti anni e quindi ovviamente abituato a relazionarsi con gli studenti. Il Papa mette l’accento molto spesso sulla “pastorale dell’intelligenza”…
R. – In un ambiente come quello de “La Sapienza” e in particolar modo all’interno di alcune Facoltà scientifiche - premetto che io studio in una Facoltà scientifica, quella di Biologia - si tende ad avere una netta separazione tra la scienza e la fede. Spesso senza neanche comprendere – usando proprio un termine scientifico – che la fede non è soltanto un catalizzatore. Non è, quindi, possibile dividerle né tanto meno operare nell’una a prescindere dall’altra.
D. – In un ambiente ideologizzato come spesso sono gli atenei… Come si testimonia la fede ai propri coetanei?
R. – Premettiamo che alla Sapienza la maggior parte dei giovani sono studenti fuori sede ed hanno, quindi, spesso bisogno di incontrasi per uno scambio autentico, per poter esprimere riguardo alla fede le proprie convinzioni, i propri dubbi e le inquietudini, ma anche per poter imparare a comprendere. La figura del Papa, il prossimo 17 gennaio, può aiutarli nella costruzione di una società, quella società dell’amore di cui lui spesso ci parla.
D. – Ci sono anche annunci di contestazioni a “La Sapienza”. Quale consiglio puoi dare ai tuoi coetanei studenti?
R. – Ascoltare il Papa pienamente e mettere in atto praticamente le sue parole all’interno delle diverse Facoltà e in modo particolare in quelle scientifiche.
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