11 maggio 2008

Sergio Romano si scusa per avere affermato che l'otto per mille viene devoluto al Vaticano ma...


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Risponde Sergio Romano

CONTRIBUTO DELL'8 PER MILLE CHI LO RICEVE, COME LO USA

Scrivo in merito alla trasmissione della Rai «Prima pagina» durante la quale un ascoltatore ha affermato molte inesattezze in merito all'8 per mille alla Chiesa Cattolica.
Come certo ben saprete, questa forma di contributo non va al Vaticano, come sosteneva l'ascoltatore, ma alla Conferenza episcopale, per una serie di opere — il cui elenco è presente sul sito www.chiesacattolica.it — e non certamente per pagare gli avvocati a quei pochi preti pedofili che infangano la reputazione della Chiesa e di tutti i cattolici. Inoltre, è un processo assolutamente trasparente, tanto che sullo stesso sito ne sono riportati tutti i numeri. Spero vivamente vogliate rettificare quanto di erroneo è stato detto, per evitare che ascoltatori e lettori vengano ingannati su questa vicenda.
Matteo Coatti
teox09@libero.it Caro Coatti
,

Approfitto della sua lettera per raccontare l'episodio anche a coloro che non hanno ascoltato Prima Pagina. Durante una delle trasmissioni un ascoltatore mi ha chiesto perché lo Stato assicuri un contributo importante alla Chiesa cattolica e perché non esista un rendiconto del modo in cui la somma viene impiegata. Nella mia risposta ho commesso una negligenza e un errore.

Non ho chiarito, anzitutto, che l'8 per mille non viene attribuito alla Chiesa Cattolica, ma alla Conferenza episcopale italiana. E ho dato la sensazione di ritenere che non esistesse un rendiconto.

Il giorno seguente (4 maggio) il quotidiano della Cei, Avvenire, ha pubblicato un articolo in cui Umberto Folena ha fornito la trascrizione della mia conversazione con il lettore e ha aggiunto una precisazione polemica di cui ho dato notizia leggendo i giornali del mattino. Folena ricorda, tra l'altro, che la beneficiaria del contributo non è la Chiesa cattolica ma la Conferenza episcopale e che il rendiconto appare sia nel sito www.8xmille.it sia, annualmente, in alcuni quotidiani nazionali fra cui il Corriere.
Per verità il sito citato da Folena fornisce indicazioni interessanti ma generali sull'utilizzazione del denaro. Il vero rendiconto, tuttavia, esiste ed è consultabile effettivamente sul sito www.chiesacattolica. it. Il lettore potrà cliccare Cei sulla prima pagina, Notiziario Cei sulla seconda e l'anno per cui desidera conoscere i sommari del Notiziario sulla terza. Se sceglierà, ad esempio, di consultare quello del 2006, scoprirà che le informazioni desiderate sono nel n. 5/6, apparso il 31 agosto. Con altri due clic, infine, avrà sullo schermo il «Rendiconto, previsto dall 'art. 44 della legge n. 222/1985, circa l'utilizzo delle somme pervenute all'Icsc (Istituto centrale per il sostentamento del Clero) e alla Cei nell'anno 2005».
E scoprirà che le grandi categorie di spesa sono quattro: sostentamento del clero, esigenze di culto della popolazione, interventi caritativi a favore della collettività nazionale, interventi caritativi a favore dei Paesi del terzo mondo.
Aggiungo, per completare il quadro, che il rendiconto, come previsto dalla legge, viene inviato ogni anno al ministero dell'Interno e che ogni tre anni, a Palazzo Chigi, una commissione presieduta dal professor Francesco Margiotta Broglio riceve una delegazione della Conferenza episcopale per passare in rassegna i rendiconti dei tre anni precedenti. Margiotta Broglio fu allievo di Arturo Carlo Jemolo, autore di un'opera fondamentale sui rapporti fra lo Stato e la Chiesa, insegna all'Università di Firenze ed è uno dei maggiori artefici del Concordato del 1984.
Con queste informazioni, caro Coatti, pago il mio debito per la negligenza e l'errore commessi durante la trasmissione di Prima Pagina. Restano altre questioni, naturalmente: se le modalità di funzionamento dell'8 per mille siano eque e se il sistema italiano regga il confronto con quello praticato da altri Stati. Ma di questo parlerò rispondendo a un'altra delle molte lettere giunte sull'argomento.

© Copyright Corriere della sera, 11 maggio 2008 consultabile online anche qui.

Restano altre questioni? Ma certamente!
Mi aspetto che nella "prossima puntata" Romano parli della peculialita' del caso Italia.
Infatti nessun altro Stato europeo si e' formato inglobando di forza proprieta' dell'allora Stato Pontificio.
La destinazione dell'otto per mille e' una libera scelta dei cittadini italiani e si puo' considerare un risarcimento infinitesimale per quanto accaduto nell'Ottocento.
O sbaglio?
Vogliamo ridiscutere questa devoluzione? Benissimo! Restituiamo alla Chiesa Cattolica quanto sottratto

:-))
R.

