19 gennaio 2008

Il Papa affascina la Sapienza: lo speciale di "Avvenire"


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IL PAPA E L'OSCURANTISMO INTOLLERANTE DEI LAICISTI UNIVERSITARI: LO SPECIALE DEL BLOG

L’incontro mancato. Ieri mattina l’inaugurazione dell’anno accademico.
L’intervento di Benedetto XVI letto da un docente. Il rettore: lo inviterò ancora


Il Papa affascina la Sapienza

Lungo applauso per il discorso inviato da Benedetto XVI

● L’ateneo romano presidiato dalle forze dell’ordine, ma i contestatori si sono trovati isolati. Mussi: non capisco perché Benedetto XVI non possa essere qui.
Veltroni: inaccettabile ciò che è successo
● E intanto i responsabili di molti atenei italiani si stanno muovendo per chiedere di poter ospitare il Papa
● Crescono le adesioni all’appuntamento di domenica in piazza San Pietro per l’Angelus del Santo Padre.
Ruini: porteremo affetto e serenità

LA VISITA NEGATA

Il rappresentante degli studenti: «Il nostro dispiacere è sentito e profondo»

Il «grazie» della Sapienza a Benedetto XVI

Un lungo applauso dopo la lettura dell’intervento del Papa. L’entusiasmo dei giovani

DA ROMA DANILO PAOLINI

«Viva il Papa». Quel gri­do che si leva più vol­te nell’Aula magna dell’università di Roma 'La Sa­pienza', quasi coperto dal fragore dall’applauso in piedi di tutti i pre­senti, è qualcosa di più dell’ap­prezzamento sincero per l’inter­vento di Benedetto XVI, letto in chiusura della cerimonia di inau­gurazione del 705° Anno accade­mico. Suona infatti come un «gra­zie » a chi, per evitare situazioni spiacevoli e ulteriori affronti al pre­stigio dell’ateneo, ha deciso di de­clinare l’invito. Un «grazie» per a­vere tenuto «alta la discussione» – come sempre dovrebbe essere in un’università, ha detto nella sua re­lazione il rettore Renato Guarini – strappandola al terreno misero dei «veti ideologici» posti da chi ha fat­to sì che il Pontefice non ci fosse.
Perciò, al termine di una giornata tesa e intensa, Guarini ha fatto sa­pere che presto inviterà di nuovo il Papa alla Sapienza: «Non c’è anco- ra un’occasione precisa per invita­re Sua Santità – ha detto – ma indi­vidueremo un evento importante entro quest’anno, interpretando il desiderio della maggioranza della comunità accademica».
Lo conferma quanto emerso nel corso dell’inaugurazione di ieri e la calorosa accoglienza, con standing ovation, tributata all’allocuzione di Benedetto XVI, letta dal pro-rettore Piero Marietti. «È positivo che sia stata fatta chiarezza, si è visto che chi è stato causa di quello che è suc­cesso non è che una minoranza i­solata che vuole destabilizzare l’u­niversità », ha sottolineato ancora il rettore. Resta tuttavia la «grande a­marezza » per il cambiamento del programma, ha ammesso nella sua relazione inaugurale lo stesso Gua­rini, causato dal «profilarsi di pos­sibili manifestazioni d’intolleranza, che vanno accuratamente distinte dall’espressione di un legittimo dis­senso, seppur minoritario».
L’apertura dell’anno accademico e­ra dedicata alla prospettiva di ban­dire definitivamente la pena di mor­te dal mondo intero, come lascia sperare la moratoria approvata dal­le Nazioni Unite. E se ne è parlato, a cominciare dalla lectio magistra­lis del professor Mario Caravale, in­titolata «Pena senza morte».

Ma la gravità dei fatti dei giorni scorsi ha spostato l’attenzione sulla libertà di parola e di opinione, un diritto con­culcato nell’Italia del 2008 in nome di un singolare concetto di «laicità», come hanno osservato nei loro in­terventi sia il sindaco di Roma Wal­ter Veltroni sia il ministro dell’Uni­versità Fabio Mussi. E come ha mes­so in evidenza una quarantina di studenti cattolici che hanno assisti­to alla cerimonia imbavagliati, mo­strando all’inizio la scritta: «Libertà in università: e pur si muove», con chiaro riferimento alla vicenda sto­rica di Galileo Galilei, utilizzata stru­mentalmente per attaccare papa Ratzinger.

