25 aprile 2008

All'Onu Benedetto XVI ha indicato i fondamenti dei diritti dell'uomo (Osservatore Romano)


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Ha indicato i fondamenti dei diritti dell'uomo

dal nostro inviato Gianluca Biccini

New York, 19. Il principio della "responsabilità di proteggere", che nei dibattiti internazionali sta assumendo un'importanza crescente, è stato al centro degli interventi di Benedetto XVI alle Nazioni Unite.

Nel sessantesimo anniversario della dichiarazione universale dei diritti dell'uomo Benedetto XVI ha parlato all'Assemblea generale dell'Onu appena giunto a New York, la seconda tappa del suo ottavo viaggio internazionale. L'obiettivo della pace, inseguito con passione instancabile da tutti i pontefici, è anche una delle priorità del servizio petrino di Papa Ratzinger, che in esso vede possibili tutti gli altri grandi obiettivi desiderati dall'umanità: la tutela, la difesa e la salvaguardia di ogni persona, l'unità tra tutti i popoli, la giustizia e la felicità.

Una pagina di storia

Anche questo venerdì 18 aprile viene consegnato alle pagine della storia così come lo sono stati il 4 ottobre 1965, quando Paolo VI in occasione del ventennale dell'organismo rivolse ai "rappresentanti di tutte le genti" quel "non più la guerra", gridato per tre volte con l'invito a lasciar cadere le armi dalle mani; come il 2 ottobre 1979 quando Giovanni Paolo II al Palazzo di Vetro chiamò i Paesi industrializzati a sostenere lo sviluppo di quelli poveri; e così come il 5 ottobre 1995, quando nel cinquantesimo di nascita dell'Onu Papa Wojtyla, presentandosi come testimone della dignità dell'uomo, mise in rilievo la straordinaria accelerazione della globalizzazione in atto alla fine del secondo millennio, invitando le Nazioni Unite ad assolvere sempre più efficacemente il compito per cui furono create.
Tredici anni dopo il mondo è molto cambiato: il cratere di Ground Zero, a poca distanza dal podio dal quale Benedetto XVI ha parlato, lo testimonia in modo inequivocabile. Così come sono evidenti le precauzioni adottate nel piano antiterrorismo predisposto in occasione della sua permanenza a New York: una no fly zone sui cieli della città, i sommozzatori che scandagliano l'East River, i tiratori scelti sui tetti dei grattacieli, i metal detector, i cani antiesplosivo e i dispositivi per la rilevazione di radiazioni piazzati un po' ovunque dalle migliaia di agenti di polizia mobilitati.

Il pensiero all'Africa

In questo contesto è toccato a Benedetto XVI indicare alle Nazioni Unite le strade da percorrere affinché esse siano effettivamente quel "centro morale" in cui sottoporre a una comune regolamentazione i problemi e i conflitti riguardanti la comunità mondiale. Approfondendo i fondamenti culturali, filosofici e teologici della grande tematica dei diritti dell'uomo, il Papa ha sottolineato che il documento firmato nel lontano 1948 fu il risultato di una convergenza di tradizioni religiose e culturali accomunate dal desiderio di porre la persona al centro delle istituzioni. Quindi, con il pensiero rivolto all'Africa, ha auspicato un'azione congiunta e solidale soprattutto verso le regioni più deboli del pianeta per tutte le questioni legate alla sicurezza, allo sviluppo, alla riduzione delle ineguaglianze locali e globali, alla protezione dell'ambiente, delle risorse e del clima. Le sue parole contengono una critica esplicita a certe spericolate applicazioni della ricerca scientifica e tecnica e un richiamo agli imperativi etici che trovano la loro espressione proprio in quel "principio della responsabilità di proteggere" richiamato dal Papa e dallo stesso Segretario generale dell'Onu, che non può e non deve essere interpretato come un'imposizione o una limitazione di sovranità degli Stati.
Per Benedetto XVI la promozione dei diritti umani rimane la strategia più efficace per eliminare le disuguaglianze e per garantire sicurezza. È dunque evidente che la mattinata trascorsa all'Onu costituisca un momento centrale della visita negli Stati Uniti e una pietra miliare del suo Pontificato. Nei due discorsi ufficiali pronunciati - il secondo allo staff e al personale delle Nazioni Unite - il Papa ha ribadito che l'eliminazione delle disuguaglianze appare l'unico modo per prevenire e controllare i conflitti. Le strade da percorrere in tale itinerario sono quelle della diplomazia, del dialogo e della riconciliazione.
Al suo arrivo il Papa è stato accolto dal Segretario generale Ban Ki-moon e dal Presidente dell'Assemblea Srgjan Kerim, ex ministro degli Esteri della Macedonia.
Al trentottesimo piano l'incontro privato con il Segretario generale durato circa venti minuti; poi Benedetto XVI è sceso nella grande sala dell'Assemblea generale per rivolgersi ai rappresentanti dei 192 Stati membri. Una crescita costante documentata dal fatto che al momento della nascita l'Onu contava 51Paesi affiliati. Quando parlò Paolo VI nel 1965 erano 117. Dall'ultimo intervento di Giovanni Paolo II, nel 1995, quando le nazioni dell'organizzazione mondiale erano 185, altre sette entità statali si sono affacciate sulla scena internazionale.
Successivamente Benedetto XVI ha avuto altri incontri privati con il presidente dell'Assemblea e con il presidente del Consiglio di sicurezza, infine con sessanta alti funzionari dell'organismo. Nel frattempo nella sala sono entrati quanti lavorano quotidianamente al Palazzo di Vetro e il Papa ha rivolto loro un discorso specifico, ricordando i civili e custodi della pace che hanno sacrificato la vita - quarantadue solo nel 2007 - in missioni umanitarie.

Il coro di bambini

Infine un coro di bambini ha salutato Benedetto XVI, che ha poi sostato nella "Meditation room" prima di fare rientro alla sede della Missione permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, sua residenza durante il soggiorno newyorchese.
Benedetto XVI era giunto a New York, proveniente da Washington, con un volo Alitalia decollato poche ore prima dalla base aerea di Andrews. All'atterraggio all'aeroporto internazionale John Fitzgerald Kennedy, avvenuto alle ore 9.45, era stato accolto nei pressi dell'Hangar 19 dal cardinale Edward Michael Egan, arcivescovo di questa grande arcidiocesi in cui i cattolici sono il doppio della media nazionale americana, e dall'arcivescovo Celestino Migliore, nunzio apostolico, Osservatore permanente della Santa Sede presso l'Organizzazione delle Nazioni Unite. I due, insieme con i consiglieri della missione permanente, i monsignori Bernardito C. Auza e Kuriakose Bharanikulangara, si sono uniti al seguito papale del quale fanno parte per tutto il periodo di permanenza di Benedetto XVI nella città simbolo degli States.

Autorità civili e religiose

Tra le altre autorità religiose che hanno accolto il Papa, il vescovo di Brooklyn, la diocesi sul cui territorio si trova l'aeroporto, monsignor Nicholas Di Marzio; i vescovi William F. Murphy, di Rockville Centre, Gregory John Mansour, eparca di Saint Maron of Brooklyn dei Maroniti, Manuel Batakian, eparca di Our Lady of Nareg in New York degli Armeni, e Thomas V. Daily, emerito di Brooklyn. Tra le autorità civili, il sindaco Bloomberg.
Successivamente in elicottero Benedetto XVI si era trasferito a Manhattan atterrando all'eliporto di Wall Street. A sera inoltrata, il Papa è sceso dalla residenza dell'Osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite che lo ospita, per salutare in strada un centinaio di persone che stavano festeggiando.

(©L'Osservatore Romano - 20 aprile 2008)

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