15 giugno 2008
Il Papa: "La Chiesa è fatta di peccatori che si lasciano trasformare da Dio in santi" (Radio Vaticana)
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Imitate la compassione di Cristo per i poveri e i deboli: così il Papa nella Messa a Brindisi. La Chiesa - ha detto - è fatta di peccatori che si lasciano trasformare da Dio in santi
Gli abitanti della città di Brindisi “siano segno e strumento della compassione, della misericordia di Cristo”. E’ questo il messaggio lanciato da Benedetto XVI dal porto della città pugliese, teatro questa mattina della seconda celebrazione eucaristica presieduta dal Papa in questo suo decimo viaggio pastorale Italia. Il Pontefice, che nel pomeriggio concluderà la sua visita in Puglia incontrando il clero locale prima di ripartire per Roma, ha poi recitato l’Angelus chiamando tutte le nazioni a superare l'indifferenza per contribuire alla pace nel mondo. La cronaca della celebrazione, nel servizio del nostro inviato, Alessandro De Carolis:
Non pietismo, ma solidarietà. Non assistenzialismo, ma condivisione. E’ questa la compassione secondo lo stile cristiano, che apre a una reale speranza verso il futuro perché fondata in Dio. E questa compassione Benedetto XVI ha chiesto sia il tratto distintivo della Chiesa e della società brindisina e pugliese. Un millennio dopo l’ultima presenza di un Pontefice a queste latitudini, le parole di un Papa hanno trasformato per un giorno un luogo di passaggio, traffici e fatica in uno spazio interiore. Il porto di Brindisi come una Piazza San Pietro sul mare, settantamila persone in ascolto del Papa tanto atteso, moltissimi i visi di ragazze e ragazzi attenti a quell’invito a sentirsi missionari sulla propria terra come gli Apostoli: uomini che Gesù chiamò, ha detto il Papa, non “perché erano già santi” ma perché “lo diventassero”.
Con indosso i paramenti sacri confezionati per l’occasione in “sciamito” - un tessuto brindisino medievale - Benedetto XVI ha presieduto la Messa al grande altare allestito sulla banchina di Sant’Apollinare del porto di Brindisi. A sottolineare il carattere di porta aperta verso Oriente dello scalo, la presenza del metropolita ortodosso d’Italia, Gennadios, che il Papa ha salutato ricordando “la vocazione ecumenica” propria della Chiesa di Brindisi. Una Chiesa che Benedetto XVI ha detto di voler confermare nel suo cammino di fede, insistendo su un atteggiamento ben preciso, quello della compassione:
“La compassione cristiana non ha niente a che vedere col pietismo, con l’assistenzialismo. Piuttosto, è sinonimo di solidarietà e condivisione, ed è animata dalla speranza. Non nasce forse dalla speranza la parola che Gesù dice agli apostoli: ‘Strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino’? E’ speranza, questa, che si fonda sulla venuta del Cristo, e che in ultima analisi coincide con la sua Persona e col suo mistero di salvezza, come bene ricordava nel titolo il quarto Convegno ecclesiale italiano, celebrato a Verona: Cristo risorto è la ‘speranza del mondo’”.
La compassione cristiana, ha osservato Benedetto XVI, accoglie non si impone, perché così si comportò Gesù con il suo stile “inconfondibile”, lo stile del Vangelo fatto di gesti “umili e discreti” che però, ha sottolineato, “contengono un’enorme potenzialità di rinnovamento”. E la Chiesa, ha proseguito il Papa, è chiamata ad essere, con quello stesso stile, santa e missionaria, seguendo anche la riflessione avviata dal Sinodo che sta impegnando la Diocesi di Brindisi-Ostuni:
“Al riguardo, è utile riflettere che i dodici Apostoli non erano uomini perfetti, scelti per la loro irreprensibilità morale e religiosa. Erano sicuramente credenti, pieni di entusiasmo e di zelo, ma segnati dai loro limiti umani, talora anche gravi. Dunque, Gesù non li chiamò perché erano già santi, ma affinché lo diventassero. Come noi. Come tutti i cristiani”.
“La Chiesa - ha ripetuto il Papa - è la comunità dei peccatori che credono all’amore di Dio e si lasciano trasformare da Lui, e così diventano santi”:
“Animati dalla speranza nella quale siete stati salvati, anche voi, fratelli e sorelle di questa antica Chiesa di Brindisi, siate segni e strumenti della compassione, della misericordia di Cristo (…) Questo mandato è rivolto ancora oggi in primo luogo a voi. Lo Spirito che agiva in Cristo e nei Dodici, è lo stesso che opera in voi e che vi permette di compiere tra la vostra gente, in questo territorio, i segni del Regno di amore, di giustizia e di pace che viene, anzi, che è già nel mondo”.
All’Angelus recitato subito dopo la Messa, molti applausi hanno fatto da contrappunto alle parole di Benedetto XVI, che ha ringraziato con calore i fedeli e l’impegno di chi, a vario titolo, gli ha consentito questo suo secondo ritorno in Puglia. Se all’omelia aveva indicato nella compassione e nell’accoglienza il modo di essere del cristiano, all’Angelus - dando alle sue parole un orizzonte mondiale, sulla falsariga di quanto detto nel suo discorso in aprile all’ONU - il Papa ha stigmatizzato “l’indifferenza” che talvolta impedisce agli Stati di prevenire i conflitti o di esplorare le vie diplomatiche più idonee per ricomporli. Quindi, con lo sguardo sui moli circostanti, ha concluso l’Angelus invocando Maria come “porto di salvezza per ogni uomo e per l’intera umanità”:
“La sua materna protezione difenda sempre questa vostra Città e Regione, l’Italia, l’Europa e il mondo intero dalle tempeste che minacciano la fede e i veri valori; permetta alle giovani generazioni di prendere il largo senza paura per affrontare con cristiana speranza il viaggio della vita. Maria, Porto di salvezza, prega per noi!”.
Un volo di colombe bianche ha idealmente portato le parole del Papa dal porto alla città che, dopo mille anni dall’ultimo arrivo di un Papa, potrà serbare di Benedetto XVI un ricordo duraturo nel Seminario diocesano da oggi a lui dedicato e intitolato.
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