17 maggio 2008
Benedetto XVI a Savona. Mons. Lupi: una svolta interiore (Viana)
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Benedetto XVI a Savona Lupi: una svolta interiore
Parla il vescovo di Savona-Noli «Sarà l’incontro con un amico che ci comunicherà unità, ardore, gioia condivisa»
DAL NOSTRO INVIATO A SAVONA
PAOLO VIANA
La crisi della società italiana ha molte origini ma la via d’uscita, per monsignor Vittorio Lupi, è una sola, cioè quella del perdono. «Voglio misericordia e non giustizia» scandisce il vescovo di Savona-Noli. Ripete il messaggio lasciato dalla Vergine ad Antonio Botta. L’anziano contadino cui la Madonna apparve sulle rive del Letimbro nel 1536 oggi è beato e l’elicottero di Benedetto XVI oggi atterrerà proprio davanti alla sua casa natale. La visita al Santuario di Nostra Signora di Misericordia aprirà la prima visita di un Papa a Savona dai tempi di Pio VII, che nella cittadina ligure fu confinato da Napoleone. E la sensazione, che monsignor Lupi ci conferma, è che i savonesi si aspettino molto.
«Effettivamente – spiega – c’è molto fervore per la visita del Papa e questo è un buon segno per tutti. Al di là degli ovvi problemi tecnici che un appuntamento del genere comporta, tutti si attendono una svolta interiore e io dico che è possibile, anzi è nell’aria. La comunità cattolica si è preparata seriamente, con alcuni incontri, che hanno visto protagonisti i giovani, sulla figura di Pietro, ma è importante anche il lavoro fatto attraverso i media, perché il messaggio del Pontefice deve arrivare a tutti i savonesi, contagiarci tutti, rinvigorendo la fede. Una visita non è solo un appuntamento istituzionale. È l’incontro con un amico e deve comunicare unità, ardore, gioia condivisa»
Cosa vuol dire quando parla di una svolta che è già nell’aria?
Il clima di Savona sta cambiando. Avverto fiducia, in tutti i campi. Non dico che i problemi sono acqua passata, ma l’animo dei savonesi sorride di più. L’economia sta riprendendo dopo anni bui, il rapporto con le istituzioni è migliorato e questa visita dimostra che ci può essere dialogo e collaborazione di tutti con tutti. Sono, obiettivamente, le migliori condizioni in cui possa sperare un pastore...
Quali sono invece le preoccupazioni del vescovo di Savona-Noli?
La nostra è una piccola diocesi, estesa soprattutto lungo la costa, ma risente come e più di altre della crisi di vocazioni. Questa situazione impone una pastorale condivisa con tutti ma soprattutto con i sacerdoti, che ho invitato a lavorare insieme a me e gli uni insieme agli altri e naturalmente tutti quanti insieme ai laici. Dobbiamo imparare a superare sfiducia, vecchie abitudini e ritrosie, né abbiamo alternative: oggi a Savona abbiamo solo quattro seminaristi, purtroppo. Comunque devo dire che il mio messaggio di unità è stato raccolto con convinzione da tutti.
Guardando fuori dalla Chiesa, bastano la crescita turistica e lo sviluppo di Vado a fare una Savona felice?
Non sono tempi di felicità, ma sono tempi in cui l’impegno è ripagato. La visita del Papa può rivelare il senso di quest’ottimismo, che non ha nulla di ingenuo. Io spero che Ratzinger parli ai cuori dei savonesi, che dovranno aprirsi per renderlo possibile, e che parli il linguaggio della misericordia, quello della Nostra Signora, cui siamo devoti e che è indispensabile per superare le ferite lasciate da anni di crisi e di divisioni che tutti vorremmo archiviare per sempre.
Misericordia, non giustizia: la svolta di cui parla è il perdono?
Esattamente. Mi aspetto che i savonesi colgano il senso profondo della visita papale al Santuario inaugurando una svolta di stile, stile di vita intendo. Savona, ma mi riferisco a tutta l’Italia, deve imparare a chiedere e a dare il perdono. Nei momenti di crisi, come nel 1536, questa è l’unica marcia in più. Giovanni Paolo II l’ha intuito, inaugurando una nuova linea nella Chiesa, che prosegue e fruttifica. Benedetto XVI raccogliendosi in preghiera di fronte alla Madonna incoronata da Pio VII comunicherà la stessa voglia di riconciliazione, che deve contagiare le nostre famiglie e le stesse nazioni.
Domanda per il confessore: come si impara a perdonare?
Non è facile, lo so. Eppure, proprio in confessione ho assistito ad esempi mirabili di questa capacità di perdonare e di chiedere perdono. In famiglia e tra amici è più facile che tra gli Stati, me ne rendo conto, ma i cristiani debbono essere lievito del perdono e della riconciliazione ovunque vivano. E non è impossibile.
Ma è tremendamente difficile.
Lo è stato anche per il figlio di Bachelet, ma è riuscito a perdonare gli assassini di suo padre, contribuendo ad avviare una fase nuova, a spezzare la catena del dolore e dell’odio. Lo è stato anche per la moglie che perdonò i mafiosi che le avevano ucciso il marito, chiedendone il pentimento. I mafiosi ci sono ancora, ma qualcosa in tanti anni è cambiato nella società italiana e sarebbe ingeneroso non prenderne atto. Il perdono contagia. Chi è perdonato si interroga. E cambia. Saper perdonare, e saper chiedere perdono veramente, sarebbe la vera rivoluzione sociale. La Vergine disse «misericordia e non giustizia»: il suo appello era contro la vendetta e l’instabilità che affliggeva le genti liguri in quell’epoca e quel suo messaggio mi sembra oggi di estrema attualità.
© Copyright Avvenire, 17 maggio 2008
(Nella foto il Santuario di Savona intitolato a Nostra Signora della Misericordia)
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