18 gennaio 2008
La protesta: pochi antagonisti nel deserto (Avvenire)
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La protesta: pochi antagonisti nel deserto
DA ROMA LUCA LIVERANI
Una giornata surreale, con la città universitaria semideserta, parcheggi vuoti, transenne ovunque e più poliziotti che studenti. Il Papa all’inaugurazione dell’anno accademico non c’è. Ma è quasi sparito anche dagli slogan e dagli striscioni. Qui alla Sapienza ormai ce l’hanno tutti - o quasi - col magnifico rettore. Per ragioni opposte: gli studenti di destra perché Renato Guarini ha lasciato che una minoranza di docenti e studenti alzasse barricate ideologiche contro Benedetto XVI, gli studenti della sinistra radicale perché prima ha invitato il Papa, poi ha impedito di entrare per protestare. In realtà gli universitari che volevano, esibendo il tesserino, hanno avuto libero accesso.
Ma il grosso dei manifestanti antagonisti – grosso si fa per dire visto che non hanno superato le 150 presenze – non erano universitari ma giovani dei centri sociali e professionisti meno giovani dell’antagonismo.
Nel mirino anche il ministro dell’Università Fabio Mussi e il sindaco di Roma e leader del Pd Walter Veltroni. Qualche ora a gridare slogan, poi la pioggia e la stanchezza manda tutti a casa e il testimone della protesta passa alle pagliacciate quasi blasfeme dei collettivi gay «contro l’omofobia del Vaticano». La cronaca della giornata comincia alle 9. Ai cancelli dirimpetto alla Casa dello Studente c’è un centinaio di manifestanti. La polizia fa passare solo chi ha il tesserino universitario: disposizione del Comitato provinciale per l’ordine pubblico.
Ma, tra gli antagonisti, gli universitari veri sono pochi, così per restare uniti rimangono tutti fuori.
E dentro? Non fosse per il cielo livido e la pioggia, sembra Ferragosto. Parcheggi vuoti, pochissima gente. Attorno al rettorato transennato quasi solo polizia. Alle 9 e 37, mentre il disobbediente napoletano e parlamentare del Prc Francesco Caruso tratta col capo della Digos Lamberto Giannini un impossibile ingresso, cinquanta ragazzi di Azione universitaria, costola di An, srotola striscioni davanti a Giurisprudenza. «Il Papa se ne va, i baroni restano». Contro il rettore gridano «Dimi- ssio-ni, di-mi-ssio-ni», «Ver- go-gna, ver- go-gna», «Guarini, pupazzo, lascia quel palazzo». Poi: «Fuori i violenti dall’università». E alla fine anche: «Ma quale tolleranza, ma che democrazia, centri sociali, vi spazzeremo via». Con loro c’è la vicepresidente della Camera Giorgia Meloni, ex segretaria nazionale di Azione giovani. «Detta legge una banda di facinorosi, spalleggiata da docenti ideologizzati. Il Papa non può parlare, ex terroristi come Scalzone sono accolti con tutti gli onori».
Vale la pena di tornare a dare un’occhiata fuori. Gli antagonisti sono sempre all’esterno, la pioggia cominciano a scolorire i cartelloni: «I fasci unici gendarmi del Papa », «La scienza non ha bisogno di dogmi». «Scienza laica, università pubblica». Qualcuno accende un fumogeno rosso. Lo striscione degli studenti antiproibizionisti recita: «Più Maria, meno Gesù», dove 'maria' è il diminutivo di marijuana. «Gli studenti davanti!», grida un megafono. Con le mani alzate fronteggiano i poliziotti. Nulla di fatto.
