13 marzo 2008

Prima enciclica sociale per il Papa (Tosatti per "La Stampa")


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PRIMA ENCICLICA SOCIALE

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“Inumana la società globalizzata”

MARCO TOSATTI

CITTA’ DEL VATICANO

«Caritas in veritate»: questo sarà - salvo ripensamenti dell'ultimo minuto - il titolo della terza enciclica di Benedetto XVI, un documento sociale: in effetti il primo testo articolato del Magistero su questo tema dal 1991, quando Giovanni Paolo II scrisse la «Centesimus Annus».

Da allora il mondo è cambiato in maniera profonda, e soprattutto la globalizzazione è avanzata in forme che nel 1991 si potevano appena intuire. Non sempre positive; e infatti, secondo quanto ci dice chi ha seguito la preparazione del testo, Benedetto XVI non risparmierà critiche e avvertimenti, soprattutto al mondo occidentale, ai paesi ricchi, fino a giudicare «irresponsabili» alcuni aspetti dell'utilizzo attuale delle risorse. Riprenderà il concetto già espresso da Giovanni Paolo II della necessità di uno sviluppo che non deve ridursi «alla semplice crescita economica», ma per essere autentico deve essere «integrale», e cioè rivolto «alla promozione dell'uomo» nella sua completezza, e di ogni uomo, non soltanto della fetta di umanità favorita. Nella sua prima enciclica sociale papa Ratzinger compirà una disamina impietosa dell'attuale situazione, in cui la società globalizzata presenta spesso «squilibri drammatici», e dove troppo spesso è trascurato il rispetto dovuto alle «vere esigenze dell’essere umano», la dignità della persona, e la ricerca del bene comune. Parole particolarmente dure saranno dedicate alla salvaguardia del pianeta, all'inquinamento, «troppo elevato», e all'uso «irresponsabile» delle risorse naturali. Solidarietà e sobrietà, uno stile di vita attento e austero sono le ricette per guarire il mondo, ed evitare crisi di ogni genere.
L'enciclica era prevista per il dopo Pasqua; ma recentemente, da Baku, il Segretario di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone, ha previsto una pubblicazione a ridosso dell'estate. C'è chi ipotizza che lo slittamento sia dovuto alla situazione politica italiana: con le elezioni in programma ad aprile si voleva evitare che il documento potesse essere strumentalizzato in chiave politica.
Il testo, secondo un'anticipazione dell'agenzia Apcom, è diviso in due parti: una prima sezione rievocativa della «Populorum progressio» a quarant'anni dalla sua pubblicazione (27 marzo 1968) e della «Centesimus annus», scritta da Giovanni Paolo II nel 1991. La seconda parte è invece più legata ai problemi attuali e analizza a 360 gradi i problemi che attanagliano l’umanità, mettendo in rilievo l’attenzione della Chiesa verso l’uomo, in tutte le dimensioni e con uno sguardo globale. Povertà, globalizzazione, pace, cooperazione internazionale, disarmo, guerra fra ricchi e poveri, guerre su fonti energetiche e ambiente, globalizzazione, divario digitale, microcredito: questi i temi contenuti nell’Enciclica, un testo piuttosto corposo, di circa una settantina di cartelle, anche se il Papa potrebbe ritoccarlo ancora. A quanto risulta, l’Enciclica è composta da 5 capitoli ed è indirizzata a tutti gli uomini di buona volontà e a chi ha responsabilità nel Paese, dunque non solo - come le precedenti encicliche di Benedetto XVI solo ai cattolici - ma anche a capi di Stato e di governo.

Il testo riprende i contenuti più importanti del Compendio della Dottrina sociale della Chiesa che al momento è arrivato ad essere tradotto in ben trentotto lingue.

Dopo la pubblicazione della terza Enciclica di Benedetto XVI, anche il Compendio dovrà essere aggiornato. Benedetto XVI sta anche preparando un'enciclica sulla Fede, che uscirà forse il prossimo anno, dopo la pubblicazione della seconda parte del libro su Gesù di Nazareth, che molto probabilmente uscirà invece dopo l’estate.

© Copyright La Stampa, 13 marzo 2008


NO GLOBAL VECCHI E NUOVI

Che Ratzinger coltivasse molti dubbi sulle virtù della globalizzazione o, meglio, della globalizzazione come la intende il mondo di oggi, non lo si scopre certo con questa enciclica. Semmai, il testo papale sottolinea, precisa, dettaglia. La novità, piuttosto, è un’altra. Fin qui, gli ideologi e i leader no global venivano tutti dalla medesima area, quella della sinistra critica: Noam Chomsky, Naomi Klein, Vandana Shiva ed Eduardo Galeano nel mondo, Toni Negri e altri qui da noi. Oppure (è il caso del medievalista fiorentino Franco Cardini) dalla destra tradizionale. Ora va in ambiti nuovi: entra, con Benedetto XVI, nel cuore del Vaticano, e del suo pensiero ufficiale. Ma, con l’ultimo libro di Giulio Tremonti («La paura e la speranza») si affaccia anche nella dottrina liberale. La discussione (e un po’ la moda) è aperta.

© Copyright La Stampa, 13 marzo 2008

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