Secondo Veltroni «qualcosa si è rot­to, è avvenuta una cosa inaccetta­bile per un Paese democratico e per tutti coloro che credono nella libertà delle idee e della loro espressione». In questa settimana – ha prosegui­to il sindaco – «non abbiamo respi­rato più libertà. Ne abbiamo avuta meno. Non si è affermato, non è più forte di ieri, il principio della laicità», che «vuol dire innanzitutto rifiuto di ogni intolleranza, assenza di pre­giudizio, rispetto delle posizioni del­­l’altro, accoglimento delle verità che esse possono contenere». E a mag­gior ragione in un’università degli studi – ha osservato Veltroni – «mai può accadere, per nessun motivo, che a un’opinione non sia conces­so di essere espressa o ascoltata. In nessun caso. Men che meno quan­do si tratta di temi che hanno a che fare con i diritti universali dell’uo­mo e quando a esprimere tale opi­nione è una figura che per milioni e milioni di persone, in tutto il mon­do, rappresenta un altissimo e im­prescindibile riferimento spiritua­le, culturale, morale».
Anche il ministro Mussi, da «non credente», ha confessato di «non ca­pire » perché papa Benedetto XVI non abbia potuto pronunciare di persona il suo discorso. Il veto è in­comprensibile – ha rilevato – pro­prio perché «l’università è laica: cioè libera, tollerante, aperta. Se c’è un luogo in cui la regola è la parola, la parola di tutti, questa è la Universi­tas, una delle più antiche istituzio­ni civili». Un luogo dove non esisto­no «territori inaccessibili alla criti­ca » e dove perciò «non è un atten­tato al principio di laicità il fatto che il Papa possa prendere la parola».
E dire che «la stragrande maggio­ranza degli studenti, laici e cattoli­ci » avrebbe voluto ascoltare la sua voce – ha affermato il rappresen­tante degli studenti Gianluca Sena­tore – e avvertono un «dispiacere sentito e profondo» per il fatto che Benedetto XVI non sia potuto veni­re. «Il Papa non è presente anche a causa di una campagna di disinfor­mazione portata avanti da pochi ma influenti organi di stampa – ha de­nunciato il giovane, che si è defini­to «laico» – che tutti quelli che han­no partecipato direttamente agli av­venimenti degli scorsi giorni han­no il dovere di smascherare».

© Copyright Avvenire, 18 gennaio 2008


I rettori che vogliono il professor Ratzinger

Giorgio Paolucci

Se il Papa non può andare alla Sa­pienza, si moltiplicano gli atenei i­taliani che lo vogliono invitare a parlare. Tor Vergata a Roma, Padova, Fi­renze, Modena-Reggio Emilia, Udine. E altri ci stanno pensando. Alla faccia del 'non gradimento' espresso dai sessan­tasette che hanno innescato la miccia con la loro lettera al rettore Guarini. E in omaggio alla vera laicità, oltre che a un uomo (quasi) unanimemente stimato per la sua levatura intellettuale e per la sua caratura spirituale.
Dall’università dove insegnò un certo Galileo Galilei arrivano le parole del ret­tore Vincenzo Milanesi: «Benedetto XVI venga pure a Padova, lo aspettiamo. Lo inviterei volentieri a maggior ragione do­po quanto è accaduto». Non all’inaugu­razione dell’anno accaemico, precisa, ma comunque nel quadro di un even­to «di particolare rilevanza scientifica e culturale». E a proposito dei docenti del­la Sapienza che avevano eccepito sul­l’invito indirizzato a Ratzinger dal loro rettore, dice che «hanno contraddetto il principio stesso di quella laicità che han­no sbandierato. La laicità è saper ascol­tare per poi, eventualmente, dar vita al contraddittorio. Sostenere che far par­lare il Papa è inaccettabile, è il segno di una preoccupante deriva laicista».
Da parte sua Augusto Marinelli, rettore dell’ateneo fiorentino, fa sapere che la presenza di Benedetto XVI sarebbe «un grande evento. Parlerò con l’arcivesco­vo cardinale Ennio Antonelli per verifi­care questa possibilità e per avviare i passi necessari a formulare un invito». L’occasione potrebbe venire dalle cele­brazioni per l’anno galileiano in pro­gramma l’anno prossimo in tutta Italia, e in particolare in Toscana.
Si fa avanti anche il rettore del secondo ateneo romano, Tor Vergata. Non c’è nul­la di definito, «ma potrebbe accadere nel corso dell’anno», dice Alessandro Fi­nazzi Agrò. È convinto che alla Sapien­za abbia prevalso l’intolleranza e che «abbiamo perduto un’occasione di dia­logo e di riflessione cultu­rale. Penso che il sistema universitario dovrà pre­sentare delle scuse».
Il Papa, atteso ad Aquileia per il sedicesimo centena­rio della morte di San Cro­mazio, antico vescovo del­la città, è stato invitato da­gli studenti dell’università di Udine per il trentennale della fonda­zione, in autunno. «Nei prossimi giorni formalizzeremo l’invito a tenere una lec­tio magistralis – conferma il rettore Fu­rio Honsell –. Ritengo che il nostro pos­sa essere un atto positivo e concreto, in una situazione che rischia di trasfor­marsi nell’antitesi di ciò che l’università è: il luogo del dibattito pluralista». Hon­sell si dice «colpito e rammaricato» per il fatto che si preferisca «far tacere una voce che non si condivide».
Il senato accademico dell’università di Modena e Regio Emilia, in un docu­mento approvato all’unanimità, giu­dica la vicenda della Sapienza «una sconfitta per tutto il mondo accade­mico. Saremmo felici se il sommo Pon­tefice volesse onorare la nostra uni­versità con una sua visita». I docenti sono convinti che quanto è accaduto «compromette e indebolisce il nostro ruolo di maestri e l’intero mondo uni­versitario, che si dimostra sede di in­tegralismi e faziosità estranei ai valori di cui dobbiamo essere interpreti coe­renti e sinceri». Chissà se i «sessanta­sette » si aspettavano un simile effett­o­boomerang.

