8 ottobre 2007

Cromosoma artificiale: lo speciale di Avvenire


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La vita artificiale potrebbe essere dietro l’angolo: probabilmente ne sapremo di più lunedì prossimo, se Craig Venter, il biologo americano imprenditore delle bio­tecnologie, ne darà, come pare, l’annun­cio ufficiale. Per ora ne abbiamo potuto leggere sul Guardian: Venter e la sua équi­pe di ricercatori hanno sintetizzato in la­boratorio un cromosoma riproducendo la gran parte del patrimonio genetico di un batterio esistente in natura.
Si è ottenuto quindi un cromosoma inte­ramente sintetico, creato cioè esclusiva­mente in laboratorio, 'copiando' quasi completamente la sequenza del Dna di un essere vivente di struttura semplice, come un batterio. Questo patrimonio genetico completamente artificiale sarà inserito in una cellula vivente, e ci si aspetta che ne assuma il controllo, avviandone tutti i pro­cessi biochimici tipici di un batterio. Se l’e­sperimento funzionerà, avremo un nuovo organismo con una 'centrale di controllo', ossia il patrimonio genetico, interamente artificiale.
È una delle tappe di un progetto partito nel 2002, al quale ha dedicato un servizio speciale già un anno fa il settimanale Eco­nomist, in cui si spiegava che Venter e i suoi collaboratori sono pionieri della 'biologia sintetica', una branca della scienza che si propone la creazione di forme di vita non esistenti in natura, e la ri-progettazio­ne di organismi già esistenti – come nel caso annunciato dal Guardian. Cen­tinaia di milioni di dollari sono già sta­ti investiti nel setto­re: la Synthetic Ge­nomics per esem­pio, l’azienda fon­data da Venter, ha come obiettivo lo sviluppo di micror­ganismi che per­mettano la produzione a basso costo di fonti di energia alternativa. Scienziati di Berkeley, invece, si occupano della possi­bilità di produrre medicine a basso costo, mettendo a punto «fabbriche viventi di far­maci »: si cerca di utilizzare microrganismi che siano capaci di produrre essi stessi dei farmaci, sostituendo costosissimi proces­si in laboratorio.
Sono solo due delle infinite possibilità che la 'biologia sintetica' sembra offrirci, e sa­rebbe sciocco non augurarsi di raggiun­gere certi traguardi: ben vengano fonti di energie alternative, per non parlare della possibilità di ottenere farmaci meno co­stosi! I problemi sono altri, innanzitutto quello della sicurezza: non c’è solo il peri­colo di sviluppare nuovi agenti patogeni, o comunque pericolosi per l’uomo. In pre­senza di nuove forme di vita, si moltipli­cherebbe per mille il problema posto at­tualmente dagli organismi geneticamen­te modificati, e cioè la loro interazione con l’ambiente. Che succederà quando forme di vita artificiali – anche semplici come batteri – entreranno in contatto con gli es­seri viventi naturalmente presenti nel no­stro pianeta? Quali modifiche potranno portare negli ecosistemi?
È curioso, poi, il modo con cui si parla di certa scienza. È certamente legittimo, e guai se non ci fosse, l’entusiasmo di chi, a­vendo dedicato la vita alla ricerca, si trova di fronte a risultati importanti e sensazio­nali, e immagina scenari futuri in cui le ap­plicazioni delle scoperte fatte potranno ri­voluzionare le condizioni di tutti noi. Ma non si capisce perché il tono debba esse­re quello di chi si mette in concorrenza col Padre Eterno. Quando gli è stato chiesto se lui e i suoi collaboratori stessero gio­cando a essere Dio, Hamilton Smith, pre­mio Nobel per la Fisiologia e la Medicina e a capo dell’équipe di Venter, ha risposto: «Noi non stiamo giocando». E Venter stes­so, parlando delle sue recenti ricerche, di­ce di «impersonare la parte di Dio».
Come se la partita della scienza non fosse l’eterna sfida fra la ragione umana e la pos­sibilità di comprendere il significato della realtà, ma il tentativo – finora inutile – di sostituirsi a Chi quella realtà l’ha creata.

© Copyright Avvenire, 7 ottobre 2007


«Pronto il Dna artificiale»

Il biologo americano Venter: «Ecco il codice genetico di sintesi»

