28 aprile 2008

Sul valore della dignità umana nel discorso del Papa all'ONU, intervista con Antonio Papisca, titolare della cattedra UNESCO in diritti umani (R.V.)


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Sul valore della dignità umana nel discorso del Papa all'ONU, intervista con Antonio Papisca, titolare della cattedra UNESCO in diritti umani

Torniamo al discorso tenuto alle Nazioni Unite dal Papa il 18 aprile, nell'ambito del suo ottavo viaggio apostolico negli Stati Uniti. Il Santo Padre ha ribadito in quell'occasione la difesa della dignità umana. Sui tratti distintivi di quel discorso, ascoltiamo Antonio Papisca, titolare della cattedra UNESCO in diritti umani, democrazia e pace presso l’Università di Padova al microfono di Fabio Colagrande:

R. – Il discorso del Papa si iscrive nello sviluppo sistematico e coerente di un magistero che già nella Pacem in terris del beato Giovanni XXIII indica la Dichiarazione Universale e l’ONU tra i segni dei tempi. E’ una tappa: io credo che sia una tappa avanzata di questo magistero che ci offre un’interpretazione aggiornata, proiettata in avanti di questi segni dei tempi. Un rapporto sullo stato dell’arte dell’ordinamento internazionale con un fortissimi richiamo al nucleo dei principi fondativi di questo ordinamento internazionale – nuovo – che ha come radici la prima parte della Carta delle Nazioni Unite, e la Dichiarazione Universale dei diritti umani. E il Papa sottolinea più volte il fondamento di diritto naturale dei diritti umani, internazionalmente riconosciuti; della Dichiarazione Universale ma poi dalle varie Convenzioni giuridiche internazionali in materia.

D. – Professor Papisca, quanto giudica opportuno ed urgente questo richiamo del Papa al fatto che i diritti umani sono basati sulla legge naturale e sono iscritti nel cuore dell’Uomo?

R. – E’ molto importante per sviluppare ulteriormente non soltanto la normativa internazionale ma soprattutto la pratica attuazione di questo nuovo Diritto internazionale che pone al suo centro “la” dignità umana e quindi la vita, la pace. E’ molto importante agganciare tutto questo ordinamento umanocentrico – diciamo – al diritto naturale di fronte ai tentativi in atto di relativizzare le norme ed i principi di diritto internazionale in materia. Ci sono gli attacchi da vengono da certe biotecnologie: c’è un attacco al concetto di famiglia, c’è un attacco alla vita umana, c’è un attacco a principi che sono cogenti, come quello del divieto della guerra. E quindi il Papa giustamente e molto opportunamente sottolinea questo carattere di pensiero forte del diritto internazionale dei diritti umani. Tanto per dire: il concetto di famiglia. Se andiamo alla Dichiarazione Universale e alle altre grandi Convenzioni giuridiche internazionali in materia, lì sta scritto che la famiglia, composta da un uomo e da una donna, dai figli e dai nonni eccetera, è il nucleo fondamentale, il nucleo naturale della società, e quindi è importante proprio per il futuro del diritto internazionale e dei diritti umani, insistere sul fondamento morale di questo nuovo ordinamento.

D. – Come esperto dei diritti umani, giudica le parole pronunciate dal Papa all’ONU come parole importanti, puntuali?

R. – E’ una trattazione scientifica del diritto internazionale e dei diritti umani, come “ius novum universale”. E’ una trattazione, diciamo, che fa il punto della situazione in questo momento: non può non essere accettata negli stessi ambienti universitari dove si insegnano i diritti umani, soprattutto per l’insistenza che pone nel difendere l’ortodossia originaria del diritto internazionale e dei diritti umani.

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