28 settembre 2008

Card. Bertone: Benedetto XVI non solo «occidentale» (Cardinale)


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Bertone: questo Papa non solo «occidentale»

Benedetto XVI «Pontefice dell’Occidente»? Si tratta di un’affermazione un po’ infelice, perché rischia di imprigionare il Papa in uno schema culturale predefinito che non può essere quello del «Sommo pontefice della Chiesa universale»
E la Chiesa non è certo riducibile all’Occidente

DI GIANNI CARDINALE

Dal 18 al 21 settembre il cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone si è recato in Croazia per le celebrazioni del decennale della seconda visita al paese balcanico di Giovanni Paolo II. Il porporato, che ha visitato Spalato e Zagabria, nell’occasione ha, tra l’altro, incontrato le autorità civili (il presidente Stiepan Mesic e il premier Ivo Sanader), la Conferenza episcopale e ha benedetto le strutture della nuova l’Università Cattolica croata. Il più stretto collaboratore di Benedetto XVI ha inoltre presieduto una veglia di preghiera dei giovani cattolici e la messa per il decennale della beatificazione del cardinale Alojzije Stepinac. Avvenire ha posto alcune domande al cardinal Bertone su questo viaggio e anche su alcune altre questioni di attualità.

Eminenza, lei ha appena visitato la Croazia. L’arcivescovo Dominique Mamberti, 'ministro degli esteri' vaticano, ha già visitato Slovenia e Macedonia. Come mai questa attenzione particolare della Santa Sede verso i Balcani?

La Santa Sede è consapevole che la zona dei Balcani è uno snodo importante per il futuro dell’Europa e del mondo. Nel bene e nel male. In questa zona, nel recente passato, ci sono state violenze che sembravano inimmaginabili. Ma oggi c’è anche la possibilità che si possa stabilire una convivenza pacifica tra diverse etnie e gruppi religiosi che può essere di esempio anche in altre parti del mondo. È per questo che la Santa Sede segue con grandissima attenzione quello che accade nella zona. Attraverso i suoi nunzi che risiedono a Lubiana, Zagabria, Belgrado e Sarajevo. Ma anche attraverso gli episcopati di Slovenia, Croazia, Bosnia e con la giovane Conferenza episcopale dei Santi Cirillo e Metodio crea- ta nel 2006 per riunire i vescovi cattolici di Serbia, Kossovo compreso, Montenegro e Macedonia.

La Santa Sede è favorevole all’ingresso della Croazia nell’Unione europea?

Negli ambienti politici croati si era diffusa la sensazione che da parte della Chiesa cattolica ci fosse, per così dire, un atteggiamento euroscettico. Questa visita è servita anche a fugare questa percezione. La Conferenza episcopale croata è all’unanimità favorevole all’ingresso della Croazia nella Ue. La Santa Sede da parte sua guarda con simpatia a questa prospettiva. Fermo restando tuttavia che la Chiesa auspica che questo ingresso avvenga senza svendere il patrimonio storico, culturale e religioso che contraddistingue la Croazia, come altri Paesi di forte tradizione cristiana e cattolica.

Parlando a Zagabria lei ha rivendicato ai vescovi il diritto dovere di esprimere il proprio parere nel pubblico dibattito. Come è stato accolto questo parere?

È stato accolto con rispetto. Devo dire che in Croazia, come altrove d’altronde, non manca chi vorrebbe una Chiesa silente sui temi che toccano, ad esempio, questioni eticamente sensibili. Da parte mia ho ricordato che, alla luce di quanto scritto nella Costituzione Gaudium et Spes (n. 76), pur spettando ai governi e ai parlamenti l’emanazione delle leggi dello Stato, i vescovi possono esprimere il loro parere, anche allo scopo di veder corrette o migliorate le leggi stesse.

Alcune fonti giornalistiche affermano che la Santa Sede non ricompenserebbe, in termini di attenzione, la particolare vitalità della Chiesa cattolica in Africa. È davvero così?

Mi sembrano considerazioni superficiali, ingenerose, disinformate. Basti pensare al fatto che tra i primi atti di Benedetto XVI c’è stata una lettera scritta al presidente di turno dell’Unione Europea, Angela Merkel, proprio per sollecitare l’interesse nei confronti dell’Africa.
Il Papa ha poi confermato il secondo sinodo per l’Africa che si celebrerà il prossimo anno. Senza contare che la Santa Sede ha accresciuto la sua rete diplomatica nel continente: nell’ultimo anno sono state già create due nuove sedi di nunziatura in Burkina Faso e in Liberia e, come è ormai noto, il Papa desidera compiere un viaggio apostolico in Africa nel prossimo 2009.