7 commenti:

euge ha detto...

Pienamente d'accordo con te Raffaella!!!!!!

Anonimo ha detto...

La questione del risarcimento per i beni ecclesiastici e i possedimenti dello Stato pontificio E' stata regolata dalla CONVENZIONE FINANZIARIA allegata alla stipula dei Patti Lateranensi.

Al punto 2:
La Santa Sede dichiara di accettare quanto sopra a definitiva sistemazione dei suoi rapporti finanziari con l'Italia in dipendenza degli avvenimenti del 1870..

Per quanto riguarda l'ottoxmille la CEI incassa i soldi non solo di quei contribuenti che scelgono liberamente di devolverli alla Chiesa cattolica, ma anche quelli che non lo fanno.

Infatti la maggioranza dei contribuenti italiani pari a circa il 60% non effettua nessuna scelta.

Raffaella ha detto...

Beh, i contribuenti si diano una bella svegliata visto che possono scegliere LIBERAMENTE a chi devolvere l'otto per mille.
Vigilantibus non dormientibus iura succurrunt (Le leggi giovano a chi vigila, non a chi dorme).
La campagna denigratoria verso l'ottp per mille alla Chiesa e' gia' iniziata (salvo poi presentare scuse se "sgamati"), ma pare che i contribuenti italiani facciano come Clark Gable: se ne infischino :)
R.

Anonimo ha detto...

Sì, è così, la campagna denigratoria è iniziata per tempo, e non so se quelli che hanno letto le precisazioni di Romano sono in numero maggiore di quelli che hanno ascoltato quella trasmissione radiofonica.
Poi, volevo dire che la disposizione che disciplina l'assegnazione alla Chiesa, tra altri Enti e Chiese, dell'otto per mille, prescinde da qualunque intento risarcitorio delle espropriazioni alla Chiesa, essendo la materia già stata regolata dai Patti Lateranensi, nel 1929 e nel 1984.
Personalmente, credo che dalla perdita dei beni la Chiesa abbia guadagnato in libertà, autorità e prestigio, mettendo la parola fine a qualunque squallida speculazione polemica sulle sue presunte ricchezze, residuo di tempi in cui l'intreccio tra Chiesa e potere ha lasciato purtroppo nella storia pagine non edificanti, come ha avuto modo di spiegare l'allora Card. Ratzinger in un'intervista , mi pare, del 2001. In tal modo, tanto più sacrosanta è la battaglia contro gli attacchi e le falsità sulla Chiesa e l'ICI, in cui i cattolici potranno affermare con forza che le tante e buone cose che la Chiesa fa in campo assistenzale ed educativo vanno a colmare enormi carenze dello Stato in materia. Ciao

Anonimo ha detto...

Per essere veramente libera una scelta deve essere consapevole.

Le reazioni che suscita qualunque tentativo di informare sui meccanismi di ripartizione dell'ottoxmille dimostrano il timore che si faccia chiarezza.

Che tutti i contribuenti italiani possano scegliere LIBERAMENTE a chi devolvere il proprio ottoxmille è semplicemente falso.

Sono anni che si impedisce di approvare le intese con i buddisti, testimoni di geova, ortodossi.

Senza dimenticare che appena si è cominciato a parlare di estendere il sistema ottoxmille anche ai musulmani i "crociati" in salsa leghista hanno promesso di fare le barricate.

In merito alle esenzioni ICI a parte l'indagine dell'Unione Europea lo Stato italiano perde 400 milioni di imposte non versate.

Visto che meno del 20% di quanto percepito grazie all'ottoxmille viene usato per attività assistenziali, vuol dire dire un guadagno netto di 200 milioni di euro.

Che si usino i poveri per un meschino tornaconto economico è alquanto grottesco...

Ma tanto ci sono gli spot.

Raffaella ha detto...

Beh, allora ho una proposta: abolire l'otto per mille e chiusura di tutti i dormitori, delle mense e stop alla distribuzioni dei pacchi per i poveri da parte della Caritas.
Chi ci perde? La Chiesa o lo Stato?
Noi Cattolici, forse, avremmo piu' sacerdoti a disposizione...

Anonimo ha detto...

Infatti, cara Raffaella, proprio questo è il punto. Questa società ha bisogno della Chiesa. La linfa vitale delle istituzioni assistenziali e caritative sono le persone spinte da uno slancio disinteressato per le necessità del prossimo. In un contesto sociale dove si fa a meno di Dio questa linfa, oppure più semplicemente questa "cultura" è scarsamente presente, ma ciò non si vuole ammmettere, perchè scalfisce il castello di certezze, e allora ci si accanisce contro la Chiesa, che mette a nudo questa realtà.