3 giugno 2008
La Sindone: quel volto da sempre cercato che ci svela la verità (Rondoni)
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Quel volto da sempre cercato che ci svela la verità
DAVIDE RONDONI
Non c’è nulla come cercare quel volto.
Non c’è nulla come cercare il volto del destino. Cioè il volto profondo di quel che ci succede. Di quel che ci arriva addosso. Il suo volto, vogliamo sapere. Vogliamo vedere al fondo della vita che ci tocca di vivere, vita che con i suoi splendori e orrori a volte ci toglie il respiro, vedere che volto ci sia.
Vogliamo sapere se si tratta di un viso spento come un oblìo, un viso vuoto, che non ha nessun interesse per noi.
Un viso come uno sbadiglio. Come una statua impassibile. Vogliamo vedere se hanno ragione coloro che dicono che al fondo delle cose ci aspetta solo il buio e nessun volto. Oppure solo il ghigno di un fato che si prende gioco di noi.
Vogliamo sapere se nel fondo dei nostri giorni, dei nostri amori, dei nostri dolori c’è il viso di un 'ubriaco' come diceva un personaggio di Shakespeare.
O se invece c’è il viso della Sindone, quello di un Dio che ha amato l’uomo, noi, fino a patire. Un Dio che ha avuto passione per l’uomo. Da sempre, l’uomo ha cercato quel volto. Lo ha gridato il salmista. Lo cercavano i sapienti di ogni popolo, nei segni che sembrava lasciare tra fuochi e stelle, tra tempeste e aliti lievi del vento. Lo hanno cercato sempre gli uomini.
Immaginandolo nelle visioni, inseguendolo nelle altezze del pensiero e negli slanci pazienti delle arti. E anche il cosiddetto uomo moderno, o meglio ciò che certi maestri di epoche recenti hanno denominato tale, pur se fingeva di disinteressarsi di quel volto e di non cercarlo più, in realtà ha sempre alzato volti da guardare come se rappresentassero il suo destino. Come l’uomo di sempre. Abbiamo avuto le maschere a volte tragiche, a volte grottesche, quasi sempre cieche e sorde ai bisogni profondi della vita: le maschere del Potente, dell’Eroe, della Celebrità. In certi momenti il volto di un uomo si è immedesimato con il destino di un popolo, di una nazione, o di una rivoluzione. Lo hanno idolatrato. Ma ha lasciato spesso il vuoto, e spesso l’orrore dietro di sé. Invece il volto dell’uomo della Sindone chi è? Al di là delle diatribe tra filologi ed esperti, quel volto come fu allora per il volto di Cristo non vuole imporsi alla nostra attenzione, resta sempre in un suo velo di segreto. Perché occorre sempre cercare il volto di Cristo. Occorre sempre, per riconoscere veramente, anche una mossa della libertà, un rinnovarsi della domanda. Anche i suoi primi discepoli, che l’avevano davanti nelle colline, sulle rive del lago o anche ai tavoli di gente discutibile, lo fissavano per cercare di capire chi era veramente. Ogni volta capivano di più, e ogni volta dovevano chiederselo di più. Nel 2010 il Papa ci dona l’occasione per andare a vederne questo segno unico e misterioso. Per rinnovare ancora la ricerca di quel volto. Che è il volto della verità. La quale per i cristiani non è un discorso.
Non è nemmeno una cosa da 'spiegare' o di cui 'convincere' gli altri. La verità è il volto di un Dio appassionato, fino al dolore, alla nostra vita. Non si tratta per noi di sapere un discorso, una formula, o una bella frase. Si tratta della gioia di vederlo, e dell’opera di assomigliargli.
© Copyright Avvenire, 3 giugno 2008
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