5 gennaio 2008
Volo a Mosca troppo caro per il papa (Di Giacomo per "La Stampa")
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Precisazioni sull'articolo di Galeazzi e Di Giacomo e umile richiesta di rettifica di quanto scritto su e contro questo blog
"Conciliari" in rivolta contro Benedetto XVI. Galeazzi e Di Giacomo per "La Stampa". Viene citato a sproposito anche il nostro blog!
Volo a Mosca troppo caro per il papa
FILIPPO DI GIACOMO
Mosca, quanto ci costi? Sono in molti nel mondo cattolico a chiedersi quale sarà il prezzo che il Papa dovrà pagare per visitare il Paese del patriarca di tutte le Russie. Con il numero di Natale, ha cessato le pubblicazioni Svet Evangelia (La luce del Vangelo), unico settimanale cattolico russo e «finestra» attraverso la quale l'intellighenzia ortodossa guardava al mondo cristiano senza passare attraverso le censure preventive di Alessio e dei suoi. I redattori di Svet Evangelia erano collaboratori abituali di Radio Vaticana e di varie agenzie stampa di Polonia, Italia, Stati Uniti, Germania, Ucraina, Bielorussia ed altri Paesi. I 13 supplementi mensili della rivista sono andati a ruba. Nel 2004 l’Unione cattolica internazionale della stampa l’ha insignita del Premio Titus Brandsma e nel 2007, durante il suo recente congresso, gli ha reiterato fiducia e stima attribuendo ai suoi giornalisti premi per «il dialogo interreligioso» e per «l’eccellenza giornalistica».
La sua chiusura si dice sia stata un atto di omaggio richiesto dalla gerarchia ortodossa al neo arcivescovo cattolico di Mosca, l’italiano monsignor Paolo Pezzi. La nomina del quale al posto del polacco Tadeusz Kondrusiewicz, così come la sostituzione del nunzio Giorgio Zur con il suo parigrado l’arcivescovo Antonio Mennini, era stata letta come una soggezione cattolica ai diktat del patriarcato del Cremino che in Zur e Kondrusiewicz vedeva i capi del «proselitismo» in Russia. Un clima ulteriormente incupito da associazioni e movimenti ecclesiali cattolici, che ciclicamente annunciavano a mezzo stampa grandi iniziative e progetti in terra di Russia. Di conseguenza, la libertà religiosa, soprattutto se a favore dei fedeli di Roma, è stata presto giudicata dal sinodo della Chiesa russa come un assalto al proprio territorio. Il risultato è che la Chiesa cattolica si ritrova annoverata dalla legge russa tra le «sette» straniere introdotte sul sacro suolo dell’ortodossia e che, dopo dieci anni di crescita, il numero dei cattolici regredisce.
Per voce del vescovo Hilarion, il sinodo della Chiesa ortodossa ha riconosciuto con grande soddisfazione che i convertiti dall’ortodossia al cattolicesimo sono ormai poche unità.
Nello stallo dei rapporti tra le due Chiese sorelle entrano in gioco due momenti delicati della vita istituzionale della Chiesa russa. Si avvicina, infatti, la fine del mandato del patriarca Alessio II, e la scelta del suo successore avverrà in un sinodo sospettato di essere ancora fortemente influenzato da vescovi nominati dall’ex regime sovietico. A un livello più ampio, l’orizzonte panortodosso rimane agitato da incomprensioni sorte su alcune decisioni del patriarcato ecumenico di Costantinopoli: attribuire l’autocefalia, cioè l’indipendenza disciplinare, ad alcune Chiese ortodosse ritenute ancora soggette al patriarcato russo. Dopo la caduta dei regimi sovietici, e gli anni della perestrojka, in contesti sociali ed economici caratterizzati da una forte insicurezza, le Chiese ortodosse non sono state pastoralmente pronte a rendere palese e aggiornato il loro insegnamento, e oggi sono agitate da un clima spirituale dove ai postumi dell’ateismo militante si sono sovrapposte le forti suggestioni del consumismo.
Ora, davanti alle sfide reali che la storia sta ponendo ai fedeli d’ogni confessione, emerge il terreno dove il dialogo ecumenico avrà, nei suoi tempi e con i suoi modi, l’occasione di attecchire. Negli anni del pontificato di Giovanni Paolo II i teologi russi scrivevano pensosi libri domandandosi se era ancora possibile ritenere cristiano il Papa polacco dato che aveva visitato una sinagoga e una moschea.
Negli anni di Benedetto XVI - molto ben visto dagli ortodossi russi per il suo amore per la tradizione e per i padri della Chiesa, e considerato quindi un interlocutore naturale - hanno iniziato ad assumere dal pensiero mistico e spirituale cattolico le opere degli autori più importanti. E hanno avuto cura di tradurre e diffondere l’Introduzione al cristianesimo, il best seller del 1968 dell’allora professor Joseph Ratzinger. Roma, che anche in campo ecumenico non vede bene da vicino ma benissimo da lontano, guarda e aspetta.
