18 gennaio 2008

Libero pensiero e libertà negata al Papa (Giuliano Ferrara per "Panorama")


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IL PAPA E L'OSCURANTISMO INTOLLERANTE DEI LAICISTI UNIVERSITARI: LO SPECIALE DEL BLOG

Libero pensiero e libertà negata

di Giuliano Ferrara

L’Arcitaliano

È ridicolo difendere il Papa, che si difende da solo. È inutile insultare i cattivi maestri che gli hanno tolto la parola in università, perché si insultano da soli. Preferisco dire come la penso da ateo devoto (l’espressione è autoironica, e mi tocca specificarlo in un Paese privo di ironia).

Ci dovevamo aspettare un atto di violenza censoria verso il vescovo di Roma. Da anni sostengo che laicismo e secolarismo si vanno trasformando in tutto il mondo in pensiero unico, conformismo coatto, rifiuto di un vero dialogo, ideologia e cioè falsa coscienza della realtà. Da anni sostengo che abbiamo sostituito la religione come rivelazione e fede nella trascendenza con la religione dell’immanenza e del vuoto.

E penso che i preti di questa religione, abissalmente lontana da laicità vera e da carità, da democrazia liberale e tolleranza, siano perfettamente rappresentati da quel folto gruppo di professori ignoranti che hanno frainteso per sciatteria intellettuale un vecchio discorso di Joseph Ratzinger su Galileo, una volta smascherati gli hanno fatto dire il contrario di quel che pensa e infine hanno preso a pretesto quelle parole per impedirgli di parlare in un’università fondata da un papa secoli fa e oggi degradata dal settarismo laicista a luogo di esclusione del confronto intellettuale.

Ezio Mauro, direttore della Repubblica, dovrebbe prendere atto che questo fatto mi dà ragione. Invece parte un’altra operazione di mascheramento ideologico della realtà. E il direttore della Repubblica scrive che gli atei devoti, cosiddetti (ironia, autoironia), sguazzano felici nelle nuove divisioni della coscienza occidentale, perché nessuno chiede loro di credere (chiedere di credere? Conversione forzata?) e loro prendono dalla cultura cristiana ciò che vogliono per riflettere sull’etica come problema moderno, degradando il Cristianesimo.
Ma un laico non credente il quale non aderisca alla Chiesa ultrasecolarista di Mauro che cosa deve fare? Mettersi in ginocchio e pregare nel privato?

Stare zitto ed evitare di fare l’operazione più laica di tutte, quella che gli offre il laico Ratzinger e gli nega il chierico Mauro, cioè scegliere nel deposito di cultura e di fede del Cristianesimo gli elementi su cui dialogare con il mondo, in nome di una ragione che sia capace di comprendere lo spazio pubblico della religione?

È così, purtroppo. Si comincia a non poter più discutere liberamente, nel teatro di guerra del nuovo anticlericalismo, che è un clericalismo secolarista contro l’apertura razionale dei papi. Un bell’affare. Perfino un uomo intelligente come Adriano Prosperi, lo storico di Pisa, a uno come me che dice di essere contro l’aborto e di voler mettere un codicillo favorevole a una nozione più forte di ciò che è vita nella Dichiarazione dei diritti dell’uomo, risponde che non si tocca la legge 194, cioè una legge che nessuno vuole toccare e, novità laica positiva, la Chiesa stessa dice di voler applicare in tutta la sua portata.

Perché fa così un uomo di scienza? Perché, non avendo argomenti, usa quello violento, ideologico: sei contro le donne e contro la libertà. L’uomo di scienza fa una crociata incurante del valore laico dei pensieri diversi dal suo.

Non sono vittimista per natura. Sono laico sul serio e amo l’ironia e l’autoironia, l’ho detto. Sono testardo e cerco di parlare con tutti coloro che hanno l’uso dell’intelletto libero. Escludo dal dialogo soltanto chi usa attribuirsi il libero pensiero come il polveroso blasone che gli consente di impedire agli altri di pensare e di parlare.

Ma beato quel paese in cui i professori non sono ignoranti come ciuchi, in cui la gente seria sa che per parlare bisogna essere in due, non deforma le posizioni dell’interlocutore, capisce anche senza condividerle le idee e le passioni dell’altro.

