11 maggio 2008

La Solennità di Pentecoste nelle parole del teologo mons. Bruno Forte (Radio Vaticana)


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La Solennità di Pentecoste nelle parole del teologo mons. Bruno Forte

Della Solennità di Pentecoste, celebrata oggi dalla Chiesa, ci parla, nell’intervista di Isabella Piro, mons. Bruno Forte, teologo e arcivescovo dell’arcidiocesi di Chieti-Vasto:

R. – “Gesù apparve loro – dice il capitolo I degli Atti, versetto 3 – vivente”. Ma questa presenza “vivente” di Gesù è garantita in realtà dallo Spirito Santo. Il Signore lo ha promesso e, dunque, la domanda cui il dono dello Spirito risponde è chi renderà presente tra noi il Signore Gesù. La risposta è appunto: lo Spirito Santo. Come nella Trinità egli è il vincolo che unisce l’eterno amante, il Padre, e l’eterno amato, il Figlio. Così nella storia Egli è il vincolo che unisce la comunità dei discepoli, la Chiesa, al Signore Gesù vivente, e rende Gesù presente in mezzo a loro, nel loro cuore.

D. – La Chiesa è Santa “non per i suoi meriti, ma perché è animata dallo Spirito Santo”, ha detto il Papa a proposito della Pentecoste. Quale riflessione scaturisce da questa affermazione?

R. - C’è una duplice forma della santità nella Chiesa: la santità della Chiesa e la santità nella Chiesa. Una santità oggettiva è la santità della Chiesa, che è appunto quella garantita dallo Spirito Santo, quella per la quale la Chiesa, nonostante i limiti di chi ne fa parte, trasmette attraverso la Parola di Dio i sacramenti, la santità di Dio, il dono della sua vita. C’è poi quella che chiamiamo santità nella Chiesa, santità soggettiva di ciascuno, che è appunto la fruttificazione del dono dello Spirito, quando colto nella libertà si sviluppa nella vita dei credenti. La Pentecoste celebra in un certo senso i due aspetti. Da una parte, essa è la testimonianza della santità oggettiva della Chiesa, cioè del fatto che lo Spirito le è dato come garanzia della presenza del Cristo come sorgente e forza di questa presenza. Dall’altra, il fatto che nel cuore dei discepoli c’è un continuo lavorio dello Spirito che li attrae, li conduce al Cristo e che deve essere accolto unicamente nella libertà.

D. - La prima Pentecoste avvenne mentre la Madonna era presente in mezzo ai discepoli, nel Cenacolo di Gerusalemme, e pregava con loro. Il ruolo di Maria è dunque fondamentale…

R. – Maria è la creatura dello Spirito, la Vergine dell’ascolto che si è lasciata totalmente inondare dalla presenza dello Spirito, che vive nell’ombra dello Spirito. E’ la Madre del Verbo, la donna della Nuova Alleanza, Colei in cui la terra ed il cielo vengono ad incontrarsi nel suo Figlio Gesù.

D. – Nella quotidianità, il cuore dei fedeli come può rinnovarsi con l’aiuto dello Spirito Santo?

R. – La sensibilità a questo è andata crescendo negli ultimi decenni, anche con il Concilio Vaticano II. Il cosiddetto Rinnovamento nello Spirito è un segnale importante. La riscoperta dei carismi da parte del Vaticano II ci porta a far sperimentare sempre di più nella nostra vita noi stessi, gli altri e il dono dello Spirito. C’è, dunque, come un bisogno di uscire dalle secche di una certa rigidità di una vita spirituale, semplicemente osservante di norme o di regole, per aprirsi al soffio creativo dello Spirito, che è quello che suscita non soltanto in singole persone straordinarie, ma in ognuno di noi, i carismi secondo il dono di Dio. Vorrei riassumere questo impegno molto pratico, personalmente vivo, in tre ‘no’ e tre ‘sì’. Una Chiesa nel soffio della Pentecoste, una Chiesa del ‘no’ al disimpegno e del ‘sì’ alla corresponsabilità: nessuno deve stare alla finestra. Una Chiesa del ‘no’ alla divisione e del ‘sì’ al dialogo e alla comunione: nessuno può andarsene come un avventuriero per proprio conto. E, finalmente, una Chiesa nel soffio dello Spirito e una Chiesa del ‘no’ alla nostalgia del passato, del ‘sì’ alla perenne novità e riforma che lo Spirito suscita attraverso cammini di santità, di rinnovamento e di conversione.

D. – La Solennità di Pentecoste quest’anno cade a quasi un mese dal viaggio apostolico del Papa negli Stati Uniti e mentre già con la mente siamo alla GMG di Sydney, in Australia, che si terrà a luglio, e il cui motto è: “Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni”. Quale legame c’è tra questi due momenti del Pontificato di Benedetto XVI?

R. – Io vedo tre scenari che collegano questi eventi nella forza dello Spirito. Nel viaggio in America, specialmente nel discorso del Papa all’ONU, si sente soffiare lo Spirito che chiama la comunità dei popoli, delle nazioni, dunque il villaggio globale, a prendere coscienza delle sue responsabilità e della necessità, dell’urgenza, che in ogni forma vengano rispettati i diritti delle persone, la dignità della persona umana, che si dica ‘no’ ad ogni forma di sopraffazione e di violenza, guerra compresa, per cercare vie di dialogo, di giustizia e di pace per tutti. Un secondo scenario è quello della Chiesa. Certamente, la Giornata mondiale di Sydney sarà una fotografia bella della comunione ecclesiale, con questa rappresentanza di popoli e nazioni, di culture di tutto il mondo, in un continente che per la prima volta si apre ad un evento così straordinario. Lì ci sarà, dunque, una Pentecoste visibile e certamente questo invita tutti a riscoprire il dono della comunione di cui lo Spirito è l’anima. Infine, ed è il terzo elemento, la Giornata mondiale fa confrontare tutti noi con la sfida dei giovani, con quelli che sono il futuro del mondo. Lo Spirito certamente opera in loro e per loro. In fondo, tutto il messaggio della Giornata mondiale di Sydney, centrato sulla figura dello Spirito Santo, è un invito ai giovani a lasciarsi condurre docilmente nello Spirito sulle vie di Dio perché ognuno scopra, possa discernere e realizzare la propria vocazione, cioè il meraviglioso disegno d’amore che Dio ha per ciascuno di questi ragazzi.

