11 marzo 2008
Il primate di Spagna, Antonio Cañizares, dopo la vittoria di Zapatero: "Difendere valori in pericolo non è ingerenza" (Corriere)
Vedi anche:
Secondo Rusconi Zapatero è un laico...
Card. Saraiva Martins: "Nelle cause di beatificazione occorre procedere con maggiore cautela e accuratezza" (30Giorni)
Anche per Giuda ci sarebbe perdono se avesse fatto penitenza (Osservatore Romano)
"Quella sete di infinito": il commento di Fabio Zavattaro all'omelia del Papa a San Lorenzo in Piscibus (Sir)
ELEZIONI, BAGNASCO: LA CHIESA NON SI SCHIERA MA RIBADISCE VALORI
"L’uomo è sempre uomo con tutta la sua dignità, anche se in stato di coma, anche se allo stadio di embrione..." (Omelia "a braccio" presso la chiesa di San Lorenzo in Piscibus, 9 marzo 2008)
Omelia del Santo Padre a San Lorenzo in Piscibus: lo speciale del Corriere della sera
Lo scienziato Cabibbo ed il sociologo Acquaviva commentano l'omelia del Papa a San Lorenzo in Piscibus (Radio Vaticana)
Papa Ratzinger su scienza ed etica: «In coma o embrione, l’uomo è sempre uomo» (Il Messaggero)
Una pura ragione: "Nella Spe salvi Benedetto XVI rilegge il passato che ha reso orfana la modernità"
Preghiera per gli Ebrei nella Messa tridentina, Gianluca Arca: "Benedetto XVI ha compiuto un'operazione in piena sintonia con la tradizione..."
Card. Bertone: «Presto l'incontro del Papa con Alessio II». «Reciprocità con gli Ebrei nelle preghiere» (Eco di Bergamo)
La fede suppone la ragione e la perfeziona, e la ragione, illuminata dalla fede, trova la forza per elevarsi alla conoscenza di Dio...(Discorso al Pontificio Consiglio della Cultura)
TESTO INTEGRALE DELLA PROLUSIONE DEL CARDINALE BAGNASCO (10 marzo 2008)
Il cardinale Antonio Cañizares: «Giusta la battaglia di Giuliano Ferrara»
«Matrimonio, aborto, eutanasia: così condurrà il Paese al disastro»
Il primate di Spagna dopo la vittoria di Zapatero: difendere valori in pericolo non è ingerenza
Aldo Cazzullo
TOLEDO - Prima di parlare, il cardinale Antonio Cañizares, primate di Spagna, arcivescovo di Toledo, ha piacere che si veda la sua cattedrale. «Qui è nata la Spagna. Nel 593, con la conversione del re visigoto Recadero.
Anzi, Benedetto XVI mi ha detto che a Toledo è nata l’Europa, con l’incontro nel cattolicesimo tra tedeschi e latini, due secoli prima di Carlo Magno.
Poi la chiesa fu distrutta e divenne moschea. Poi fu distrutta la moschea e fu ricostruita la chiesa…».
Lo chiamano il piccolo Ratzinger, per i capelli candidi, il tratto cortese, la fermezza.
Cardinale, avete perso le elezioni? La vittoria di Zapatero è la sconfitta dei vescovi spagnoli?
«No. Mi congratulo con Zapatero. Siamo pronti a collaborare con lui, purché si muova nel solco della Costituzione e persegua, come fa la Chiesa, il bene comune. Noi non siamo contro il governo. Certo, i conflitti con il potere costituito sono per la Chiesa una condizione storica».
In Italia si pensa il contrario, al punto talora da identificare la Chiesa con il potere.
«Forse, in passato. Oggi la Chiesa non è il potere, anche se può subirne la tentazione; ma in fondo anche Cristo fu tentato. E noi non cesseremo di reclamare contro alcune cose che il governo ha fatto o potrà fare».
Lei ha parlato di una «rivoluzione culturale laicista» di Zapatero. Che cosa intende? Questa rivoluzione continuerà?
«Sì, è in corso una rivoluzione culturale. Non solo in Spagna; in tutto l’Occidente. La denuncia Benedetto XVI, quando paventa la dittatura del relativismo. La Spagna rappresenta la punta più avanzata di questa rivoluzione, con le sue leggi “di genere”, che vanno ben oltre il femminismo tradizionale, questa sorta di lotta di classe tra uomo e donna. Il governo spagnolo ha varato leggi che negano l’evidenza della natura e della ragione, che affidano allo Stato la formazione morale dei giovani, che si propongono di fondare una nuova cultura su una concezione falsa della libertà».
Una rivoluzione che ora continuerà. Cosa deve fare la Chiesa?
