18 gennaio 2008
Benedetto XVI e La Sapienza, quando il silenzio diventa parola: la Chiesa di Milano stringe Benedetto in un abbraccio
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La censura che ha impedito al Papa di parlare alla «Sapienza» è lo specchio di una debolezza culturale. Parla il filosofo Rémi Brague
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Che cosa ha da fare o da dire il Papa nell’università? Sicuramente non deve cercare di imporre ad altri in modo autoritario la fede! (il discorso che il Papa non pronuncera' alla Sapienza)
IL PAPA E L'OSCURANTISMO INTOLLERANTE DEI LAICISTI UNIVERSITARI: LO SPECIALE DEL BLOG
E' con gioia che, come ambrosiana, pubblico la nota dell'arcidiocesi di Milano sull'atto di grave intolleranza di cui il Papa e' stato fatto oggetto.
La nota e' consultabile anche qui
Benedetto XVI e La Sapienza, quando il silenzio diventa parola
La cancellazione della visita all'università non interrompe la comunicazione del Papa. Avergli impedito di parlare costituisce un segnale d'intolleranza e chiusura culturale, a cui occorre rispondere con una certezza: la libertà non può vivere di ignoranza e arroganza. Facciamo nostra la nota del Sir, l'agenzia dei vescovi italiani.
«La voce dal Papa ha dato coraggio a molti uomini e a interi popoli, è risuonata anche dura e tagliente..., ma quando tacerà sarà un istante di tremendo silenzio»: a scrivere così fu qualche anno addietro Jan Ross, commentatore del settimanale tedesco, di tendenze normalmente laiche, Die Zeit. A citarlo, il 16 febbraio 2000 a Madrid nel corso di una conferenza pubblica dedicata all’enciclica Fides et ratio, fu l’allora cardinale Joseph Ratzinger.
Parole del tutto laiche che riassumono pensieri, commenti e diventano monito dopo la cancellazione della visita del Papa all’Università La Sapienza di Roma. Non basterà, tuttavia, quanto accaduto per zittire anche quel silenzio . La decisione di Benedetto XVI di «soprassedere» misura piuttosto gli interlocutori alla Sapienza, ma anche nel Paese.
Si potrà forse dire tra qualche tempo chi ha “vinto”. Sappiamo già chi ha perso. Il Papa andrà tra qualche mese all’Onu e pronuncerà parole che potranno apparire scomode a non pochi interlocutori. Ci saranno le critiche, ma dopo che avrà parlato nessuno gli impedirà di prendere la parola. I professori laicisti e gli studenti contestatori resteranno soli con loro stessi, con le loro certezze ottocentesche, con un mondo provinciale e autoreferenziale che non esiste più.
Domani, se non ci saranno fatti nuovi, molti altri docenti e studenti ascolteranno o leggeranno il testo che Benedetto XVI ha preparato. Lo leggeranno anche fuori da quella università. Il Papa non interrompe la comunicazione, il suo silenzio diventa parola. Dobbiamo fare i conti con questo silenzio.
Impedire al Papa di parlare perché ha pensieri diversi, perché secoli fa c’era l’inquisizione, perché l’università è laica, perché l’inaugurazione dell’anno accademico è un atto da non contaminare, ècontro la libertà e contro la cultura. Neppure l’affermare che è possibile criticare il Papa può avere come conseguenza l’impedirgli di parlare. È un pessimo precedente, è un segnale di violenza ideologica, come ha sottolineato la Cei, di intolleranza antidemocratica e chiusura culturale.
Non si può prendere alla leggera la vicenda della Sapienza, liquidarla come un fatto di cronaca. Occorre rispondere con la forza della ragione e con una certezza: la libertà non può vivere di ignoranza e di arroganza. Confondere laicità e laicismo, come ha fatto e continua a fare la sparuta minoranza dei contestatori, anche con il brindisi alla notizia dell’annullamento della visita del Papa, èla prova di un vuoto culturale inquietante. Ha ragione chi afferma che la questione della laicità è troppo seria per lasciarla in mano ai laicisti.
C’è poi, altrettanto preoccupante, il segnale dell’assenza di futuro e di speranza. Nel comunicato del collettivo degli studenti della Sapienza - poche decine di giovani - si inneggia alla vittoria e si annunciano le iniziative anticlericali di giovedì: èl’elogio del nulla. Hanno identificato un “nemico”, un “invasore” contro cui muovere. Verrà il giorno in cui si renderanno conto che davvero non è così? Questa la domanda, questo il pensiero, questo l’auspicio che prendono il posto dell’amarezza, della delusione, dell’inquietudine.
Nel silenzio di Benedetto XVI, che è parola, c’è già un segnale.
Dopo la cancellazione della visita alla Sapienza
AL PAPA LA SOLIDARIETÀ DELLA CATTOLICA
di Lorenzo ORNAGHI
Rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore
Il rettore Lorenzo Ornaghi scrive agli studenti, ai professori e ai dipendenti dell’ateneo del Sacro Cuore: «Esprimiamo al Santo Padre la nostra vicinanza filiale e affettuosa. Con il dono dell’intervento scritto la Chiesa ancora una volta dimostra di essere madre e maestra. Quanto accaduto è un colpo grave all’anima stessa dell’istituzione universitaria: occorre essere consapevoli di quanto ci sia ancora da lavorare affinché la società e la democrazia del nostro Paese diventino più mature, più responsabili di se stesse.
La vita e la realtà della nostra Università sono la prova di quanto la fede sia fonte inesauribile di libertà»
Tutta l’Università Cattolica del Sacro Cuore sente profondamente il bisogno di esprimere al Santo Padre Benedetto XVI la propria vicinanza filiale e affettuosa, insieme con il convinto e totale sostegno alla Sua rinuncia a essere presente alla cerimonia d’inaugurazione dell’anno accademico presso l’Università “La Sapienza” di Roma.
La scelta dolorosa è stata accompagnata dal gesto di voler donare il proprio intervento scritto. La Chiesa ancora una volta dimostra, con questo dono del Santo Padre, di essere madre e maestra. Madre che, anche di fronte alle forme più grette o ideologiche d’intolleranza e di miopia culturale, sa essere comprensiva. Maestra, soprattutto, di coraggio e di libertà vera, di promozione autentica della conoscenza scientifica e di sapienza.
Quanto accaduto in questi giorni è una ferita sorprendente e grave all’idea stessa di laicità. Èun colpo altrettanto grave e inaspettato - come ricorda anche la Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana - alla storia secolare, alle finalità specifiche e, in definitiva, all’anima stessa dell’istituzione universitaria, quale essa è sempre stata e, pur tra crescenti difficoltà, cerca ancora di essere.
Dopo quel che è accaduto, in ognuno di noi, che quotidianamente operiamo nella nostra Università, deve crescere la consapevolezza di quanto ci sia ancora da lavorare - sul terreno, appunto, della scienza, della cultura, della formazione ed educazione dei giovani - affinché la società e la democrazia del nostro Paese diventino più mature, più responsabili di se stesse.
Alle molte, troppe e troppo sprezzanti o sciocche dichiarazioni che siamo stati costretti a leggere o ascoltare, la risposta migliore e più efficace è la vita e la realtà della nostra Università. Siamo nati ex corde Ecclesiae; e, giorno dopo giorno da ormai quasi un secolo, siamo la visibile, diffusa e ormai insostituibile testimonianza di come sia possibile far progredire continuamente la scienza nell’orizzonte della razionalità aperta al trascendente. Siamo la prova di quanto la fede sia fonte inesauribile di libertà e sappia esaltare l’amore per la ricerca scientifica, potenziando quel desiderio di creatività che è proprio di ogni essere umano.
Al Santo Padre consegniamo fin d’ora il nostro impegno a riflettere, nelle prossime settimane, sul discorso da Lui donato ai docenti universitari e a tutti i giovani che nell’Università cercano la risposta vera alle loro più profonde domande di conoscenza.
Dalla diocesi unanimi manifestazioni di solidarietà
GLI AMBROSIANI VICINI AL PAPA
Dopo le manifestazioni unanimi di solidarietà a Benedetto XVI per la vicenda della Sapienza da parte del mondo istituzionale, politico e dell’informazione, la gente comune sta esprimendo l’affetto al Papa per la mancata visita all’università romana.
Anche la Chiesa di Milano è vicina al Santo Padre. Come ogni giorno il cardinale Tettamanzi, i sacerdoti e i fedeli pregano per il Pontefice. Oggi l’Arcivescovo ha sostato in orazione con una particolare intenzione in occasione della ricorrenza della Cattedra di Pietro.
Lo stesso avviene tra i credenti della diocesi: la sensibilità delle parrocchie ha messo in campo una serie di iniziative di solidarietà . Inoltre c’è chi parteciperà all’Angelus in piazza S. Pietro o seguirà la diretta televisiva o radiofonica. E chi sarà in piazza Duomo a Milano davanti ai maxischermi predisposti dal Comune per seguire la preghiera domenicale del Papa.
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