14 maggio 2008
E' MORTO IL CARD. GANTIN, PRIMO AFRICANO ENTRATO IN CURIA. FU CREATO CARDINALE LO STESSO GIORNO DI JOSEPH RATZINGER
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VATICANO/ MORTO CARD. GANTIN, PRIMO AFRICANO ENTRATO IN CURIA
Aveva 86 anni, per 30 anni è stato al servizio della Santa Sede
Roma, 13 mag. (Apcom)
È morto ieri, all'età di 86 anni, a Parigi, il cardinale Bernardin Gantin, originario del Benin, per 30 anni a servizio del Vaticano e primo cardinale di origine africana ad essere messo a capo di un dicastero vaticano. Lo rende noto l'agenzia I.Media.
Prefetto della Congregazione per i Vescovi dal 1984, il 5 giugno 1993 venne eletto decano del collegio dei cardinali, mentre nel 1998, raggiunto il limite di età di 75 anni, si dimise dalla carica di prefetto. Il 30 novembre 2002, perdendo la qualifica di cardinale elettore per il superamento dell'età di 80 anni, preferì dimettersi dalla carica di decano e tornare in Benin.
È stato, con Joseph Ratzinger, l'altro cardinale creato da Paolo VI nel giugno 1977. Con la sua morte il collegio cardinalizio conta 194 membri di cui 118 cardinali elettori. Nel 1956, a 34 anni, è diventato uno dei vescovi più giovani del mondo.
Nominato da Pio XII vescovo ausiliare di Cotonou, ne è divenuto arcivescovo quattro anni dopo, sotto il pontificato di Giovanni XXIII e nel 1960 è stato il primo arcivescovo metropolita nero. Nel 1971 è stato chiamato da Paolo VI a svolgere il suo servizio presso la Curia romana come segretario assistente della Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli. Nel 1976 il Papa lo ha nominato presidente del Pontificio consiglio Giustizia e Pace e sei mesi dopo lo ha creato cardinale. Nel breve pontificato di Giovanni Paolo I è stato nominato presidente del Pontificio consiglio Cor Unum, unica nomina di Albino Luciani, e si ricorda anche l'udienza di Giovanni Paolo I al cardinale, nell'ultimo giorno del suo pontificato, durata circa 45 minuti, di cui il cardinale conservava le foto parlandone come del 'ricordo più prezioso'. Il cardinale Gantin era molto vicino a Giovanni Paolo II, che aveva conosciuto durante il Concilio.
Alla Congregazione per i vescovi firmò insieme all'allora cardinale Ratzinger, nel 1988, il decreto che stabiliva lo scisma di monsignor Lefebvre, che egli conosceva bene. Il cardinale è stato in primo piano anche nel 1995 quando Giovanni Paolo II decise la destituzione di monsignor Gaillot da vescovo di Evreux (Francia).
Su segnalazione di Gemma ricordiamo il cardinale Gantin rileggendo questa bella intervista del 2005:
Intervista al cardinale Bernardin Gantin (27 aprile 2005)
«Un Papa maestro di sobrietà»
di Gianni Cardinale
Il 27 giugno 1977 Paolo VI tenne il suo ultimo Concistoro: venne concessa la berretta color porpora a quattro nuovi cardinali e venne rivelato il nome di quello che papa Montini si era riservato in pectore l’anno precedente. Di quei cardinali due sono ancora in vita: uno è l’attuale pontefice Benedetto XVI, l’altro è il cardinale Bernardin Gantin, decano emerito del Collegio cardinalizio. E proprio al porporato africano, che ha guidato per 14anni la Congregazione per i vescovi, abbiamo chiesto di raccontare i ricordi e le impressioni riguardo al nuovo pastore della Chiesa universale.
Eminenza, quando ha conosciuto Benedetto XVI?
Conoscevo Joseph Ratzinger come teologo di fama fin dai tempi del Concilio. Ma di persona lo conobbi solo quando Paolo VI lo volle arcivescovo di Monaco e Frisinga. Un giovane sacerdote del mio Benin si laureò in teologia con lui proprio lo stesso giorno in cui venne annunciata la sua nomina ad arcivescovo, e così ebbi la fortuna di partecipare alla consacrazione episcopale che si tenne nella capitale bavarese il 28 maggio 1977, giorno di Pentecoste.
Un mese dopo ci fu il Concistoro…
Per me fu un onore essere creato cardinale dal grande papa Paolo VI insieme a figure di primissimo piano come Giovanni Benelli, Joseph Ratzinger, Mario Luigi Ciappi e Frantisek Tomasek. Adesso siamo rimasti in due. E il cardinale Ratzinger, quando ci incontravamo, mi ripeteva sempre «siamo i sopravvissuti…».