«Quanto ha fatto finora. La sinistra parla di allargare i diritti. Ma i diritti non si creano in Parlamento. La Chiesa vuole collaborare a costruire una società di convivenza e di pace. Ma quale convivenza può esserci al di fuori del matrimonio tra un uomo e una donna? Quale convivenza può esserci se si intende eliminare Dio dalla vita sociale? Quale convivenza può esserci se si nega il diritto alla vita? Non abbiamo nulla da rimproverarci: sarebbe un tradimento se rinunciassimo a difendere la vita, dal concepimento alla morte naturale. Noi non siamo contro la democrazia, ma a favore; chi nega il diritto alla vita è contro la democrazia, e conduce la società al disastro. Noi difenderemo i valori in pericolo. E ci batteremo contro l’ampliamento della legge sull’aborto, e contro l’eutanasia».
L’aborto in Italia è tornato nell’agenda politica. In Spagna la legge è più restrittiva che in Italia. Teme che Zapatero intenda cambiarla?
«Ci sono a sinistra persone e gruppi che lo chiedono. Ma la Corte costituzionale ha riconosciuto i diritti del nascituro. Noi dobbiamo innanzitutto chiedere la piena applicazione della legge in vigore: sono convinto che molti dei centomila aborti che avvengono in Spagna ogni anno sarebbero evitati. Conosco la battaglia di Giuliano Ferrara per la moratoria, e vi aderisco. Per il futuro, mi batterò per l’abolizione dell’aborto. Che è il peggior degrado della storia dell’umanità».
Zapatero è stato polemico con i vescovi in campagna elettorale. Che effetto le ha fatto?
«Non l’ho capito. E tuttora, dopo il suo trionfo, continuo a non capirlo. Le sue aggressioni verbali si basavano su parole manipolate, come quelle del cardinale Rouco Varela, o riferite dai media in modo incompleto, come quelle del cardinale García Gasco. Comunque, non ho nulla contro la persona. Lui stesso ha detto di non voler ripetere gli errori. Prego per lui che imbocchi la strada giusta».
Questo significa che può cominciare una nuova stagione nei rapporti tra governo e Chiesa?
«Da parte nostra non esiste, non può esistere nessuna nuova stagione. In questi anni la Chiesa spagnola non ha compiuto un solo atto di ingerenza. Il cristianesimo è l’unica religione che separa fede e politica: a Dio quel che è di Dio, a Cesare quel che è di Cesare. Di Dio sono la vita, la verità, l’uomo».
La destra non ha fatto propria la battaglia culturale della Chiesa. Ora cosa dovrebbe fare, secondo lei, l’opposizione a Zapatero, in Parlamento e nella società?
«Non mi permetto di dare indicazioni a un partito. Dico che il futuro della nostra società si gioca in una grande battaglia culturale, e che nessun cattolico, in qualunque partito militi, può disertare. Al contrario: il parlamentare, il medico, il docente universitario, ognuno deve fare la sua parte. E la Chiesa deve evangelizzare la Spagna. Noi non vogliamo essere fattore di divisione, ma del progresso autentico; non del progresso che rinchiude la ragione nel recinto della scienza».
Il confronto tra Stato e Chiesa è un tema anche della campagna elettorale italiana. Qual è la differenza tra la Chiesa spagnola e la nostra?
«La Chiesa italiana ha più spazio sui media. Quando ci fu il Family Day, tutti i giornali dedicarono più pagine alla manifestazione di piazza San Giovanni, e mezza pagina a quella laicista di piazza Navona. In Spagna molti giornali avrebbero fatto il contrario. Da qui l’impressione che la Chiesa italiana sia più ascoltata.
Ma guardi che anche in Spagna la gente ci sta a sentire. Quando mi incontrano in stazione o all’aeroporto, i passanti mi incoraggiano: “Don Antonio, avanti così!”. Quando il cardinale Rouco ha invitato i madrileni in piazza, sono venuti in due milioni. Finora c’è stato un deficit dei cattolici nella vita pubblica, ma le cose stanno cambiando, e il futuro sarà diverso».
L’unità nazionale spagnola è in pericolo?
«L’unità della Spagna è un bene morale che appartiene a tutti, e che tutti dovrebbero difendere. Ad esempio evitando qualsiasi trattativa, qualsiasi riconoscimento politico al terrorismo ».
Che cosa pensa della legge sulla memoria? Non è forse giusto eliminare anche dalle chiese lapidi, iscrizioni, simboli del franchismo?
«È una legge non necessaria. Le sofferenze del passato si possono riparare in altri modi. E molte sono già state riparate. Fare una legge significa rievocare e rinfocolare le divisioni tra di noi. Abbiamo invece bisogno di più riconciliazione, di più unità. La vera legge per la memoria è la Costituzione del 1978; lì c’è già tutto; il di più è inutile o dannoso».
© Copyright Corriere della sera, 11 marzo 2008 consultabile online anche qui.
Vedi anche:
Tra i cattolici di radio Cope
L’allarme dei vescovi: «Il Paese si disgrega»
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento