25 aprile 2008

All'Università Cattolica del Sacro Cuore una tavola rotonda su «L'Osservatore Romano»: il mondo raccontato da piazza San Pietro


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All'Università Cattolica del Sacro Cuore una tavola rotonda su «L'Osservatore Romano»

Il mondo raccontato da piazza San Pietro

di Alberto Manzoni

Giornale antico che si rinnova, strumento di comunicazione che parte dallo Stato sovrano più piccolo del mondo ed è rivolto al mondo intero, quotidiano "di idee" dalla particolare identità: del nostro giornale, "L'Osservatore Romano", e delle sfide che lo attendono all'interno dell'attuale panorama editoriale hanno parlato il vicedirettore del "Corriere della Sera" Pierluigi Battista, il direttore de "Il Sole 24 Ore" Ferruccio de Bortoli e il nostro direttore Giovanni Maria Vian, durante la tavola rotonda tenutasi mercoledì 23 presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore, il cui rettore Lorenzo Ornaghi ha moderato i lavori.
L'incontro è stato organizzato in occasione della mostra "L'Osservatore Romano: da Roma al mondo. Centoquarantasette anni attraverso le pagine del giornale del Papa", allestita nel primo chiostro dell'università e compresa nel ciclo di attività promosse dall'Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori per celebrare l'ottantaquattresima giornata universitaria dell'ateneo fondato da padre Agostino Gemelli. Essa ripercorre in venti pannelli le tappe fondamentali della storia del foglio vaticano, a partire dal primo numero datato 1° luglio 1861, e sarà visitabile sino a fine aprile.
La tavola rotonda, a sua volta intitolata "Il quotidiano del Papa. Il mondo raccontato da piazza San Pietro", ha visto la partecipazione di molti studenti interessati, in ragione dei loro corsi di studio, alle tematiche che riguardano il giornalismo, la stampa e i media in generale.
Fra l'altro, collocandosi pochi giorni dopo la conclusione del viaggio di Benedetto XVI negli Stati Uniti d'America, si è potuto guardare a uno degli esempi concreti ai quali fare riferimento per verificare come il mondo venga "raccontato" quotidianamente dal giornale edito dalla Santa Sede.
Il fatto stesso che la nostra testata venga realizzata in un piccolo Stato e che nel medesimo tempo si rivolga a tutto il mondo è una delle particolarità che lo caratterizzano, insieme con gli aspetti che ne ricordano la fondazione nella Roma desiderata come capitale dal neonato Regno d'Italia, la crescita a cavallo fra Otto e Novecento, l'essere voce libera nell'Europa sconvolta dalla crescita dei totalitarismi e dalla seconda guerra mondiale e quindi la costanza nel seguire i passi della Chiesa e della società dopo il Vaticano II.
In quale situazione si colloca oggi "L'Osservatore Romano", giornale che appare "più citato che letto" ma che comunque sta registrando una crescita nelle vendite? Battista ha delineato le problematiche della carta stampata: dopo aver retto con fatica alla concorrenza televisiva, i quotidiani sono "attaccati" dalla free-press e soprattutto "minacciati" dall'informazione on-line, che attrae specialmente le fasce più giovani della popolazione. "Dai rilevamenti statistici, si vede che sotto i trent'anni c'è il crollo della lettura sistematica dei quotidiani. Questo significa un cambio epocale, qualcuno dice che un'era cominciata qualche secolo fa, quella gutenberghiana, stia venendo meno".
Quali sono le prospettive? "Sembra che verrà penalizzato il giornale "generalista", mentre potrebbero uscirne molto bene i giornali locali, che si rivolgono ad ambienti dove c'è un senso della comunità, un mondo vitale; oppure quelli che hanno un profilo professionale o tematico molto preciso (economico, sportivo, e così via). Oppure può "tenere" un giornale "di anima", cioè che ha una sua proposta culturale, politica, ideale, la quale dà a tutti gli articoli la propria impronta. Avrà dimensioni magari ridotte ma, al di là della tiratura, crea con il lettore un rapporto profondo, per il quale una persona dice: io vado a comprare il "mio" giornale; si stabilisce insomma una identità forte". "L'Osservatore Romano" - e potrebbe trattarsi di un altro paradosso - si può collocare in questa categoria.