© Copyright Avvenire, 18 gennaio 2008


«In piazza affetto e solidarietà al Papa»

Il cardinale Ruini: a San Pietro non un comizio ma un momento di preghiera

Il vicario di Roma: vogliamo esprimere la vicinanza a Benedetto XVI, se possibile più del solito, e il dispiacere per quel che è successo Accompagnato però da una grande serenità

DA ROMA SALVATORE MAZZA

Domenica, a piazza San Pie­tro. Che Roma – ma non so­lo Roma – si prepara a riempire. Non per una manifesta­zione di piazza, ma per manifesta­re in 'quella' piazza, davanti a Be­nedetto XVI, i propri sentimenti. Il primo dei quali «è la vicinanza al Papa, se possibile più del solito», mentre il secondo «è il dispiacere per quel che è successo. Accompa­gnato però da una grande serenità, nella certezza che il legame del Pa­pa non solo con l’Italia e con Roma, ma specificamente con il mondo u­niversitario romano continua». E «anzi, anche attraverso questo spia­cevolissimo episodio, si rafforza».
È il cardinale vicario di Roma Ca­millo Ruini che, con queste parole affidate al Corriere della sera ieri in edicola, inquadra l’iniziativa presa dalla diocesi di Roma per esprime­re solidarietà al Papa dopo la ri­nuncia, forzata, alla visita presso l’Università La Sapienza. Un «gesto di affetto e solidarietà» spiega an­cora il porporato all’Osservatore Ro­mano, e nient’altro. Così, insiste, l’Angelus di dopodomani «non sarà un comizio» e rimarrà quello che è, «una preghiera». E se «qualcuno vorrà interpretare questo appunta­mento in altro modo lo interpreterà in maniera del tutto sbagliata».
Per Ruini, la preghiera mariana che il Pontefice guida tradizionalmen­te alle dodici di ogni giorno festivo è infatti un appuntamento che «per sua natura non può essere scam­biato per alcun tipo di manifesta­zione politica». E questo neanche così a ridosso della mancata visita all’ateneo romano. Solo quindi «un gesto d’affetto e di serenità», non rivolto «assolutamente contro nes­suno », in quanto «non è una ma­nifestazione di protesta per la man­cata accoglienza» ma, appunto, «un gesto che vuole esprimere l’a­nimo profondo dei romani e anche certamente della grandissima maggioranza della comunità uni­versitaria di Roma, che ben sap­piamo essere vicine al Papa ed es­sere molto aperte alla pastorale u­niversitaria ».
Nell’intervista, pubblicata sulla pri­ma pagina del numero odierno del quotidiano vaticano, il cardinale vi­cario osserva ancora che «tutto il tono dell’incontro con il Santo Pa­dre sarà il tono classico dell’Angelus, che è un tono di a­scolto della parola del Papa, di pre­ghiera, e anche espressione del de­siderio che ha la nostra gente di sentire, di ascoltare il Papa, di ve­derlo, di essere con lui». E «quindi, rispetto alle possibili strumentaliz­zazioni politiche, è proprio il tipo d’incontro che mette al riparo da questo rischio».
Ruini racconta poi di avere «noti­zie » di «una grande partecipazio­ne », comunque «composta e gioio­sa ». Soprattutto «ci saranno mol­tissimi giovani che verranno, credo anche tanti professori, personalità», in contrasto con la logica di quella «minoranza chiassosa» di studenti che all’università ha festeggiato l’annullamento della visita di Be­nedetto XVI. Minoranze presenti «anche in altri Paesi» e che «in Ita­lia direi che sono specialmente chiassose», e «questo dipende an­che da chi dà loro visibilità».
E davvero, come afferma il porpo­rato, le «notizie» che arrivano fan­no prevedere una piazza San Pie­tro stracolma di fedeli. Parrocchie, gruppi ecclesiali e universitari, mo­vimenti: da ogni parte arrivano vo­ci che affermano: «Ci saremo». Sul tam-tam di una mobilitazione spontanea che ha già passato i con­fini della capitale. Tra i molti di cui si parla, anche il 'Comitato Pelle­grinaggio a piedi a Loreto', che «in­vitano tutti gli Amici del Pellegri­naggio ad andare a Roma domeni­ca p.v., il 20, per partecipare all’An­gelus come un gesto di affetto e di serenità, espressione della gioia che proviamo nell’avere Benedetto XVI come nostro Papa».
Tra chi ha già annunciato la propria presenza in piazza San Pietro non mancano, ovviamente, esponenti politici di diversa appartenenza, a titolo personale o in rappresentan­za dei rispettivi partiti. E si muove anche il sindacato. Ma tutti si sono impegnati a non portare bandiere. Perché, per l’appunto, quella di do­menica non sarà una manifesta­zione di piazza.

© Copyright Avvenire, 18 gennaio 2008

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