Difficile la beatitudine in un Paese la cui maggiore universittà cacciò il filosofo Lucio Colletti, lo storico Renzo De Felice, il sindacalista Luciano Lama, e ora manda metaforicamente al rogo il sapiente e mite vescovo di Roma.

© Copyright Panorama

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Anticipazione dell'editoriale che sarà pubblicato su "Il Timone" di febbraio.
Tratto da sito Storia Libera
NANI E MOLOSSI
di Gianpaolo Barra

Forse vi sorprenderete, ma a me piacciono i cani. Due o tre volte in vita mia, sono andato a vedere una esposizione canina, dove sfilano esemplari selezionati di tutte le razze. Preciso: mi piacciono i cani grossi, enormi, maestosi, quelli che i cinofili classificano con il termine di “molossi”. Alti, imponenti, muscolosi, in genere pacifici. E tra questi – ve ne sono di diverse misure – quelli che apprezzo di più sono capaci di pesare oltre cento chili, anche fino a 120.

Hanno un bel carattere. Di solito non reagiscono, se provocati tardano a rispondere, se sei un malintenzionato che tenta di entrare nel giardino di casa dove fanno buona guardia, questi giganti ti si piazzano davanti, ti fissano negli occhi, come a dirti: “pensa a quello che stai per fare”. Certo, se poi non ci pensi, peggio per te. Ti saltano addosso e non hai scampo, sei finito. Se ti atterrano, possono schiacciarti come si fa con una bistecca. Se ti mordono, la loro presa è terribile: un allevatore mi ha detto che la forza del morso del mastino inglese – un molosso enorme – equivale a molte centinaia di chili per cm2. Si capisce bene che con un paio di morsi di questo genere ti ritrovi dimagrito di dieci chili.
Insomma, mi piacciono i molossi per questa loro forza immensa.

Tuttavia, qualche volta – anzi: spesso – succede che se uno di questi bestioni si trova di fronte un cane “nano”, uno di quei “chiwawa” notoriamente attaccabrighe e abbaiatore, il molosso non reagisca. Anzi, contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, si limita ad osservare, con sguardo languido e compassionevole, piegando il capo da un lato, come se provasse tenerezza, ma ben consapevole che basterebbe un soffio per polverizzare la bestiola “rompiscatole”. Non solo: “pro bono pacis”, il gigante è capace pure di scostarsi, indietreggiare, cedere il passo o lasciare il posto.
Osservando la scena, un marziano, che ignora tutto sulla cinofilia, dirà che il chiwawa è più coraggioso, determinato e perfino più forte del povero molosso.
Un intenditore, invece, sa che il gigante non vuole approfittare della sua forza e lascia perdere. Non vale la pena sprecare un millesimo di energia per farsi valere.
Perché ho scritto queste cose? Perché mi sono venute in mente appena ho saputo della vicenda accaduta all’Università “La Sapienza” di Roma.

Come è noto, poco più di una sessantina di docenti hanno brigato – riuscendoci – per impedire al Papa di partecipare all’inaugurazione dell’anno accademico. Il Pontefice avrebbe dovuto tenere un discorso davanti al Rettore, al corpo docenti e agli studenti. Ma ha preferito soprassedere di fronte alla reazione scatenata dai contestatori.
Il Papa ha fatto bene, naturalmente. E il mondo ha coperto di ridicolo l’Università, quei professori, quegli studenti e – forse – anche il nostro povero Paese.
Ma sì, pensateci bene. Il mondo ha visto ripetersi esattamente quella scena sopra descritta.

Di fronte a un gigante del pensiero teologico, a un fine cultore del pensiero filosofico, di fronte a un intellettuale di statura molossoide, un gruppo di “chiwawa” del pensiero, un manipolo di nanetti della docenza, dei quali la storia non ricorderà nemmeno il nome, tanto insignificante è la loro statura intellettuale e rozza la loro educazione, ha deciso di emettere un “abbaio”.
E il gigante, come succede in questi casi, li ha guardati con compassione. E ha lasciato perdere.
Il nostro marziano, ignaro di come funzionano le cose sulla terra, si farà probabilmente impressionare da cotanta prova di forza.
Chi se ne intende, invece, vede l’abisso che separa le intelligenze dei protagonisti.
Quella del Papa giganteggia.
Quella dei contestatori non risponde all’appello. É fuggita tempo fa, spaventata dal proprio stesso abbaio.

Splendido vero
Alessia

Anonimo ha detto...