Qualcuno ha scritto che Benedetto XVI può essere considerato «Il Papa dell’Occidente»...

A questo proposito mi piacerebbe citare quanto disse il cardinale Joseph Ratzinger, allora prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, nel corso di un incontro-dialogo con il professor Ernesto Galli della Loggia, svoltosi a Palazzo Colonna a Roma nell’ottobre del 2004...

Prego.

Sosteneva il futuro Benedetto XVI: «La Chiesa sostanzialmente non può riconoscersi nella categoria 'Occidente'. Sarebbe sbagliato storicamente, empiricamente, teologicamente. Storicamente, sappiamo che il Cristianesimo è nato nell’incrocio di Europa, Asia e Africa, e questo indica anche qualcosa della sua essenza interna […]. Ai suoi inizi, l’espansione del Cristianesimo andava ugualmente a Oriente, verso Cina, India, Persia, Arabia, e a Occidente. Dopo la nascita dell’Islam, gran parte di questa cristianità orientale è purtroppo scomparsa. Ma non del tutto, perché esistono elementi di queste cristianità storiche che testimoniano la sua universalità, e anche la cristianità europea si divide in occidentale e orientale […]. Empiricamente, non solo abbiamo questa grande eredità storica, ma il Cristianesimo è presente, con minoranze di forza spirituale riconosciuta, in tutti i continenti. Sempre più l’asse della cristianità si sposta verso i nuovi continenti, verso Africa, Asia, America Latina. L’Europa è ancora una fonte essenziale per lo sviluppo del Cristianesimo, tuttavia comincia a emarginarsi proprio con la discussione sulla sua identità. Teologicamente, la Chiesa, per sua essenza, dovrebbe trascendere le culture, non essere di fatto legata a una cultura determinata ma aiutare l’esodo dal carcere di una cultura e la comunicazione delle culture».

Quindi non trova corretto definire l’attuale pontefice come «Papa dell’Occidente »?

Si tratta di un’affermazione un po’ infelice, perché rischia di imprigionare il Papa in uno schema culturale predefinito che non può essere quello del 'Sommo pontefice della Chiesa universale' che non è riducibile all’Occidente. Anche se può avere una sua validità se interpretata nel senso che Benedetto XVI più volte ha invitato l’Occidente a non tradire la sua storia, la sua tradizione spirituale, a non rinnegare se stesso.

Non si placano gli atti di intolleranza contro i cattolici in India. Crede che la comunità internazionale stia facendo il suo dovere per cercare di contrastare questa ondata di violenza?

Sono fatti sconvolgenti, che meravigliano ancor di più se si pensa alla ricca tradizione di tolleranza che contraddistingue un grande paese come l’India. Noi auspichiamo un intervento più deciso delle autorità locali e federali per evitare che questi fatti tremendi non si ripetano più.

È vero che la comunità internazionale è rimasta un po’ defilata di fronte a questi tragici avvenimenti. In altri casi si è mostrata indubbiamente un po’ più vigile. Ma si auspica che vi siano al più presto occasioni di incontri per interventi più puntuali.

Anche come studioso della dottrina sociale della Chiesa, quale riflessioni le suscitano le ultime vicende che hanno interessato la finanza internazionale? Siamo davvero ad una svolta epocale?

Lo scorso 6 luglio il Papa aveva chiesto ai partecipanti al G8 che 'al centro delle loro deliberazioni mettano i bisogni delle popolazioni più deboli e più povere, la cui vulnerabilità è oggi accresciuta a causa delle speculazioni e delle turbolenze finanziarie e dei loro effetti perversi sui prezzi degli alimenti e dell’energia'. In effetti in questa fase il capitalismo sembra essersi involuto in una forma di mercatismo finanziario senza più regole. Per questo è auspicabile che la politica, e in concreto la comunità internazionale, si assumano le responsabilità che loro competono anche nella governance finanziaria.

Eminenza, sabato prossimo 4 ottobre il Papa si recherà in visita al Quirinale. Cosa può dire a tale proposito?

Papa Benedetto XVI restituirà così la visita che il presidente Giorgio Napolitano, che dimostra sempre di essere il presidente di tutti gli italiani, ha fatto qui in Vaticano il 20 novembre 2006. È significativo che questo avvenga nel giorno della festa di san Francesco d’Assisi, patrono d’Italia. Credo di poter dire che sarà l’occasione per poter confermare gli eccellenti rapporti che intercorrono tra la Santa Sede e la Repubblica italiana, sapientemente regolati dai Patti Lateranensi e custoditi dalla Costituzione. Rapporti che devono e sono sempre segnati dal comune impegno a favore del bene comune, per la prosperità di questa nostra bella Italia.

© Copyright Avvenire, 28 settembre 2008

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