DI ALESSANDRA TURCHETTI

Ha fatto il giro del mondo in poche ore la notizia della creazione del primo cromosoma artificiale annunciata da Craig Venter, il biologo americano fra i maggiori protagonisti della corsa alla mappatura del genoma umano. Il risultato è stato divulgato con grande enfasi, nello stile del ricercatore, che ha parlato di «un importante passo filosofico nella storia delle nostre specie».
Secondo Venter, infatti, il dato ottenuto ha il significato di una svolta epocale perché «permette il passaggio dalla capacità di leggere il codice genetico alla possibilità di scriverlo, aprendo la strada a cose impensabili fino a oggi». In poche parole, alla creazione di una nuova forma di vita artificiale.
Ma che cosa hanno fatto, esattamente, i 20 scienziati del suo gruppo di ricerca?
In laboratorio hanno sintetizzato un intero cromosoma partendo da quello del batterio Mycoplasma genitalium, un organismo unicellulare di cui si conosceva l’intera sequenza del Dna. Il codice genetico si organizza, infatti, in una struttura particolare chiamata cromosoma, costituita da proteine intorno alle quali si avvolge il filamento di Dna. Il cromosoma batterico è stato copiato nelle parti essenziali, quelle che assicurano il processo vitale, e nella tappa finale del processo sarà inserito in una cellula vivente di cui dovrebbe assumere il controllo, dando origine, secondo i ricercatori, ad una nuova forma di vita artificiale. 'Mycoplasma laboratorium' è il nome con cui è stato ribattezzato. Il gruppo aveva già trapiantato con successo il genoma di un batterio nella cellula di un altro, e per questo motivo Venter è certo che la stessa tecnica funzionerà per il cromosoma creato artificialmente. La nuova forma di vita dipende, infatti, dalla sua abilità di replicarsi nella cellula in cui viene iniettato. Poiché, tuttavia, utilizza l’apparato molecolare di questa cellula, in un certo senso non si tratterà di un’entità completamente sintetica.
La notizia è stata data con grande risalto dal quotidiano britannico preannunciando l’acceso dibattito che l’esperimento avrebbe provocato sul piano etico per l’implicazione che comporta in riferimento alla creazione di nuove specie. Ma ne vengono messe in risalto anche le potenzialità. Ad esempio, in relazione al problema del riscaldamento globale, alla ricerca di energie alternative e nuovi farmaci per la cura di malattie.
«Nessuna nuova scoperta scientifica.
L’esperimento di Venter rappresenta semplicemente un’evoluzione tecnica in più» ha affermato ai microfoni di Radio Vaticana il genetista Angelo Vescovi dell’istituto San Raffaele di Milano. «Non vedo assolutamente Frankenstein alla porta, ma è importante uno sviluppo, in parallelo a questi grandi progressi della scienza, di una cultura, di una filosofia e di una bioetica che controbilancino questi sviluppi della ricerca».

© Copyright Avvenire, 7 ottobre 2007


PREOCCUPATO
Dallapiccola: «Ci vuole cautela Sollecito un dibattito bioetico»

Attenzione a credere che arriveremo a fare una nuova forma di vita ar­tificiale o addirittura l’uomo artificiale. È senz’altro una notizia mol­to interessante dal punto di vista scientifico ma anche una pericolo­sa arma a doppio taglio». Così si esprime Bruno Dallapiccola, genetista dell’Uni­versità La Sapienza di Roma e copresidente dell’associazione 'Scienza&Vita'. «Già negli anni ’90 - spiega - si è tentato, senza successo, di costruire dei piccoli cromo­somi che potessero essere utilizzati per la terapia genica inserendovi il gene sano per poi trapiantarli in una cellula malata. Qui l’esperimento è diverso perché Ven­ter ha ricostruito quasi tutta la sequenza genetica di un organismo unicellulare che ha in sé tutta l’informazione sufficiente e necessaria per esprimersi. Ma ciò che si potrebbe creare è una nuova cellula che definirei una potenziale bomba ad orolo­geria A« nelle mani sbagliate. Nel senso che, se da un lato potrebbe rappresentare una nuova importan­te via per produrre farmaci, ormoni, fare utili cor­rezioni genetiche a scopo terapeutico, dall’altra po­trebbe essere un’arma biologica di estrema peri­colosità. Sollecito urgentemente il dibattito bioe­tico. Una cellula di questo genere ce l’abbiamo sot­to gli occhi tutti i giorni, purtroppo. Sto parlando ­conclude il professore - di quella tumorale, che trae origine proprio dalle mutazioni che ne colpiscono il patrimonio genetico». (A.Tur.)

© Copyright Avvenire, 7 ottobre 2007


SODDISFATTO
Boncinelli: «Scopo? Creare staminali da laboratorio»

L'obiettivo finale degli esperimenti di Craig Venter è la creazione di staminali di laboratorio, altro che uomo bionico», avverte Edoar­do Boncinelli, genetista dell’ospedale San Raffaele di Milano. «Cel­lule totipotenti come quelle embrionali, ma senza alcun dilemma etico, per a­vere pezzi di ricambio per l’uomo. Ma prima di arrivare a tanto potremo otte­nere batteri e microrganismi comunque utili. Per esempio, capaci di digerire so­stanze tossiche e veleni o in grado di pulire il mare dal petrolio. È una conqui­sta conoscitiva importantissima quella della cosiddetta 'ingegnerizzazione' dei batteri». Meno cauto è Giuseppe Novelli, genetista dell’università di Tor Verga­ta di Roma. «Gli studi di Venter sono molto importanti – spiega Novelli – il suo obiettivo, in parte già raggiunto a quanto sembra dall’annuncio, è riuscire tra­sferire un pò alla volta il genoma all’interno dei ’L« batteri, e vedere come i singoli geni si attivano. Secondo Novelli le applicazioni pratiche saran­no molte appena la tecnica verrà messa a punto: i batteri prodotti saranno pilotati dal Dna artifi­ciale introdotto, quindi saranno in grado di fare quello che si sceglie come obiettivo, ad esempio determinati farmaci. Non teme conseguenze ne­gative come la costruzione di armi batteriologi­che. «Sono i soliti signori che hanno paura del fu­turo', ha dichiarato». (A.Tur)

© Copyright Avvenire, 7 ottobre 2007

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