Grazie Alessia...segnalo subito questo articolo nel blog :-))

Anonimo ha detto...

Dal grande Magdi Allam

Appello “Io sto con il Papa” (per aderire invia una mail a iostoconilpapa@magdiallam.it)

Cari amici,

L’inaudita e sofferta decisione del Santo Padre di annullare la sua visita all’Università La Sapienza di Roma, programmata per giovedì 17 gennaio, a causa della predicazione d’intolleranza laicista da parte di un manipolo di docenti e dell’intimidazione violenta da parte di una banda di studenti, impone a tutti noi l’assunzione della consapevolezza della gravità di un atto che va ben oltre all’evidente marciume ideologico diffuso nel mondo accademico e culturale italiano e al manifesto arbitrio comportamentale di squadracce comuniste e radicali che si sono annidate in seno alla nostra società. Il gesto, comprensibile e saggio del Papa, attesta di fatto la sconfitta dello Stato di diritto che non è più in grado di salvaguardare la propria sovranità e il rispetto dell’esercizio dei diritti costituzionali all’interno del proprio territorio nazionale, nonché la deriva dell’insieme della classe politica che ha profanato e trasformato lo Stato e le sue istituzioni in un bordello dove si svendono i valori e si calpestano le regole in cambio di denaro e di potere per soddisfare il proprio egoistico e miope interesse.

Noi diciamo con estrema chiarezza e totale determinazione che stiamo in modo inequivocabile dalla parte del Papa, del suo diritto ad esprimere nella più assoluta libertà il suo pensiero, del suo dovere spirituale e morale a illuminarci sulla posizione della Chiesa e della fede cattolica in tutte le questioni che concernono l’insieme del nostro vissuto, fermo restando la libertà di scelta di tutti. Ma diciamo altresì che oggi non è più sufficiente esprimere la propria solidarietà a Benedetto XVI, che non vogliamo associarci all’atteggiamento ipocrita dei politici che denunciano una “vergogna” da loro stessi generata e auspicano il rispetto di una civiltà che loro stessi stanno uccidendo.

Cari amici, dobbiamo avere la lucidità e il coraggio di andare alla radice del male, rappresentando correttamente la realtà, individuando il valore che corrisponde al bene comune e identificandoci nell’azione che realizza l’autentico interesse nazionale. Dobbiamo prendere atto che oggi l’università e più in generale il mondo dell’Istruzione, i docenti e più in generale il mondo della Cultura, sono profondamente ammalati di relativismo cognitivo, etico e culturale; sono totalmente accecati dall’ideologia del laicismo che li porta a odiare e a infierire contro la propria civiltà che ha il suo radicamento storico e scientifico nella fede e nella tradizione giudaico-cristiana; sono profondamente immersi nelle tenebre del politicamente corretto che li dispensa aprioristicamente dall’assumere dei parametri valutativi e critici nei confronti degli altri; sono a tal punto spregiudicati e immorali da non avere remore a schierarsi e a favorire chi è dedito a combattere e ad annientare la nostra civiltà occidentale. L’università italiana oggi non ha alcuna esitazione ad accogliere dei predicatori d’odio e degli apologeti del terrorismo islamico, come Tariq Ramadan, Rached Ghannoushi e Nadia Yassine, ma non permette al Papa o all’ambasciatore d’Israele e degli Stati Uniti di accedervi. Il pregiudizio ideologico prevale su tutto, con il risultato che oggi l’Occidente è diventato il peggior nemico di se stesso.