© Copyright La Stampa, 5 gennaio 2008 consultabile via web anche qui
Analizziamo solo due passaggi:
La sua chiusura si dice sia stata un atto di omaggio richiesto dalla gerarchia ortodossa al neo arcivescovo cattolico di Mosca, l’italiano monsignor Paolo Pezzi. La nomina del quale al posto del polacco Tadeusz Kondrusiewicz, così come la sostituzione del nunzio Giorgio Zur con il suo parigrado l’arcivescovo Antonio Mennini, era stata letta come una soggezione cattolica ai diktat del patriarcato del Cremino che in Zur e Kondrusiewicz vedeva i capi del «proselitismo» in Russia.
Si dice? Che significa? E da chi le nomine di Mons. Pezzi e di Mons. Mennini sono state lette come "soggezione cattolica ai diktat del patriarcato del Cremino". Da notare: non di Mosca ma del Cremlino!
R.
Nello stallo dei rapporti tra le due Chiese sorelle entrano in gioco due momenti delicati della vita istituzionale della Chiesa russa.
Stallo? Dipende dal punto di vista: io preferisco vedere il bicchiere mezzo pieno ed affermare tranquillamente che mai le Chiese Cattolica ed Ortodossa sono state cosi' vicine...
R.
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4 commenti:
Qualcuno mi spieghi cosa significa: "Roma, che anche in campo ecumenico non vede bene da vicino ma benissimo da lontano, guarda e aspetta.".
A parte questo articolo, io mi sono fatto un'impressione del tutto personale sul fatto che la Chiesa ortodossa russa frena il dialogo ecumenico e propone cose troppo strane. Tempo fa voleva che sparissero le diocesi cattoliche sul suolo ortodosso russo. Ora apprendo che guardavano male Giovanni paolo II per il suo ingresso in moschea e sinagoga... Quanto c'è bosogno di dialogo ancora! Spero solo che il prossimo Patriarca di Mosca sia più aperto... Io prego e spero che un giorno possiamo tutti cibarci dello stesso corpo e sangue sotto un unico pastore. Marco
Non capisco come un giornalista (peraltro nemmeno professionista) possa scrivere un pezzo senza vedere le agenzie... che guarda caso pochi giorni fa precisavano:
Apcom - Non è stata decisa la chiusura del settimanale cattolico russo 'Svet Evangelija': lo precisa l'ufficio stampa della diocesi della Madre di Dio, a Mosca.
"Nei giorni scorsi - afferma padre Igor' Kovalevskij, segretario della Conferenza episcopale dei vescovi cattolici russi - sono uscite su alcune agenzie di stampa e alcuni siti internet notizie relative alla chiusura del giornale cattolico diocesano 'Svet Evangelija' dell'arcidiocesi della Madre di Dio a Mosca. Tali notizie fanno riferimento a una serie di articoli apparsi sul numero di Natale del giornale e ad alcune dichiarazioni del capo redattore dello stesso giornale. Nelle scorse settimane era stata avviata una costruttiva discussione sull'uso dei mass media a livello diocesano. Tale discussione non ha portato alla decisione di chiudere il giornale della diocesi ma ha preso in considerazione diversi ipotesi, tra cui anche quella di una chiusura e trasformazione del giornale, e del suo affiancamento ad altri strumenti di informazione più efficaci e adeguati alle condizioni attuali dei mass media".
Dunque l'unico a parlare di chiusura (e piangersi addosso...) sarebbe l'attuale direttore del settimanale!
Che il settimanale cattolico russo venga chiuso per "omaggio" alle gerarchie ortodosse è una fesseria tale da essere smentita (udite udite) dagli stessi ortodossi! Se, anzichè sollevare facili polemiche, Di Filippo avesse letto la stampa russa (per esempio "Gazeta" del 26 dicembre 2007) vi avrebbe trovato questo giudizio del diacono ortodosso (nonchè docente dell'Accademia Teologica di Mosca) Andrej Kuraev:
"Il settimanale Svet Evangelija non è mai stato venduto nelle edicole, venendo distribuito solo nelle parrocchie cattoliche... Non vedo quindi quale minaccia di proselitismo rappresenti!"
Giorgio Bertoldi
A parte qualche imprecisione giornalistica, mi pare che stavolta il succo sia quello. E' bastato che Alessio e Putin dicessero che la Serbia non si tocca, e l'indipendenza del Kosovo, già sfornata, è stata rimessa in freezer, con il Vaticano zitto e buono. Mentre per gli altri stati della exJugoslavia, quando in Russia c'era quel confuso di Gorbaciov, la cosa è stata istantanea, compresa la mussulmana Bosnia e relativa guerra. D'altronde in Russia la chiesa ortodossa gode di enormi privilegi e, nonostante il secolarismo, naviga col il vento in poppa. E poi loro hanno le chiavi del gas, mentre noi sempre guelfi e ghibellini, senza nemmeno gli inceneritori. Cordiali saluti, Eufemia
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