14 gennaio 2008

Il Velino: leggere il testo autentico del discorso di Ratzinger, senza accontententarsi di Wikipedia, avrebbe evitato la laica figuraccia...


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Roma, 14 gen (Velino)

L’università ha paura del Papa? Davanti alla sfida posta da Benedetto XVI, sembra che lo stesso mondo accademico – luogo del confronto per eccellenza - non sia disposto ad ascoltare chi interroga la realtà con categorie diverse rispetto a quelle usate dalla scienza, e non voglia addentrarsi in un confronto sulla concezione di ragione e di conoscenza.

Lo dimostra la protesta che si è sollevata all’annuncio che Benedetto XVI avrebbe reso parte - all’inaugurazione dell’anno accademico 2007/2008 della Sapienza di Roma, che si aprirà giovedì prossimo 17 gennaio. Le prime avvisaglie risalgono allo scorso novembre, quando il professore emerito Marcello Cini ha indirizzato al rettore Renato Guarini un appello – poi sottoscritto da altri 61 docenti dell’area scientifica - contro la presenza del Papa, auspicando “che l’incongruo evento possa ancora essere annullato”. Nella lettera si parla di “incredibile violazione della tradizionale autonomia delle università” e di “proposta improvvida e lesiva dell’immagine de La Sapienza nel mondo”.

La critica principale è alla concezione di ragione sostenuta da Benedetto XVI.
Si tratta – diceva a Ratisbona (testo riportato nella lettera) – “dell’incontro tra fede e ragione, tra autentico illuminismo e religione (…). Non agire ‘con il logos’ è contrario alla natura di Dio”. Per i docenti “da questo incontro tra fede e ragione segue una concezione delle scienze come ambiti parziali di una conoscenza razionale più vasta e generale alla quale esse dovrebbero essere subordinate”, soprattutto laddove il Papa osserva che la domanda di senso che la moderna ragione propria delle scienze naturali porta in sé “deve essere affidata dalle scienze naturali ad altri livelli e modi del pensare - alla filosofia e alla teologia”.

Ma i professori vanno oltre e accusando lo stesso Ratzinger per aver “ripreso” in una conferenza del 15 marzo 1990 “un’affermazione di Feyerabend: ‘All’epoca di Galileo la Chiesa rimase molto più fedele alla ragione dello stesso Galileo. Il processo contro Galileo fu ragionevole e giusto’.
Sono parole che, in quanto scienziati fedeli alla ragione e in quanto docenti che dedicano la loro vita all’avanzamento e alla diffusione delle conoscenze, ci offendono e ci umiliano” concludono i professori.

Peccato che proprio chi si appella alla fedeltà alla ragione, in nome di questa non abbia ritenuto di dover leggere integralmente il testo da cui essa è tratta.

Come ha fatto per esempio Il Giornale, che oggi pubblica tutto il brano incriminato, in cui l’allora cardinale Ratzinger cita in effetti Feyerabend, ma per prenderne le distanze.

Il porporato, infatti, concludeva la rassegna di citazioni: “Sarebbe assurdo costruire sulla base di queste affermazioni una frettolosa apologetica. La fede non cresce a partire dal risentimento e dal rifiuto della razionalità, ma dalla sua fondamentale affermazione e dalla sua inscrizione in una ragionevolezza più grande”.

Le parole delle persone citate in quel brano “non sono dunque fatte proprie da Ratzinger, che ritiene ‘assurdo’ appropriarsene per sostenere che la Chiesa con Galileo avrebbe avuto ragione e ribadisce che la fede non cresce ‘dal rifiuto della razionalità’”.

Di fronte a chi ha fatto del rapporto fede-ragione e della ragionevolezza della fede cristiana uno dei tratti distintivi del suo Pontificato, senza dimenticare i trascorsi accademici di Benedetto XVI, forse un eccesso di scrupolo sarebbe stato più opportuno – senza accontentarsi di Wikipedia, come ironizza Il Giornale – e avrebbe evitato un inutile fraintendimento, la figuraccia della “laica” scienza e tutto lo strascico di polemiche che hanno accompagnato la vicenda, non ultima la “insurrezione” degli studenti dei collettivi, che da oggi iniziano la “settimana anticlericale” e stanno organizzando iniziative di protesta da inscenare giovedì all’arrivo del Papa.

Alla fine dunque il Papa-professore, il Papa dell’amicizia tra fede e ragione, il Papa che invita ad allargare la ragione e a vivere una fede ragionevole, varcherà le porte dell’università “La Sapienza” e - alla presenza del sindaco Walter Veltroni e il ministro Fabio Mussi - pronuncerà un discorso nell’Aula Magna alle 11. Ma non la “lectio magistralis”, quella è affidata al professor Mario Caravale, una soluzione dopo la protesta dei docenti. Ma non c’è dubbio che quella domanda sulla fede come metodo di conoscenza risuonerà nell’Aula Magna della Sapienza il prossimo 17 gennaio e che Benedetto XVI ancora una volta saprà condurre i suoi interlocutori per i sentieri a lui cari del Logos.

© Copyright Il Velino, 14 gennaio 2008 consultabile online anche qui

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ma ai professoroni della sapienza ( volutamente scritta minuscola), non è saltato in mente che potevano prendere una cantonata tanto erano sicuri della loro conoscienza priva di oscurantismi clericali. Allora a che serve leggere tutto il discorso? E' bastato che leggessero Ratzinger ed il meccanismo perverso delle loro menti eccelse ha fatto il resto. Sulla settimana anticlericale non oso pronunciarmi.
Si potrebbe prendere uno spunto per una settimana antilaicista........