11 marzo 2008

Nei punti non negoziabili la Chiesa si propone come amica dell'uomo (D'Agostino per "Avvenire")


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NEI PUNTI NON NEGOZIABILI

LA CHIESA SI PROPONE COME AMICA DELL’UOMO

FRANCESCO D’AGOSTINO

Non sono pochi i temi che il cardinale Angelo Bagnasco ha presentato ieri all’attenzione dei confratelli vescovi, tutti raccordandoli agli insegnamenti degli ul­timi due Pontefici e tutti trattandoli, se­condo il suo personalissimo stile, con toni delicati, lucidità intellettuale e fermezza pastorale.

Voglio segnalarne solo tre, sacrificandone diversi altri, formulati con accenti lievi e a volte estremamente rapidi, ma sempre pre­gnanti e incisivi. Il cardinale ripropone con fermezza la ne­cessità di una 'autocritica dell’età moder­na in dialogo con il cristianesimo', in par­ticolare nei confronti delle produzioni me­diatiche e delle provocazioni che proven­gono dall’avanzamento della scienza, che tanto affascinano gli uomini di oggi. Si os­servi che il cardinale, nell’esortare la mo­dernità ad una autocritica attraverso un dialogo con il cristianesimo, non pensa af­fatto che quest’ultimo non appartenga pie­namente 'anche' alla modernità. La posta in gioco qui non è il sogno di un 'ritorno all’antico' (o al Medioevo, come rozza­mente sostengono tanti laicisti), ma l’im­pegno per costruire secondo giustizia que­sto 'tempo' in cui ci è toccato vivere, un tempo che senza l’apporto del cristianesi­mo potrebbe giungere a smarrire il senso stesso dell’uomo.

Sono due gli esempi (difficilmente confu­tabili) che il presidente della Cei porta al ri­guardo: il rispetto incondizionato dell’es­sere umano da una parte e della dignità specifica della generazione umana dall’al­tra. La Chiesa, nel riproporre questi temi all’attenzione del mondo di oggi, non as­sume nei confronti di questo - spiega il car­dinale - un atteggiamento ostile, ma al­l’opposto 'amicale', né potrebbe essere di­versamente, dato che nella sua essenza la Chiesa non può che pensare se stessa se non come 'amica dell’uomo'. Di questo spirito di amicizia di cui tanti laici sono da sempre ben consapevoli, vorremmo dav­vero - aggiungiamo noi - che anche alcu­ne frange della cultura laicista prendesse­ro dialogicamente atto, anziché chiudersi in noti, sterili e stereotipati pregiudizi.

Il secondo punto rilevante dell’allocuzio­ne concerne le ormai prossime elezioni politiche. Con inequivocabile chiarezza, il cardinale ribadisce la linea di non coin­volgimento: non spetta alla Chiesa dire nemmeno una parola sulle scelte di schie­ramento politico o di partito. Ma non per questo la Chiesa si impone il silenzio; non se lo impone, né deve imporselo, quando si tratta di richiamare alla consapevolez­za di tutti il fatto che un’elezione politica non può esprimersi solo nelle dinamiche formali e procedurali che la sostanziano: essa deve radicarsi in un 'atteggiamento interiore'. I cittadini, come elettori, de­vono capire che sono uniti da un destino comune e che attraverso il voto essi sono chiamati ad operare per individuare e rea­lizzare il bene comune del paese. L’Italia, insiste il cardinale, ha bisogno di un 'so­prassalto di amore per se stessa' e gli ita­liani devono imparare a volersi recipro­camente più bene. Solo così si può otte­nere che il confronto elettorale produca, anziché lacerazioni e ferite, forme nuove di solidarietà democratica e di rispetto ci­vile per tutti.

Il terzo punto dell’allocuzione del cardina­le riguarda quei valori 'non negoziabili' (la vita, nella valenza più ampia del termine, l’integrità della persona, le offese alla di­gnità umana e alla dignità del lavoro, ecc.), che la Chiesa percepisce radicati nella sua fede e che sono nello stesso tempo patri­monio dell’esperienza umana dei singoli e dei popoli. Sono temi che vanno difesi con­tro riduttive pretese razionalistiche, tanto quanto contro fideismi 'che evitano la fa­tica del pensare'. Chiunque si impegni nel­la politica, e i cattolici in particolare, do­vrebbe essere consapevoli che sono temi che concernendo i diritti fondamentali del­la persona andrebbero sottratti a confron­ti di carattere ideologico e partitico. L’azio­ne politica, conclude il cardinale, ha 'un’in­sopprimibile valenza di esemplarità'.

E’ auspicabile che, in qualunque forma­zione politica militino, i cattolici ne siano sempre fermamente consapevoli.

© Copyright Avvenire, 11 marzo 2008

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