12 maggio 2008

La denuncia del Primate della Chiesa armena Avak Asadourian: "Per i cristiani in Iraq non bastano le promesse" (Osservatore)


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La denuncia del Primate della Chiesa armena Avak Asadourian

Per i cristiani in Iraq non bastano le promesse

di Marco Bellizi

La comunità internazionale deve prendersi cura dei cristiani in Iraq: le promesse non sono state seguite dai fatti, e la situazione di questa minoranza religiosa nel Paese asiatico è drammatica. Il Primate della diocesi della Chiesa armena in Iraq, l'arcivescovo Avak Asadourian, è molto severo quando si parla delle condizioni della popolazione in un Paese che ormai da tempo è in ginocchio.
Rispondendo ad alcune domande, a margine della conferenza stampa nella quale il patriarca Supremo e Catholicos di tutti gli Armeni, Karekin II, ha rivolto un messaggio di saluto, l'arcivescovo Asadourian, tiene a precisare però che le difficoltà vissute dalla minoranza cristiana sono anche quelle che tutta la popolazione irachena sta vivendo negli ultimi anni. Spiega l'arcivescovo Asadourian: "La comunità internazionale ha fatto molte promesse. Bisogna che seguano i fatti. Solo in pochi, piccoli centri arrivano gli aiuti necessari. Mancano, cure, ospedali, medicinali, viveri. Ma sono cose che servono a tutti gli iracheni". La miseria e l'emigrazione verso la Siria e il Libano, per andare poi in Europa o negli Stati Uniti, è un dramma comune a tutti. "La situazione è diversa da come la si vede da lontano - ha aggiunto l'arcivescovo -. Le difficoltà non nascono dalle incomprensioni fra le religioni, hanno ragioni molto più profonde. Ricordiamoci e amiamo questa terra che è stata culla del primo annuncio della Parola fra il Tigri e l'Eufrate".
La comunità cristiana è comunque in sofferenza. Mezzo milione di fedeli della Chiesa armena erano presenti in Iraq prima dell'inizio delle operazioni belliche. Oggi sono circa venticinquemila. L'emigrazione, forzata dalla circostanze ambientali, comporta problemi di non poco conto anche nei Paesi limitrofi all'Iraq, dove molti profughi si rifugiano. Eppure la presenza cristiana e dei fedeli della Chiesa armena, ha ricordato l'arcivescovo Asadourian, c'è "dal giorno 1", come dire che la storia dell'Iraq è stata costruita anche dai cristiani.
Le divisioni, i contrasti fra i gruppi di diversa religione sono, spiega ancora il Primate della Chiesa armena in Iraq, un fatto relativamente recente: "I rapporti con i musulmani sono sempre stati buoni. Così come quelli con i fratelli cristiani. Recentemente, nel 2006, è stato creato un Consiglio delle Chiese, del quale io stesso sono stato eletto segretario generale: è un modo anche per rafforzare in questo difficile momento la nostra solidarietà e riconoscere il nostro essere fratelli in Cristo e fratelli appartenenti al genere umano".
Lo stesso Catholicos, Karekin II, ha sottolineato questo aspetto, nel messaggio che ha rivolto ai giornalisti presenti alla conferenza stampa convocata nella Sala Marconi della Radio Vaticana: "Nel nostro presente, in un mondo dove sviluppi e cambiamenti si succedono rapidamente, molte questioni ambientali, sociali, politiche, economiche, e temi morali richiamano la nostra attenzione, specialmente in un processo di globalizzazione nel quale si sta perdendo l'autentico rispetto per la vita e per l'uomo. Il rafforzamento dei legami e la collaborazione costituiscono - ha detto il Patriarca Supremo e Catholicos di tutti gli Armeni - un imperativo per le chiese cristiane, perché solo attraverso una cooperazione inclusiva potremo servire efficacemente il fine del raggiungimento della pace nel mondo e una sempre più efficace difesa dei diritti umani, delle nazioni, delle famiglie e delle classi sociali che nel mondo sono a rischio".
Ha detto ancora il Catholicos: "L'amore ricevuto da nostro Signore Gesù Cristo ha portato molti frutti nel campo dell'ecumenismo oggi. Fedeli ai santi padri della Chiesa e ai loro legami, nonostante le differenze e le nostre proprie caratteristiche, daremo maggiore importanza a cosa ci unisce. È con particolare piacere per noi confermare che lo spirito di affetto e collaborazione fra la Chiesa armena e la Chiesa cattolica trova ai nostri tempi tangibili espressioni".
All'incontro era presente anche il Primate della Chiesa armena degli Stati Uniti, l'arcivescovo di New York, Khajag Barsamian: "Da cinque anni - ha detto - abbiamo cominciato un fruttifero dialogo ecumenico, abbiamo fatto passi in avanti. Abbiamo potuto affrontare senza riserve, in incontri annuali, tanti punti di discussione, ora siamo in una fase avanzata e molto positiva".
Dopo l'incontro con la stampa il Catholicos Karekin II si è recato presso la basilica papale di san Paolo fuori le Mura per la celebrazione dei Vespri, presieduta dallo stesso Karekin II insieme con il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per l'Unità dei Cristiani. Alla celebrazione era presente l'arciprete della basilica, il cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo.

(©L'Osservatore Romano - 11 maggio 2008)

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