Oltre a considerazioni e apprezzamenti sui mutamenti in atto presso la nostra testata, de Bortoli ha ripreso qualche spunto del relatore che lo ha preceduto: "Credo che il passaggio tra la carta e la rete sarà molto più veloce di quanto noi non pensiamo", ma probabilmente si sentirà il bisogno di avere punti di riferimento seri anche sulla rete, "là dove è difficile distinguere tra vero e falso, tra effimero e sostanziale".
Sarà quindi "sempre più augurabile che in qualche modo ci possano essere dei riferimenti di credibilità, vale a dire: il lettore e il navigatore avrà sempre bisogno di capire qual è la fonte e qual è la storia, non solo la faccia; la credibilità di colui che si rivolge su una piazza affollata dove molto spesso ci si perde". Il direttore de "Il Sole 24 Ore", sempre a proposito di paradossi, ha notato come la nascita de "L'Osservatore Romano" sia avvenuta come reazione alle idee rivoluzionarie della modernità, fra le quali c'era pure quella della libertà di stampa; ma subito - come ha poco dopo sottolineato anche Vian - si sarebbe ritrovato a essere paladino di libertà, quando costituì l'unica voce "fuori dal coro", già nei primi anni di vita del giornale nel contesto del tramonto del potere temporale del Papato e poi in presenza di regimi come quelli fascista e nazista, che ovviamente non tenevano in alcun conto le libertà nel loro complesso.
Il nostro direttore, dal canto suo, ha ringraziato per le espressioni di apprezzamento che sono venute nei confronti delle novità introdotte negli ultimi mesi per quanto concerne l'impostazione generale e la grafica della testata che, ha ricordato, è bene definire "giornale" e non "quotidiano", considerate le edizioni periodiche in sette lingue diverse. Queste innovazioni sono dovute alle richieste dell'"editore" - "unico azionista" l'ha definito de Bortoli - riassumibili in tre indicazioni principali di maggiori attenzioni: al panorama internazionale; alle Chiese orientali, comprese quelle non cattoliche; alle firme femminili, che non erano certo sconosciute a "L'Osservatore Romano" ma che si volevano più presenti.
Vian ha fatto rapide osservazioni riguardo a tiratura e diffusione - l'accordo per l'uscita con "L'Eco di Bergamo" di ogni domenica fa raggiungere i massimi storici della tiratura normale del quotidiano - al sito in rete, alle reazioni alle novità fuori e dentro il Vaticano, all'attenzione di Benedetto XVI ai mezzi di comunicazione e dietrologie di coloro che cercano di interpretare quanto scritto e anche non scritto, ragioni e opportunità dell'uscita pomeridiana. Vian ha ricordato, fra le altre cose, come Giovanni Battista Montini, due anni prima di diventare Paolo VI, in un articolo sulle "difficoltà" de "L'Osservatore Romano", domandandosi se esso potesse diventare un grande giornale, rispondeva affermando che per fare questo doveva sviluppare "la sua anima", che a sua volta consisteva nell'essere "un giornale di idee" e quindi nel raccontare non solo come si sono svolti i fatti ma come si sarebbero dovuti svolgere.
Battista e de Bortoli hanno fatto altre brevi considerazioni circa le ragioni che li inducono, come lettori e come giornalisti, a seguire "L'Osservatore Romano", notando l'importanza delle attenzioni che in esso si trovano nei confronti degli eventi internazionali e culturali con un'ottica del tutto originale, che non solo "serve" anche agli altri giornali ma conferma, appunto, la sua "anima".

(©L'Osservatore Romano - 25 aprile 2008)

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