27 settembre 2008

Impronta ratzingeriana sul Papato: in tre anni rinnovata la Curia e la Cei (Accattoli e Tosatti)


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La nomina Succede a monsignor Betori

Crociata, da neo vescovo a segretario della Cei

Luigi Accattoli

CITTÀ DEL VATICANO

Viene dalla Sicilia, non ha mai lavorato nella Cei, è vescovo solo da un anno, come formazione è un docente di teologia: la scelta del nuovo segretario della Conferenza episcopale, Mariano Crociata, pare si debba a un'intuizione personale del presidente cardinale Bagnasco ed è una sorpresa anche per il personale degli uffici della Cei.
Nonostante la novità che porta con sé, la figura del successore di Giuseppe Betori (nominato arcivescovo di Firenze) dovrebbe risultare gradita a tutti nel mondo ecclesiastico: non appartiene a nessuna cordata, è un uomo fine nel rapporto umano, colto, moderatamente innovatore. Potrà fare da cerniera tra lo staff ruiniano della Cei e l'aspirazione al nuovo impersonata dal presidente Bagnasco e incoraggiata dalle componenti che ultimamente si sentivano meno rappresentate da quello staff.
Cinquantacinque anni, nato a Castelvetrano (Trapani), Crociata è sacerdote dal 1979 e dal luglio 2007 è vescovo di Noto, dopo essere stato vicario generale a Mazara del Vallo. È stato parroco e assistente dell'Azione cattolica. Ha studiato anche a Roma, essendo alunno del Capranica e addottorandosi alla Gregoriana. Nella Facoltà teologica di Palermo ha diretto il dipartimento di Teologia delle religioni, che ha organizzato vari convegni sull'islam. Prenderà possesso dell'ufficio il 20 ottobre, mentre il 26 ottobre Giuseppe Betori farà il suo «ingresso » a Firenze.
I segni principali della scelta sono due: la meridionalità e la pastoralità. Mai la Cei aveva avuto un segretario (e tampoco un presidente) proveniente dal Mezzogiorno. La questione è stata fatta valere dai vescovi meridionali e Bagnasco li ha ascoltati. L'altro segno è la lontananza — come formazione — dagli ambienti della politica e della vita pubblica in generale. E qui l'identikit corrisponde a quello del presidente Bagnasco: anch'egli un uomo di studio, estraneo a ogni ribalta e poco pratico del mondo politico e istituzionale.
Si può vedere in questa nomina un altro passo verso quel riequilibrio di ruoli dichiaratamente perseguito dal cardinale Bertone: la Cei accentua la sua caratterizzazione pastorale mentre i rapporti con lo Stato saranno curati soprattutto dalla Segreteria di Stato vaticana.
Se si dà un'occhiata agli organigrammi, in questi tre anni del papato ratzingeriano sono venuti meno tutti i vecchi nomi della Curia vaticana che si occupavano dell'Italia, se si eccettua il cardinale Re (presiede alla nomina dei vescovi), e risulta pienamente rinnovato il vertice della Cei. Unico forte elemento di continuità con la gestione ruiniana della Conferenza episcopale resta Betori, che come arcivescovo di Firenze continuerà a sedere nel Consiglio permanente.

© Copyright Corriere della sera, 26 settembre 2008

LA DECISIONE PRESA FRA UNA TERNA PROPOSTA DAL CONSIGLIO DELLA CONFERENZA EPISCOPALE

Alla Cei il primo vescovo del Sud

Delusi i «ruiniani» che avrebbero preferito altri nomi tra cui Giuliodori o Mogavero

MARCO TOSATTI

CITTÀ DEL VATICANO

Dalla berretta cardinalizia Angelo Bagnasco ha tirato fuori una soluzione a sorpresa per il posto di Segretario generale della Cei: Mariano Crociata, 55 anni, vescovo da meno di un anno di Noto, teologo, impegnato nel dialogo interreligioso (ha ospitato Mohammad Khatami alla Pontificia Facoltà di teologia della Sicilia, nel maggio 2007, qualche mese prima di essere nominato vescovo). Per ottenere questo risultato il sorridente e discreto Presidente della Cei ha dovuto destreggiarsi con non poca abilità fra scogli e marosi. All’inizio, quando si è cominciato a parlare di una possibile partenza di Betori, il Segretario di Stato non nascondeva la sua preferenza per una nomina a Segretario della Cei di Arrigo Miglio, vescovo di Ivrea, a cui forse si apriranno presto altri non lontani orizzonti, cardinalizi.
Bagnasco non l’avrebbe preferito; e dopo qualche settimana Benedetto XVI fece sapere, a tutti quelli che facevano cadere ai piedi del soglio pontificio suggerimenti e nomi di aver delegato la scelta del «N.2» della Cei al Presidente.
Prima della fine dell’era Ruini, che adesso si può considerare veramente conclusa, però erano state avanzate un’idea e una candidatura. Qualcuno aveva notato, e fatto rilevare, che nella sua storia pluridecennale la Cei non aveva mai avuto un Presidente, o un Segretario che fossero nati più a Sud di Roma. Insomma, si era posta una «questione meridionale» per i vescovi, e il nome più adatto a colmare questo vuoto storico era quello di Cataldo Naro, arcivescovo di Monreale; che però venne a mancare all’improvviso nel 2006. Quindi, quando la nomina di Giuseppe Betori a Firenze ha posto in maniera concreta il problema di un sostituto si è pensato anche a un vescovo meridionale. E di nomi ne sono girati parecchi: fra l’altro quello di Marcello Semeraro, vescovo di Albano, ma pugliese di origine. I ruiniani ovviamente avrebbero preferito qualcuno di legato al «cardinal sottile»; e oltre a Claudio Giuliodori, giovane vescovo di Macerata, e responsabile della commissione che si occupa di mass media, si era pensato a Domenico Mogavero, titolare della diocesi di Mazara del Vallo, che ha speso molti anni a Roma negli uffici della Cei. Quindi, oltre a essere siciliano, aveva il merito di conoscere molto bene la macchina: un elemento prezioso, in questa stagione, in cui il Presidente non è più il Vicario del Papa a Roma, ma un vescovo residenziale, che deve dividersi fra la sua diocesi e la Cei. Poi, all’improvviso, Mariano Crociata è emerso, come un vero outsider e ha tagliato il filo del traguardo. C’è chi dice che la sua fortuna sia legata a quella del vescovo di Messina, Calogero La Piana, salesiano come il cardinale Bertone, e di conseguenza... Altri sostengono che il suo nome sia stato avanzato con dolcezza dal fronte ruiniano, senza parere. Voci e teorie difficilmente controllabili. Quello che è sicuro è che si tratta di un uomo finora lontano dal proscenio; nasce a Castelvetrano da una famiglia molto religiosa, e ha contatti di rilievo in campo teologico. È stato alunno dell’Almo Collegio Capranica, a Roma, ed ha frequentato i corsi di filosofia e di teologia presso la Pontificia Università Gregoriana, conseguendo il Dottorato in Teologia. Con Piero Coda, docente di teologia al Laterano ha scritto «Compassione di Dio e sofferenza dell’uomo nelle religioni monoteiste». Il suo stemma episcopale porta una croce rossa, a ricordo del sacrificio di Cristo, e onde rosse, a evocare il mar Rosso; un altro richiamo al suo interesse per l’Oriente e il dialogo. Qualcuno, nel tentativo di bloccare quella che sembrava una nomina ormai sicura, pare abbia cercato di accusarlo di essere troppo progressista. Evidentemente, senza troppo successo.

© Copyright La Stampa, 26 settembre 2008

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