In quella occasione poi il cardinale Ratzinger ebbe modo di conoscere mia madre, la cara mamma Anna, che rimase colpita dalla sua semplicità e dalla sua cortesia. A questo proposito non posso dimenticare quanto accadde poi nel 1992. Eravamo a Gerusalemme per un pellegrinaggio in Terra Santa. Era presente anche il cardinale Jozef Tomko. E proprio in quei giorni la mia mamma tornò nella Casa del Padre. Ricordo ancora con quale tenerezza fraterna il cardinale Ratzinger e il cardinale Tomko mi furono vicini in quel momento doloroso.
Lei ha lavorato per circa trent’anni nella Curia romana, l’attuale pontefice è a Roma da oltre vent’anni. Immagino vi siate incontrati spesso…
Ci siamo incrociati spesso per la nostra attività nella Curia Romana. Io sono stato membro della Congregazione per la dottrina della fede e lui di quella dei vescovi da me presieduta. Ma un particolare mi è rimasto sempre impresso. In una delle prime riunioni qui in Vaticano l’allora cardinale Ratzinger, che non aveva studiato a Roma, disse: «Il mio italiano non è ancora buono quindi col vostro permesso gradirei fare il mio discorso in latino…». Cominciò a parlare fluentemente in quella che è la lingua ufficiale della Chiesa. Che impressione!
Ricorda altri particolari di questo lavoro insieme nella Curia?
Ha sempre avuto molto rispetto dei suoi confratelli. Li ha sempre ascoltati con attenzione e poi esprimeva la sua opinione, che non sempre coincideva con quella di chi lo aveva preceduto nella discussione.
Eminenza, un ritratto, visto da vicino, del nuovo vescovo di Roma…
Si chiama Benedetto, ma per me è anche Bene-dato alla Chiesa di Gesù. È un uomo di cultura superiore. Ma soprattutto è un uomo di grande fede e di grande pietà. È un uomo di preghiera. È un uomo nutrito dal Concilio Vaticano II, ed è un uomo che conosce la Tradizione, conosce i Padri della Chiesa. Molti non hanno letto il Vaticano II e ne vorrebbero addirittura un altro. Invece bisogna studiare e approfondire il Concilio.
Come crede che sarà il Pontificato di Benedetto XVI?
Umanamente parlando si può ritenere che non sarà un pontificato troppo lungo, anche se non ci stancheremo mai di pregare che invece lo sia. Ratzinger non è un uomo di quantità, ma di qualità. Sarà un Pontificato sobrio, semplice, diretto, concentrato sull’essenziale.
Eppure c’è chi afferma che possa sembrare pastoralmente un po’ "freddo"…
Ogni Pontefice ha il suo temperamento umano. Non è necessario che il nuovo Papa si metta a stringere tutte le mani. E forse è meglio che si concentri sull’essenziale del suo mandato. Anche se ho visto che l’altra sera nella Basilica di San Paolo Bendetto XVI ha accarezzato il volto di alcuni malati e di alcuni bambini.
Lei non ha partecipato al Conclave ma ha preso parte alle Congregazioni generali dei cardinali che lo hanno preceduto. Congregazioni che sono state guidate dal Decano…
A questo proposito posso solo dire che l’allora cardinale Ratzinger le ha guidate in modo magistrale, tanto da meritarsi più volte l’applauso dei suoi confratelli.
Secondo indiscrezioni giornalistiche in queste Congregazioni si sarebbe parlato anche del limite di ottanta anni per i cardinali elettori. Ritiene che il nuovo Papa cambierà qualcosa a riguardo?
Giovanni Paolo II spiegò più volte che su questo punto si sentiva vincolato da quanto stabilito dal suo predecessore Paolo VI. Non so se Benedetto XVI si sentirà legato allo stesso modo dalla decisione presa da papa Montini. Personalmente ho partecipato ai due Conclavi del 1978 e mi è bastato. Votare per eleggere il successore di Pietro non è un onore, ma una grave responsabilità. Forse l’attuale Pontefice potrebbe allargare il numero di cardinali elettori a più di 120, visto che ci sono numerosi ecclesiastici che meriterebbero la porpora. Ma sarà lui a decidere.
Spera di vederlo prima di tornare in Benin?
Grazie a Dio il Papa ha avuto la bontà di concedermi un’udienza per domani mattina. Sto scrivendo degli appunti su cosa dirgli. Non voglio rubargli del tempo prezioso. Credo che gli parlerò soprattutto della mia Africa, dove tornerò lunedì a rimanere il semplice missionario romano che ho deciso di essere da quando sono tornato in Benin.
© Copyright Avvenire, 27 aprile 2005
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1 commento:
é un'intervista commovente, mi ha fatto sorridere il fatto che il card. Ratzinger, non conoscendo bene l'italiano parla latino. Aiuto! Immagino i poveri cardinali che non hanno la stessa preparazione in latino... e lui magari sperava di farsi capire meglio... Marco
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