9 luglio 2008

Osservatore: braccia aperte alla minoranza anglicana se aderisce al Cattolicesimo (Agi)


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Riceviamo e molto volentieri pubblichiamo questa agenzia di Salvatore Izzo (Agi) sulla crisi della Chiesa Anglicana.
R.

ANGLICANI: OSSERVATORE, BRACCIA APERTE A MINORANZA SE ADERISCE A CATTOLICESIMO

(AGI) - CdV, 8 lug.

Accanto al ''rincrescimento'' espresso dal Pontificio Consiglio per l'Unita' dei Cristiani, la decisione del Sinodo di York a favore dell'ordinazione episcopale delle donne nella Chiesa Anglicana d'Inghilterra suscita Oltretevere anche l'attesa che i contrari possano sentire con piu' forza il richiamo della Tradizione e chiedere di tornare nella comunione con Roma.
Lo afferma l'Osservatore Romano che dedica un'approfondita analisi alla vicenda, rilevando che a York e' emersa l'impossibilita' di trovare ''una soluzione per quanti, in consistente minoranza, nella Chiesa d'Inghilterra non intendono riconoscere l'autorita' delle donne-vescovo''.
''Tutto questo - scrive il giornale vaticano - potrebbe creare profonde crisi di coscienza per quei vescovi, quei pastori e per i fedeli che sono comunque contrari all'ordinazione delle donne. Non si deve escludere, infatti, che un certo numero di queste persone travagliate da crisi religiose possano trovare la soluzione ai loro problemi spirituali con un'adesione alla Chiesa cattolica o ad altre confessioni cristiane''.
L'articolo rileva anche che l'attuazione della decisone di York prevede tempi lunghi: ''per arrivare alla prima ordinazione effettiva di una donna a vescovo della Chiesa di Inghilterra saranno probabilmente necessari non meno di cinque anni''.
E dunque anche le reazioni e le difficolta' che potranno emergere si vedranno con il tempo. ''Le attuali difficolta' di dialogo tra la Chiesa di Roma e la Chiesa di Inghilterra non devono pero' - conclude l'Osservatore - mai scoraggiare i cristiani a pregare Dio e ad agire per la piena unita'''.
Per le eventuali adesioni di singoli vescovi, pastori e fedeli anglicani i criteri sono stati ribaditi in una Istruzione della Congregazione della Dottrina della Fede pubblicata lo scorso dicembre, dove si afferma che ''se un cristiano non cattolico, per ragioni di coscienza e convinto della verita' cattolica, chiede di entrare nella piena comunione della Chiesa Cattolica, cio' va rispettato come opera dello Spirito Santo e come espressione della liberta' di coscienza e di religione. In questo caso non si tratta di proselitismo, nel senso negativo attribuito a questo termine''. Anche il Decreto sull'Ecumenismo del Concilio Vaticano II, afferma del resto ''che l'opera di preparazione e di riconciliazione di quelle singole persone che desiderano la piena comunione cattolica e' di natura sua distinta dall'iniziativa ecumenica; non c'e' pero' alcuna opposizione, poiche' l'una e l'altra procedono dalla mirabile disposizione di Dio''.
Percio' ''tale iniziativa non priva del diritto ne' esime dalla responsabilita' di annunciare in pienezza la fede cattolica agli altri cristiani, che liberamente accettano di accoglierla''.
Come e' noto a vescovi e pastori anglicani che chiedono di diventare cattolici viene permesso dalla Santa Sede di esercitare il ministero sacerdotale pur restando sposati. Giovanni Paolo II nel 1980 ha emanato una norma in proposito, e di essa hanno usufruito piu' di 80 uomini sposati, tutti ex pastori episcopaliani (cioe' membri americani della Comunione Anglicana), che hanno potuto continuare a utilizzare il loro ministero pastorale dopo la conversione al cattolicesimo.
Anche alcuni ex pastori luterani hanno goduto di questo permesso sia pur con una approvazione differente.

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