26 settembre 2008
Scuola cattolica, fatto di giustizia: il pre-giudizio ne fa una riserva indiana (Paolucci)
Vedi anche:
Il Papa al Movimento "Retrouvaille": "Il vostro è un servizio "contro corrente". Oggi, infatti, quando una coppia entra in crisi, trova tante persone pronte a consigliare la separazione"
Per la Cei il Papa sceglie Monsignor Crociata, l'uomo del dialogo (Fontana)
Amenità giornalistiche sul viaggio del Papa a Parigi: la terza gamba di Sarkozy diventa un caso :-)
Dopo Betori c'è Crociata come segretario della Cei (Bobbio)
«Misericordia e ragione le sfide della Chiesa di oggi» (Dignola)
Mons. Crociata: «Chiamato a servire la comunione tra i vescovi» (Mazza)
Igor Man: "Pio XII, oltre il silenzio l'attiva pietà" (La Stampa)
La notizia che non troveremo sui giornaloni italiani: negli Usa sospesa un'esecuzione capitale per intervento del Papa e di Jimmy Carter
Eugenia Roccella sul testamento biologico: "Non ci si può affidare all'arbitrio dei giudici" (Il Giornale)
Svolta al Sinodo dei vescovi: il Papa invita a parlare un rabbino (Accattoli e La Rocca)
Il ruolo dell'università alla luce degli insegnamenti di Benedetto XVI (Osservatore Romano)
I cattolici tedeschi chiamati alla responsabilità dell'evangelizzazione (Osservatore Romano)
Un film può fare male se è un servizio alla demenza. Chiedere a Don Canio che si è preso duecento punti di sutura...(Rondoni)
Rosso "malpela" la caricatura ecumenica della Chiesa Cattolica e Valdese fatta da Repubblica. Errore gravissimo di declinazione latina
Card. Ruini: "La Cei è sempre dalla parte della vita. E la linea non cambia" (Muolo)
D'Agostino: "Il testamento c'è già: ora bisogna arginare e cambiare"
Il Papa: "La scuola cattolica è un contributo prezioso all’edificazione del bene comune dell’intera società italiana"
Mons. Crociata nuovo segretario Cei, sostituisce Betori
Il paese natale di Benedetto XVI si gemella con quello di Giovanni XXIII
Laicità...l'editoriale di Giulio Andreotti (30Giorni)
Il dono di insegnare, ecco la lezione del professor Ratzinger (Il Giornale)
Pedofilia nel clero: chiusa l'istruttoria sul "caso" Cantini. Forse a decidere sarà personalmente il Papa (Carratù)
Francesco Agnoli: "I laicisti trionfano: dopo il testamento biologico l'eutanasia"
Pompei: gioia e preparativi per l'arrivo del Papa (Rossi)
Gianni Gennari: "L'«Inchiesta» di Augias-Cacitti? Tante sparate senza nessuna prova. Vero bersaglio del libro? Benedetto XVI"
SCUOLA CATTOLICA, FATTO DI GIUSTIZIA
IL PRE-GIUDIZIO NE FA UNA RISERVA INDIANA
GIORGIO PAOLUCCI
Una volta le chiamavano 'le scuole dei preti'. E nell’immaginario collettivo di molti, lo sono ancora. La scuola cattolica? Una specie di ghetto dorato frequentato da gente benestante. Roba da ricchi, roba per pochi. Pregiudizi che crollano se confrontati con la realtà.
Basterebbe fare un giro negli istituti fondati per l’educazione del popolo da tante congregazioni religiose e, sempre più numerose, da associazioni e cooperative di famiglie: gli asili parrocchiali, i centri di formazione professionale – solo per fare due esempi tra i più noti –, ma anche tante scuole elementari, medie e superiori. Una proposta per chiunque. Per i ricchi e per i poveri. Perché l’educazione non è affare per pochi, ma necessità di tutti. Ed è un dinamismo che per mettersi in azione e per continuare a vivere ha bisogno della libertà, come un uomo ha bisogno dell’aria per respirare.
Senza libertà, l’educazione soffoca. Per questo, chi chiede libertà di educazione non difende un privilegio ma rivendica un sacrosanto diritto civile.
Lo ha ricordato ieri, per l’ennesima volta, Benedetto XVI ricevendo i rappresentanti della scuola cattolica: «È necessario che si abbia matura consapevolezza non solo della sua identità ecclesiale e del suo progetto culturale, bensì pure del suo significato civile, che va considerato non come difesa di un interesse di parte, ma come contributo prezioso all’edificazione del bene comune dell’intera società italiana».
Dal 2000 è stato introdotto in Italia il sistema paritario che riconosce alle scuole non statali (che offrano determinati requisiti) lo stesso ruolo riconosciuto a quelle di proprietà dello Stato. Tutte insieme, con pari dignità, svolgono un servizio pubblico. Un riconoscimento sul piano dei principi, al quale però non ha fatto seguito un adeguato sostegno finanziario. Una specie di medaglia al valore, che certo non allevia la situazione di tanti istituti costretti a fare i conti con crescenti difficoltà di bilancio. Ogni anno lo Stato italiano risparmia 6 miliardi di euro grazie al servizio educativo prestato a un milione di giovani dalle dodicimila scuole cattoliche, alle quali eroga soltanto 500 milioni. E rari – quanto benemeriti e profetici – sono i casi di Regioni che hanno imboccato la strada di un contributo economico alle famiglie. In definitiva i conti non tornano: questa parità è zoppa.
I conti non tornano nelle casse degli istituti e di tanti genitori che spesso sopportano enormi sacrifici economici per pagare le rette di iscrizione e frequenza. Magari rimandando nel tempo il cambio di un’automobile già vecchia, o risparmiando sull’abbigliamento, sulle vacanze, sulle spese di casa. Si stringe la cinghia per un bene più grande: offrire ai propri figli un’educazione armonica con quella che viene offerta tra le mura di casa. È un privilegio, questo? O non è piuttosto il sogno di ogni padre e di ogni madre? Ci sono tanti modi con cui lo Stato può battere un colpo sul piano economico a favore di un sistema realmente paritario: intervenendo a favore dei singoli istituti, aiutando direttamente le famiglie o realizzando una politica fiscale che permetta – attraverso un sistema di detrazioni – di alleviare il peso delle rette.
Ma al di là del legittimo dibattito sugli strumenti più adeguati per realizzare una parità effettiva, c’è un «pre-giudizio» culturale col quale fare i conti: quello che guarda al mondo della scuola cattolica come a una sorta di riserva indiana nella quale tenere confinata una parte della società italiana.
È tempo di superare questo pregiudizio – e sarebbe un segnale di vera modernità –, prendendo atto di una realtà che racconta di migliaia di insegnanti e dirigenti che lavorano per il bene comune. Che ogni giorno si spendono per mettere in campo risposte qualificate e piene di 'senso' a quell’emergenza educativa da tempo denunciata come il più insidioso virus che sta minando la nostra convivenza.
© Copyright Avvenire, 26 settembre 2008
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento