14 maggio 2008

Mons. Claudio Maria Celli: "Nel cuore della cultura digitale" (Osservatore Romano)


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Nel cuore della cultura digitale

di Claudio Maria Celli

La rivoluzione di cui siamo testimoni e quasi inconsapevoli attori, spinta dalla corsa tecnologica della comunicazione, è tutt'altro che conclusa. Ci troviamo davanti a un panorama in movimento, a un paesaggio con dei dinamismi che difficilmente ci consentono di avere dei punti di vista fermi e definitivi. La comunicazione umana è probabilmente uno degli aspetti più velocemente trasformati della nostra cultura. Non solo perché ci sono dei sofisticati strumenti per esercitarla, ma perché emergono nuove abitudini, nuovi linguaggi, tempi e spazi per l'esercizio quotidiano della comunicazione.
Ci sono oggi degli spazi naturali e ci sono quelli virtuali, divisi in "galassie" linguistiche ma che mettono tutti i partecipanti - soprattutto bambini e giovani - in un universo comune e condiviso. Purtroppo, è anche nuovo il divario che esiste tra coloro che sono inclusi in questi spazi virtuali e coloro che non sanno nemmeno cosa sia fare una telefonata. Coloro che fanno fatica ad avere un po' di pane e un sorso d'acqua pulita durante la giornata. E questi ultimi sono ancora troppo numerosi. Così, l'argomento sulle sfide etiche che Internet pone alla società globale ha qui un primo e fortissimo richiamo alla coscienza di tutti noi.
Internet è ormai un elemento essenziale della vita quotidiana, economica e culturale del pianeta. Le caratteristiche originarie proprie di questo nuovo mezzo (immediatezza, decentralizzazione, interattività, globalità, libertà, diffusione e condivisione del sapere) contengono insieme a questi pregi anche dei rischi (individualismo esagerato, accesso dei bimbi a contenuti pericolosi, invasione della privacy). È tutta la società quella che si deve educare all'uso di questi potenti mezzi che non sono solo strumenti, ma elementi fondamentali dello sviluppo culturale contemporaneo.
Benedetto XVI, nel suo ultimo Messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, ha messo in evidenza il perché di una domanda cruciale sull'etica di questa nuova realtà: "Il ruolo che gli strumenti della comunicazione sociale hanno assunto nella società va ormai considerato parte integrante della questione antropologica, che emerge come sfida cruciale del terzo millennio. (...) Ecco perché è indispensabile che le comunicazioni sociali difendano gelosamente la persona e ne rispettino appieno la dignità. Più di qualcuno pensa che sia oggi necessaria, in questo ambito, un'"info-etica" così come esiste la bio-etica nel campo della medicina e della ricerca scientifica legata alla vita" (n. 4).
Internet è l'ultimo, e in tanti aspetti, il più potente dei mezzi di comunicazione perché collega tutti i precedenti. Davanti a quello che segna un salto epocale nel percorso comunicativo dell'umanità, il nostro Documento Etica in Internet - del 2002 - sottolineava il punto di appoggio di qualunque visione etica: "Così come accade per gli altri mezzi di comunicazione sociale, la persona e la comunità di persone sono elementi centrali per la valutazione etica di Internet. Per quanto concerne il messaggio trasmesso, il processo di comunicazione e le questioni strutturali e sistematiche insite nella comunicazione, il principio etico fondamentale è il seguente: la persona umana e la comunità umana sono il fine e la misura dell'uso dei mezzi di comunicazione sociale. La comunicazione dovrebbe essere fatta da persone a beneficio dello sviluppo integrale delle persone" (n. 3). Questo criterio rimane invariato, e si può esplicitare nei principi della verità, della giustizia, della libertà e del bene comune.
Quando diciamo "Internet" oggi, ci riferiamo a qualche cosa di molto diverso di cinque anni fa. Non si tratta più solo di computer collegati fra loro e di siti web come "vetrine" che offrono dei contenuti. Oggi stiamo parlando di un ambito culturale polimorfo che risulta di una serie di apparecchiature, piccole e grandi, fisse e mobili, terrestri e spaziali, che interagiscono tra loro a scala mondiale e con cui le persone e i gruppi dialogano, condividono, pubblicano in mille formati diversi.
Per agire eticamente nella società odierna dobbiamo guardare "oltre Internet", o più precisamente "nel cuore della cultura digitale" per trovare quelle persone concrete, i gruppi umani che comunicano attraverso di esse. Il nostro pensiero va in primo luogo alle comunità isolate e sprovviste che fanno parte della Chiesa in tante nazioni del mondo. Sappiamo bene che lì ci sono persone e comunità che potrebbero potenziare moltissimo la loro comunicazione e quindi la loro qualità di vita se mettessero in comune delle risorse, delle conoscenze, delle informazioni. Creare delle sinergie, suscitare il tessuto di rete, è il primo passo di questa "inclusione".
Il Pontificio Consiglo delle Comunicazioni Sociali per esempio, attraverso la Rete Informatica della Chiesa in America Latina (RIIAL), cerca di favorire la loro "inclusione digitale" non solo fornendo dei computer, ma soprattutto suscitando un cambio di mentalità, una "cultura di rete" che non contempli in primo luogo Internet, ma che si metta al servizio della comunità in se stessa, della sua realtà e dei suoi bisogni immediati. La tecnologia ci offre adesso delle soluzioni abbastanza efficaci per luoghi senza infrastruttura. Si tratta di generare una vera cultura digitale che nasca in chiave solidale e che susciti una creatività condivisa, una maggiore comunione e unità all'interno delle comunità, in uno stretto rapporto con la Chiesa universale e in dialogo con il mondo.
Va poi sottolineato l'urgente bisogno della formazione giovanile. Benedetto XVI ha più volte sottolineato quella che egli chiama "emergenza educativa", riferita alla necessità di trasmettere veri valori alle nuove generazioni. I giovani possono imparare molto con le nuove tecnologie; mancano loro, però, una visione d'insieme, dei valori che agiscano come chiavi di scelta e di lettura per raggiungere il significato di ciò che studiano.
Loro conoscono meglio di noi le tecnologie, ma forse conoscono poco se stessi e gli altri. Perciò il Papa chiama gli adulti a essere veri educatori. Non bastano i controlli giuridici o tecnologici sui contenuti. Ci si deve proporre di recuperare la dignità dell'immagine della persona, il rispetto della privacy propria e altrui, la diffusione di una cultura del rispetto di se stessi e dell'altro.
Correlativa a questa urgenza, c'è anche quella della building capacity degli adulti, cioè la formazione alla comunicazione in quanto il divario digitale è anche generazionale. Tantissimi adulti e soprattutto anziani sono fuori di questo nuovo spazio d'incontro, e si allontanano sempre più dal mondo dei giovani e dei bambini, che hanno anche molto da insegnarci. Capire loro, entrare nelle chiavi fondamentali di questa cultura ci aiuterà a esercitare una vera diakonìa al servizio di essa, trovando i nostri contemporanei di ogni età ovunque siano, tante volte soli, depressi, lontani da tutto, che cercano forse nel loro cuore una Presenza intuita ma misteriosa.

(©L'Osservatore Romano - 14 maggio 2008)

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