11 marzo 2008

Ma c'è davvero bisogno di una "riabilitazione" di Martin Lutero da parte della Chiesa cattolica? (Il Tempo)


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cultura

Lutero, l'eretico da non condannare

Gian Franco Svidercoschi

Ma c'è davvero bisogno di una "riabilitazione" di Martin Lutero da parte della Chiesa cattolica?
Il Financial Times ha sollevato il caso, ma più che altro per accusare Benedetto XVI di voler compiere un'operazione puramente "cosmetica", intesa a coprire il suo dogmatismo, a dare un aspetto più liberale al suo pontificato.

Dal Vaticano c'è stata una immediata reazione, ma non si è capito bene se si intendesse smentire la notizia del giornale inglese o una eventuale rivalutazione del monaco tedesco.
Ebbene, presentata in questi termini, tra le supposizioni ironiche degli uni e il secco diniego degli altri, la storia sembrerebbe quasi ferma al Concilio di Trento. E, l'immagine di Lutero, rimasta - se non proprio come la dipingevano i più critici dei controriformisti, ossia la reincarnazione di Satana - quella di colui ch'era stato il solo unico responsabile della drammatica scissione avvenuta nel mondo cristiano.
Per fortuna, invece, le cose non stanno così. Il movimento ecumenico, anche se tra molte contraddizioni, ha fatto sì che le Chiese cristiane si riavvicinassero, migliorassero la conoscenza reciproca, riscoprendo le basi di una comunione fraterna. E il dialogo dottrinale ha chiarito non poche questioni controverse del passato, portando alla luce una vicinanza prima neppure concepibile.
E così è stato per Lutero, che per tanto tempo studi cattolici anche seri avevano presentato come un ubriacone, un donnaiolo. Finché, un secolo fa, si cominciò ad approfondirne la personalità e la dottrina nel contesto del suo tempo. Si riuscì a distinguere meglio tra il pensiero di Lutero da giovane e quello della maturità, segnata dalle polemiche - per lui il Papa era l'anticristo - ma anche dall'amarezza. Insomma, si comprese che, anche dietro le sue famose 95 tesi affisse al portale del duomo di Wittemberg, c'era una autentica ansia evangelica.
Si giunse al Concilio Vaticano II (1962-1965), e la Chiesa cattolica riconobbe che la divisione tra i cristiani era avvenuta "non senza colpa di uomini di entrambe le parti". Confermò la sua "speciale affinità" con le Chiese uscite dalla Riforma, in particolare per il legame essenziale rappresentato dal battesimo, per cui non c'era stata, almeno con certe comunità protestanti, una rottura totale.
Ed ecco, con Giovanni Paolo II, aprirsi un nuovo capitolo. Nel 1980, in visita in Germania, il Papa si presentò come "pellegrino" alla eredità spirituale del Riformatore. Tre anni dopo, in un messaggio per il 500° anniversario della nascita, sottolineò "la profonda religiosità di Lutero, che con bruciante passione era sospinto dall'interrogativo sulla salvezza eterna".
Ma, il punto più avanzato di questa rilettura della personalità e dell'opera del monaco, Papa Wojtyla lo raggiunse nel viaggio del giugno 1989 nei Paesi scandinavi. Per quanto riguardava la scomunica di Lutero, fece notare che provvedimenti di questo tipo avevano fine con la morte di chi ne era stato colpito. Ma, questo soprattutto, riconobbe che alcune istanze di Lutero circa la riforma e il rinnovamento della Chiesa avevano trovato "risonanza" negli stessi decreti del Concilio; e che perciò c'era bisogno di una "valutazione nuova e comune" dei molti problemi sorti dal messaggio luterano.
E, le conseguenze di tutto questo, sono state tirate ad Augusta, in Germania, il 31 ottobre 1999. Quel giorno, Chiesa cattolica e Federazione luterana mondiale hanno sottoscritto una "Dichiarazione congiunta" sulla dottrina della "giustificazione", cioè l'atto con il quale Dio rende giusto l'uomo peccatore. In tal modo, non solo è stata appianata l'antica disputa (tra la "sola gratia" dei luterani, e la grazia ma anche le buone opere secondo i cattolici), ma di conseguenza sono state superate le reciproche scomuniche di 450 anni prima.
Forse queste sono controversie che dicono poco o niente alla sensibilità dei cristiani del XXI secolo. E oltretutto la "Dichiarazione" non ha certo portato alla riunificazione tra cattolici e luterani, a una eucaristia comune. Ma è comunque un fatto che le due Chiese, purificando la propria memoria storica, condividono oggi la comune professione di fede in Cristo salvatore, e cioè quello che è il centro della fede cristiana. Non è poco rispetto alle divisioni, alle lotte del passato!
E dunque, c'è ancora bisogno di "riabilitare" Lutero?

© Copyright Il Tempo, 11 marzo 2008 consultabile online anche qui.

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