30 settembre 2008
La Chiesa in Asia preoccupata per le violenze anticristiane in India (Osservatore Romano)
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Intervento delle Conferenze episcopali del continente sull'aggravarsi della situazione
La Chiesa in Asia preoccupata per le violenze anticristiane in India
New Delhi, 30.
Si va sempre più aggravando l'ondata di attacchi nei confronti della comunità cristiana in India e i presuli del Paese, cui si sono uniti anche quelli dell'intero continente asiatico, esprimono profonda preoccupazione per la difficile situazione. In particolare modo nello Stato dell'Orissa si sono registrate negli ultimi giorni diverse violenze: ben centonove abitazioni e tre chiese sono state danneggiate o distrutte dai fondamentalisti indù, nel solo distretto di Kandhamal. Inoltre i cadaveri di tre persone sono stati trovati nel fiume che attraversa la zona. I corpi sono quelli di una coppia e di una donna che erano scomparsi dopo aver distribuito del vaccino agli abitanti di un villaggio. Una fonte sottolinea che "la situazione è insostenibile e che c'è un vero e proprio progetto sistematico per eliminare la vita cristiana, uccidendo persone e distruggendo proprietà". Una dozzina di feriti è, infine, il bilancio di scontri tra cristiani e indù avvenuti nel villaggio di Rudangia, rende noto la Reuters.
In un messaggio l'arcivescovo di Cotabato e segretario generale della Federazione delle Conferenze episcopali dell'Asia (Fabc), Orlando B. Quevedo, dichiara che i presuli "sono profondamente preoccupati per i molti atti di violenza perpetrati ai danni della Chiesa cattolica in India, contro sacerdoti, religiosi, laici, strutture, luoghi e oggetti sacri". E specifica: "Siamo ugualmente preoccupati per le sofferenze degli altri cristiani: leggiamo ogni giorno di uccisioni e distruzioni". Poi aggiunge: "Come è tragica oggi l'immagine di quello che una volta era un Paese di grande armonia e tolleranza religiosa, rovinata da una minoranza di estremisti". E conclude invocando: "Preghiamo il Dio dell'amore e della pace, attraverso l'intercessione della Beata Vergine Maria, affinché la violenza possa fermarsi e tutti coloro che sono inclini a essa possano tornare sui propri passi e scoprire il giusto cammino verso una relazione pacifica e armoniosa con i propri fratelli e sorelle cristiani".
Il messaggio, inoltre, rivolge un forte appello alle autorità governative perché fermino le aggressioni e condannino i responsabili.
L'intervento dei vescovi asiatici giunge in un momento in cui gli attacchi da sporadici sono diventati sistematici, quasi quotidiani e si sono estesi in vari Stati, coinvolgendo, oltre all'Orissa, il Kerala, il Karnataka, l'Andra Pradesh, il Madhya Pradesh, il Chattisgarh e il Tamil Nadu. Da parte sua la Conferenza episcopale in India (Cbci) ha diffuso un ulteriore appello. I presuli si dicono "scioccati e preoccupati per gli episodi di estrema violenza contro i cristiani" e esprimono disappunto "per l'apatia e l'indifferenza del Governo, a livello centrale e nei singoli Stati".
Secondo l'assemblea "l'antica civiltà dell'India viene umiliata e i suoi valori di verità, tolleranza e rispetto, gelosamente preservati per secoli, vengono calpestati".
I presuli fra l'altro avanzano precise richieste: a partire da misure forti, come l'immediato contrasto ai fondamentalisti, che devono essere banditi e fermati come "terroristi"; la compensazione alle chiese cristiane per le violenze subite; l'individuazione e il processo dei responsabili. Si ribadiscono poi i diritti costituzionali di cui godono i cittadini indiani di fede cristiana, come tutti gli altri cittadini della nazione. Infine si ricorda l'esempio della Chiesa, rilevando la risposta delle comunità cristiane aggredite, sempre improntata alla non violenza, alla pace e al perdono.
Gli attacchi alla comunità hanno creato comunque un clima di accesa tensione in molti villaggi rurali, le aree preferite dai fondamentalisti per contrastare i cristiani. La comunità è infatti accusata, tra l'altro, di fare proselitismo soprattutto nelle zone più remote della nazione, dove maggiore è la presenza di tribali e dalit.
Il vescovo ausiliare di Bombay, Agnelo Rufino Gracias, in una sua recente analisi, ha ribadito che i cristiani sono attaccati per le conversioni. Per il presule, "i partiti fondamentalisti Vishawa Hindù Parishad (Vhp) e il Bajrang Dal (Bd), agitano in modo costante lo spettro delle conversioni" ma, replica, "se ci fossero migliaia di conversioni, il numero dei cristiani sarebbe altissimo e, invece, è l'opposto". L'analisi elenca alcuni dati a proposito e riferisce un calo dei cristiani a confronto con tutta la popolazione: due e sei per cento nel 1971; due e quarantaquattro per cento nel 1981; due e trentadue per cento nel 1991 e due e tre per cento nel 2001. La diminuzione, secondo il vescovo, è proseguita inoltre negli anni successivi.
Monsignor Gracias evidenzia altresì che il fatto che i governi degli Stati indiani non siano in grado di dimostrare alcun caso di conversione, è un segno ulteriore che l'accusa è soltanto una bugia; come anche il fatto che molti indù preferiscono mandare i loro figli nelle scuole cristiane per ricevere un'educazione più adeguata.
(©L'Osservatore Romano - 1 ottobre 2008)
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