12 maggio 2008

A 40 anni dalla pubblicazione, un convegno a Roma celebra “Introduzione al Cristianesimo”. La riflessione del cardinale Castrillón Hoyos (R.V.)


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A 40 anni dalla pubblicazione, un convegno a Roma celebra “Introduzione al Cristianesimo”, fondamentale opera teologica di Joseph Ratzinger. La riflessione del cardinale Castrillón Hoyos

Quarant’anni fa, il giovane professore di Tubinga, Joseph Ratzinger, scriveva il libro Introduzione al Cristianesimo, raccolta di sue lezioni universitarie incentrate sui fondamenti della fede. La pubblicazione di questa opera, considerata una specie di “porta d’accesso” al pensiero teologico di Benedetto XVI, viene celebrata oggi e domani con un convegno al Pontificio ateneo “Regina Apostolorum”. L’evento è stato aperto stamani da un intervento del cardinale Darío Castrillón Hoyos, presidente della Pontificia Commissione “Ecclesia Dei”. Al porporato colombiano, Alessandro Gisotti ha chiesto di raccontare innanzitutto il contesto nel quale è nato il best seller di Joseph Ratzinger:

R. – In quel momento, negli anni ’60, si realizzava nel mondo una delle più grandi, io direi la più grande, svolta culturale della storia. Lo sviluppo scientifico ha cambiato il mondo. Tutti gli uomini sono entrati in questo forum universale, attraverso la comunicazione sociale. In questa fase di grande trasformazione storica, il libro del professor Ratzinger è stato un indirizzo chiaro per capire la storia e per dare all’uomo di quel momento storico - con tutte le sue idee, con tutti i suoi dubbi - l’opportunità di introdursi al cristianesimo, di entrare in contatto con la persona di Cristo, non con un’idea religiosa astratta. Ed è questo il grande merito di “Introduzione al Cristianesimo”.

D. – Un testo che ha 40 anni, ma che colpisce per la grande attualità, così vicina alla sensibilità degli uomini del nostro tempo, agli interrogativi degli uomini del nostro tempo di fronte alla fede...

R. – Le risposte che lui ha dato ai grandi interrogativi dell’uomo sono di valore costante, perché anche l’uomo di oggi ha dinnanzi a sé gli stessi interrogativi, ancora più profondi. Quindi, è molto importante introdurli nel dialogo con Cristo, in una religione che è l’incontro con una Persona, non con un’idea. E l’uomo di oggi, come quello degli anni ’60 e del tempo di Sant’Agostino, ha bisogno di trovare questa ricchezza nell’incontro con un Dio che si è fatto uomo, che è entrato nella storia. Proprio per essere entrato nella storia è possibile e definitivo l’incontro con Lui!

D. – Si può dire che “Introduzione al Cristianesimo” rappresenti quasi una chiave di lettura per comprendere il Magistero di Benedetto XVI. Vediamo una straordinaria continuità anche nella sottolineatura che l’allora teologo Ratzinger fa di una fede amica della ragione...

R. – Io penso di sì. La prima volta che ho letto il libro, nel ’68, ho visto chiaramente che nel blocco del suo pensiero c’è questa idea del rapporto con Dio, di Dio con noi, della relazione uomo-Dio dopo l’Incarnazione. E’ un tema che mantiene sempre una coerenza e che mantiene una vitalità nel pensiero del Papa.

D. – Il Santo Padre continua ad introdurci al cristianesimo con rinnovato vigore...

R. – Sì, a tutti noi, perché tante volte facciamo una vita religiosa senza una coscienza chiara dell’incontro personale con Cristo. E Lui ha tutto il vigore intellettuale e affettivo - la sua Enciclica sull’amore ne è una prova - per introdurre l’uomo alla conoscenza, all’amicizia, all’amore con Dio.

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