28 aprile 2008
Il Papa ai 29 nuovi sacerdoti: "Portate al mondo la gioia di Cristo". Al Regina Caeli appello per Somalia, Darfur e Burundi (R.V.)
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Il Papa ai 29 nuovi sacerdoti ordinati ieri in San Pietro: "Portate al mondo la gioia di Cristo". Al Regina Caeli appello per Somalia, Darfur e Burundi
Benedetto XVI ha presieduto stamani la solenne Messa per l'ordinazione sacerdotale di 29 diaconi della diocesi di Roma. A loro il Papa ha affidato la missione di "seminare nel mondo la gioia del Vangelo": in un mondo "spesso triste e negativo" - ha affermato il Santo Padre - è necessario che "il fuoco del Vangelo arda dentro di voi". Senza l'amore per Gesù - ha aggiunto - si è esclusi dal "movimento trinitario" e ci si ripiega su se stessi, "perdendo la capacità di ricevere e comunicare Dio. Dopo la Santa Messa, Benedetto XVI ha lanciato un appello chiedendo di pregare per la Somalia, il Darfur e il Burundi. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Pochi secondi, "un tempo brevissimo, ma carico di straordinaria densità spirituale", hanno accompagnato il momento centrale del rito dell’ordinazione sacerdotale: l’imposizione delle mani da parte di Benedetto XVI sulla testa degli ordinandi, con “l’invocazione a Dio perché effonda il suo Spirito su di loro e li trasformi rendendoli partecipi del Sacerdozio di Cristo”. E’ un gesto – afferma il Papa – che “non ha nulla di magico” ma è un “segno inseparabile della preghiera, della quale costituisce un prolungamento silenzioso”:
“In quella preghiera silenziosa avviene l’incontro tra due libertà: la libertà di Dio, operante mediante lo Spirito Santo, e la libertà dell’uomo”.
L’imposizione delle mani esprime “plasticamente la specifica modalità” di questo incontro: “la Chiesa, impersonata dal vescovo in piedi con le mani protese, prega lo Spirito Santo di consacrare il candidato; il diacono, in ginocchio, riceve l’imposizione delle mani e si affida a tale mediazione”. Di questo insieme di gesti – osserva il Papa – è infinitamente più importante “il movimento spirituale” che conduce lo Spirito Santo e il Figlio “a dimorare nei discepoli”. Benedetto XVI esorta poi a tenere sempre vive le parole pronunciate da Gesù durante l’Ultima Cena, “Se mi amate”, con cui contestualmente istituiva l’Eucaristia e il Sacerdozio:
“Accoglietele con fede e con amore! Lasciate che si imprimano nel vostro cuore, lasciate che vi accompagnino lungo il cammino dell’intera vostra esistenza. Non dimenticatele, non smarritele per la strada! Rimarrete così fedeli all’amore di Cristo e vi accorgerete con gioia sempre nuova di come questa sua divina Parola ‘camminerà’ con voi e ‘crescerà in voi”.
Per i diaconi che hanno ricevuto l’ordinazione sacerdotale dopo essere stati chiamati dal Padre, attirati dal Figlio e formati dallo Spirito, comincia oggi una nuova missione. Il programma di questa missione – spiega il Santo Padre riprendendo le parole dell’apostolo Paolo, che chiama i ministri del Vangelo “servitori della gioia” – è quello appunto di “annunciare e testimoniare la gioia”:
“Che cosa ci può essere di più bello di questo? Che cosa di più grande, di più entusiasmante, che cooperare a diffondere nel mondo la Parola di vita, che comunicare l’acqua viva dello Spirito Santo”?
I sacerdoti – aggiunge il Santo Padre – sono chiamati a recare il Vangelo a tutti “perché tutti sperimentino la gioia di Cristo e ci sia gioia in ogni città”. Sono chiamati ad essere “messaggeri di questa gioia”, a moltiplicarla e a trasmetterla, specialmente, a quanti sono tristi e sfiduciati:
“Per essere collaboratori della gioia degli altri, in un mondo spesso triste e negativo, bisogna che il fuoco del Vangelo arda dentro di voi, che abiti in voi la gioia del Signore”.
La vostra speranza – spiega il Papa – è Dio; la speranza è in Gesù e nello Spirito:
“Speranza di vita e di perdono per le persone che saranno affidate alle vostre cure pastorali; speranza di santità e di fecondità apostolica per voi e per tutta la Chiesa; speranza di apertura alla fede e all’incontro con Dio per quanti vi accosteranno nella loro ricerca della verità; speranza di pace e di conforto per i sofferenti e i feriti dalla vita”.
L’esortazione del Papa è quella di adorare Cristo coltivando una "relazione personale d’amore con Lui". Un amore – sottolinea il Santo Padre - unico e totalizzante, dentro il quale "vivere, purificare, illuminare e santificare tutte le altre relazioni". Della gioia e della speranza che sgorgano dal Vangelo, Benedetto XVI ha parlato anche al Regina Caeli ricordando il viaggio apostolico negli Stati Uniti, che aveva per motto "Cristo nostra speranza". Il Papa ha poi espresso la propria "vicinanza spirituale" alle molte Chiese Orientali che oggi celebrano, secondo il calendario giuliano, la solennità della Pasqua:
"Invito tutti ad unirvi a me nell'invocare la Madre di Dio, affinchè la strada da tempo intrapresa del dialogo e della collaborazione porti presto ad una più completa comunione con tutti i discepoli di Cristo, perchè siano un segno sempre più luminoso di speranza per tutta l'umanità".
Al Regina Caeli il Papa ha anche lanciato un appello per alcuni Paesi africani, chiedendo di non dimenticare tragiche vicende che stanno sconvolgendo in particolare la Somalia, la regione del Darfur e il Burundi. L'auspicio - ha concluso il Santo Padre - è che "le autorità politiche locali, i responsabili della comunità internazionale e ogni persona di buona volontà non tralasceranno sforzi per far cessare la violenza e onorare gli impegni presi, in modo da porre solide fondamenta alla pace e allo sviluppo".
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