20 maggio 2008

Tra i giovani in piazza a Genova: «Un discorso che ci dà coraggio» (Giorgi)


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Tra i giovani in piazza: «Un discorso che ci dà coraggio»

DA GENOVA ANTONIO GIORGI

Prima che con le parole, il Santo Pa­dre ha dialogato con i giovani con gli occhi. A lungo. Intensamente. Con quell’affetto che può esprime un padre che indugia a sorridere e si vede che è contento.

I ragazzi di Joseph Rat­zinger rimangono incantati dal sorriso amplificato dai grandi teleschermi, di­menticano la pioggia, inneggiano, fan­no ondeggiare gli striscioni delle par­rocchie, dei gruppi, delle associazioni, fanno volare nell’aria migliaia di co­riandoli multicolori ognuno dei quali esprime un desiderio, un auspicio, u­na intenzione di preghiera.

L’intesa spi­rituale tra i ragazzi e il Pontefice è su­bito perfetta: «Lo credevamo un po’ più distante», ammette qualcuno, lieto di ricredersi. Quattromilacinquecento i pass distribuiti per l’incontro con il Pontefice in piazza Matteotti davanti al palco bianco installato sullo sfondo del Palazzo Ducale, nel cuore di una Genova che tra le sfide alle quali deve fare fronte annovera in primo luogo l’invecchiamento della popolazione, il dramma delle culle vuote. E allora co­me non esultare quando il Papa va drit­to al cuore del problema: «Voi siete la giovinezza di Genova», dice. «Siate sem­pre giovani». La piazza esplode nell’o­vazione e da quel punto in avanti la sintonia tra chi parla dal palco avendo al fianco i cardinali Angelo Bagnasco e Tarcisio Bertone e la platea si consoli­da e si perfeziona. Sono i ragazzi che annunciano tramite i loro portavoce Paolo Costa e Simonetta Saveri l’avvio della «missione dei giovani ai giovani» in alcune zone della diocesi, «per esse­re noi per primi annunciatori del Si­gnore risorto ai nostri coetanei». Sono i giovani e giovanissi­mi per i quali l’invi­to del Papa ad essere u­niti ma non rinchiusi, u­mili ma non pavidi, semplici ma non in­genui, pen­sosi ma non complicati già assume la valenza dell’impegno nel servizio a­gli altri, nel lavoro per il miglioramen­to della città e della comunità. Luca Mazzolino, venuto a piedi da Sam­pierdarena, è consigliere di municipio. Si sente confortato nell’azione che con­duce
In migliaia i giovani all’incontro con il Pontefice «Ci ha spiegato come affrontare la quotidianità della nostra esistenza» «Abbiamo capito che da soli non si va da nessuna parte» a favore della società, «mante­nendo salda l’identità di credente».

Lu­ca Bianchi si dice sorpreso. Da che? «Dalla giovanilità sua, del Papa, e di quella del suo messaggio. È come se lui avesse voluto per una mattina tor­nare giovane insieme a noi.

Abbiamo vissuto una grande esperienza di Chie­sa, Genova ha risposto bene». «Sì – an­nuisce un altro del gruppo, Sergio Col­letti – ha risposto bene nonostante la pioggia». L’eccezionalità dell’evento concede legittimo spazio a una punta di polemica: «Diluvia, ma siamo più numerosi di quelli che ieri (sabato, n­dr) manifestavano per il Pride laico». Papa Ratzinger chiude l’incontro con­segnando il Vangelo ad alcuni giovani come segno di mandato missionario. Per loro c’è anche un abbraccio che se­gnerà le vite. Per tutti, c’è invece l’invi­to alla Gmg di Sydney. Giusy Carta e Claudia Badaracco, giovanissime della parrocchia di San Siro di Struppa, ci sa­ranno. «Ci aspetta a Sydney, non man­cheremo. Il suo è un messaggio che dà coraggio». «Ci ha insegnato ad affron­tare la quotidianità dell’esistenza», ag­giunge Lea Di Vito. Matteo Lanza, gio­vane educatore del gruppo, apprezza che il Papa abbia ribadito che «da so­li, non si va da nessuna parte».

© Copyright Avvenire, 20 maggio 2008

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