Si decide per il mini-corteo attorno alla città universitaria. Un furgone fa strada, dalle casse a bordo la solita compilation antagonista di rap, rock e ragamuffin. Lentamente, sotto la pioggia, si avviano verso l’ingresso principale di piazzale Moro. Di entrare, non se ne parla. Volano insulti pesanti – «bastardi, maiali, servi dei servi» – contro gli agenti in tenuta antisommossa, ma il clima non degenera. «Come Mastella, Guarini come Mastella », cantano sulle note di Guantanamera. «Oggi l’università è vuota – urla il portavoce della Rete di autoformazione Francesco Raparelli – ci sono solo fascisti e fondamentalisti», dice alludendo agli studenti di Cl. «È una vergogna – tuona l’inossidabile leader dei Cobas Piero Bernocchi – il governo ha militarizzato l’università come neanche negli anni ’70». «Allora chiudiamo tutte le università – attacca Caruso – impediamo a tutti di pensare e trasformiamole in tante basiliche». I manifestanti srotolano la scritta «Né Stato né Chiesa, libertà d’eresia», scritta con lo spray - guarda un po’! - sul retro di uno striscione con la scritta www.comunitàdisantegidio.org, sottratto e riciclato chissà quando.
È ora di pranzo, il sole si affaccia, arrivano due camion di Facciamo breccia, cartelllo dei collettivi femministigay- trans-lesbo. Si scaricano porchetta, birre e tutto l’armamentario – talari, mitrie di cartone, veli da suora, gonfaloni dei fantomatici comuni di Sodoma e Gomorra, annunci di matrimonio tra papa Ratzinger e il suo segretario Georg – per la manifestazione anticlericale e antiomofobica. Un finto Papa e un finto cardinale Bagnasco si mettono in posa per le foto. Accanto spunta un giovanotto biondo e incravattato, in mano un crocifisso e un cartello: «W il Papa, il mondo esprime solidarietà». Una scena surreale. All’inizio gli antagonisti scambiano anche lui per una caricatura blasfema. «Sono Giovanni Clark, studente americano di legge. Se c’è una voce internazionale per la pace e la giustizia non è Bush né Prodi, ma il Papa». È un attimo. Chi finora protestava per non aver potuto esprimere il suo dissenso, lo copre di insulti e lo caccia in malo modo.
Nella città universitaria, giornata surreale: parcheggi vuoti e studenti assenti I manifestanti sono dei centri sociali. Dagli slogan sparisce il Papa Nel mirino c’è il rettore.
© Copyright Avvenire, 18 gennaio 2008
Ecco! Questa e' la cronaca da scrivere...
R.
IL PORTALE VITA.IT
Ecco chi è il portavoce dei contestatori
Chi è il portavoce dei contestatori del Papa? A questa curiosità risponde Vita.it, il portale del settimanale del non profit Vita. «La 'Rete', l’organizzazione che ha occupato il senato accademico del rettorato con qualche decina di studenti, dice di sé che è nata nel 2005 che 'non ha un riferimento politico né un portavoce'. Alla fine il portavoce lo trova: è Francesco Raparelli. Così informano le cronache», si legge nell’articolo pubblicato. E continua: «È lui a rilasciare dichiarazioni ai Tg parlando di 'vittoria strepitosa' e di 'un Papa che si ritira con le sue divisioni'».
I suoi riferimenti politici sono facilmente rintracciabili facendo un giro su Internet. «Raparelli, trentenne dottorando in filosofia e giornalista pubblicista (collabora con il Manifesto, l’altro giorno firmava una recensione di un libro «Marx l’intempestivo»), è autore con Toni Negri, Piero Bernocchi (Cobas); Mauro Casadio (Rete dei Comunisti), Salvatore Cannavò (Sinistra Critica), di “Potere precario”, cult del movimento antagonista. È quello – scrive ancora Vita.it – il suo brodo di cultura, tra sinistra radicale, antagonista e disobbedienti.
Le sigle dei movimenti con cui opera sono svariate. È uno dei 12 esponenti di Action, tra cui Nunzio D’Erme ex consigliere comunale, imputati in un processo per associazione a delinquere finalizzata al compimento di delitti contro il patrimonio immobiliare altrui e poi assolti».
© Copyright Avvenire, 18 gennaio 2008
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