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3 commenti:

Anonimo ha detto...

mons. forte inizi a spiegare perchè è contrario al motu proprio sulla messa tridentina.
nessuno avrebbe nostalgia del passato se la chiesa non si trovasse nel casino in cui è stata messa negli ultimi 50 anni.

Luisa ha detto...

D. – Nella quotidianità, il cuore dei fedeli come può rinnovarsi con l’aiuto dello Spirito Santo?

R. – La sensibilità a questo è andata crescendo negli ultimi decenni, anche con il Concilio Vaticano II. Il cosiddetto Rinnovamento nello Spirito è un segnale importante. La riscoperta dei carismi da parte del Vaticano II ci porta a far sperimentare sempre di più nella nostra vita noi stessi, gli altri e il dono dello Spirito. C’è, dunque, come un bisogno di uscire dalle secche di una certa rigidità di una vita spirituale, semplicemente osservante di norme o di regole, per aprirsi al soffio creativo dello Spirito, che è quello che suscita non soltanto in singole persone straordinarie, ma in ognuno di noi, i carismi secondo il dono di Dio. Vorrei riassumere questo impegno molto pratico, personalmente vivo, in tre ‘no’ e tre ‘sì’. Una Chiesa nel soffio della Pentecoste, una Chiesa del ‘no’ al disimpegno e del ‘sì’ alla corresponsabilità: nessuno deve stare alla finestra. Una Chiesa del ‘no’ alla divisione e del ‘sì’ al dialogo e alla comunione: nessuno può andarsene come un avventuriero per proprio conto. E, finalmente, una Chiesa nel soffio dello Spirito e una Chiesa del ‘no’ alla nostalgia del passato, del ‘sì’ alla perenne novità e riforma che lo Spirito suscita...."

Da questo testo riprendo:

"C’è, dunque, come un bisogno di uscire dalle secche di una certa rigidità di una vita spirituale, semplicemente osservante di norme o di regole, per aprirsi al soffio creativo dello spirito"

Mah...che cosa chiama Forte la rigidità di una vita spirituale? Quali sono le norme e regole di cui parla? E come sapere che è lo Spirito Santo che soffia e non un altro vento di quelli che annunciano e portano portano tempeste e distruzione? Mah!....


" E, finalmente, una Chiesa nel soffio dello Spirito e una Chiesa del ‘no’ alla nostalgia del passato, del ‘sì’ alla perenne novità e riforma che lo Spirito sucita..."

Nostalgia del passato....ma che vuol dire ? amare il passato dal quale veniamo, amarne i tesori e gli insegnamenti, sarebbe nostalgia? Dobbiamo girare le spalle al passato ? Una cosa è restare fermi nel passato girando le spalle all`oggi , un`altra rispettare, amare la Tradizione ed essere testimoni attivi oggi.
Io ho una certa nostalgia del passato, l`ho ancor più quando guardo certe novità che alcuni hanno preteso fossero creazione dello Spirito che soffia sulla Chiesa.
Ho piuttosto l`impressione che siano frutto di tanti spiriti individualisti ma non dello Spirito visto le divisioni ,derive e abusi che hanno generato!

Mah!..

E poi anche Benedetto XVI mostra nostalgia del passato con il Summorum Pontificorum ?
È forse per questo che Forte lo ha contestato ?

euge ha detto...

Carissimi amici del blog io personalmente sono rimasta molto delusa da Mons. Bruno Forte che ha sempre dimostrato verso Benedetto XVI, una certa considerazione. Ancora di più mi stupisco leggendo queste sue parole. Anch'io mi domando che cosa intende per rigidità della vita spirituale e quali sono queste regole di cui parla visto che, di rigido nella vita spirituale di oggi, soprattutto nella chiesa non c'è proprio nulla ansi!!!!!!!!!!! E vorrei allo stesso modo comprendere dove vorrebbe andare a parare, con l'affermare parlando di rinnovamento con lo Spirito Santo e che cosa intenda lui per rinnovamento perchè se è la stessa cosa che ho pensato io, allora forse sarebbe il caso di lasciare fuori lo Spirito Santo da certe contorte teorie! Per veritas:
le tue osservazioni sono del tutto condivisibili molti pensano che il Concilio Vaticano II ha danneggiato invece che aiutato la chiesa ad andare avanti ma, questo, secondo me dipenda dalla chiave di lettura che si vuole dare al Concilio stesso. Infatti, più di una volta e forse proprio con l'uscita del Motu Proprio " Summorum Pontificum", abbiamo detto e verificato, che molti hanno interpretato il Concilio, come una sorta di rottura con tutto quello che era stata la chiesa fino a quel momento mentre, forse a mio parere, il Concilio doveva essere visto, come uno strumento si di progresso ma, basato sulla continuità della tradizione. Abbiamo già detto mille volte io per prima, che non esiste progresso senza tradizione. Molti invece hanno considerato il Concilio Vaticano II come una sorta di 68 clericale. Torno a ripetere che profetiche furono le parole di Paolo VI attualissime sul fumo di satana entrato nella chiesa.