E non ha alcun senso sostenere che tutto sommato si tratta di una piccola minoranza, 67 docenti su 4500, che hanno firmato l’appello contro il Papa o uno sparuto gruppo di studenti, un centinaio su 150 mila, che hanno occupato il Rettorato e hanno minacciato di impedire a tutti i costi l’intervento del Pontefice. Perché se questa minoranza di fanatici ideologizzati e violenti è in grado di conseguire il suo scopo, significa che la maggioranza si è di fatto arresa all’arbitrio e alla tirannia della minoranza. Ecco perché diciamo che si tratta di una cocente sconfitta dello Stato di diritto e del trionfo dell’estremismo e dell’oscurantismo. In uno Stato di diritto la predicazione d’odio e l’intimidazione violenta che hanno costretto il capo spirituale della Chiesa cattolica e capo dello Stato Vaticano ad annullare la sua visita alla Sapienza su invito formale del Rettore, dovrebbero essere sanzionati come reato penale. Invece difficilmente un magistrato solleverà il caso perché siamo in un paese dove l’istigazione all’intolleranza e la predicazione d’odio vengono considerati “libertà d’espressione” e dove fin troppo spesso la flagrante violazione della legge viene giustificata invocando la specificità sociale e politica di chi delinque. Peggio ancora siamo in balia di uno Stato e di istituzioni che si sono spinte fino a legittimare e a finanziare i cosiddetti “centri sociali”, che sono palesemente dei covi di sovversione e rivolta violenta contro lo stesso Stato e le stesse istituzioni. Ed è in questa assoluta commistione del lecito e dell’illecito e omologazione della legalità e dell’illegalità, che nel Tg1 delle ore 13,30 del 15 gennaio si è sostenuto che la sede del Rettorato della Sapienza sarebbe stato “occupato pacificamente”. Ora, se l’occupazione di un edificio o di un locale altrui è sancito dalla legge come reato, come si può immaginare che un reato possa essere compiuto “pacificamente”, con il sottinteso che non sarebbe stata violata la legge?

Ebbene, cari amici, anche se è alquanto probabile che la magistratura non perseguirà i docenti che hanno istigato all’intolleranza e gli studenti che hanno intimidito con la violenza, noi non possiamo sottrarci alla condanna netta e assoluta del loro operato. Noi chiediamo che ci sia quantomeno una sanzione disciplinare e morale nei confronti di educatori che diseducano e di studenti che praticano la violenza. Chiediamo che ci sia un provvedimento pubblico da parte del Rettore della Sapienza che vada al di là della ritualità formale delle scuse al Papa. Coloro che hanno incitato all’odio e minacciato Benedetto XVI devono essere sanzionati. Se ciò non dovesse avvenire, come è verosimile, ebbene avremo la conferma che è l’insieme dell’università italiana da bonificare e riscattare alla piena legalità prima ancora da poter essere riformata e ricostruita, affinché possa svolgere il suo ruolo istituzionale di veicolo di trasmissione del sapere scientifico e dei valori che incarnano la nostra civiltà. Ha ragione monsignor Rino Fisichella, vescovo ausiliare di Roma e rettore dell’Università Lateranense, quando dice in un’intervista pubblicata oggi sul Corriere della Sera, che “ormai viviamo sotto il fattore ‘i’: come ignoranza, intolleranza accademica e intransigenza laicista”.

Ugualmente noi dovremmo chiedere al governo e al Parlamento di assumere dei provvedimenti urgenti e seri per riformare dalle radici l’università e il sistema dell’istruzione. Uso il condizionale perché dubito assai che lo farebbero. Perché prima di riformare l’università, è proprio la classe politica che deve essere bonificata e riformata. Fintantoché non prevarranno il senso dello Stato, la cultura del bene comune e il primato dell’interesse nazionale, non cambierà assolutamente nulla di sostanziale. Per ora a noi basta esserne consapevoli. Conoscere la realtà senza infingimenti e mistificazione è il nostro traguardo iniziale. Perché solo quando saremo in grado di distinguere il vero dal falso, potremo discernere tra il bene e il male e scegliere tra la buona e la cattiva azione.

Ecco perché cari amici, oggi noi dobbiamo assumere un’iniziativa che ci veda da protagonisti schierati dalla parte della verità. E la verità oggi significa dire: “Io sto con il Papa. Io condanno l’intolleranza laicista e l’intimidazione violenta. Io denuncio l’ipocrisia dei politici che sono i veri responsabili del degrado etico in cui versa l’Italia”.

Se siete anche voi d’accordo, vi prego di inviare un messaggio di adesione all’appello “Io sto con il Papa” all’indirizzo iostoconilpapa@magdiallam.it Per farlo è necessario indicare:

Nome
Cognome
Professione
Motivazione per cui si aderisce all’Appello

Non saranno accettati i messaggi di adesione che non contengano queste quattro indicazioni.

Trattandosi di una iniziativa straordinaria, tutti coloro che vorranno aderire all’Appello lo potranno fare anche se non sono registrati nel sito.

Vi saluto con i miei migliori auguri di successo e di ogni bene.

Magdi Allam

Inviate la vostra adesione all’Appello all’indirizzo iostoconilpapa@magdiallam.it


Alessia