27 ottobre 2008

Papa Ratzinger, prima volta in Africa: «A marzo in Camerun e Angola» (Giansoldati)


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di FRANCA GIANSOLDATI

CITTA’ DEL VATICANO

Pochi viaggi internazionali ma più che significativi.
L’Australia, Washington, Ground Zero, il Brasile, Istanbul e, a marzo dell’anno prossimo, anche l’Africa, il continente più povero e sfruttato dove la Chiesa sta giocando una partita importantissima per la tenuta, in molte zone, del cattolicesimo. «Andrò in Camerun e in Angola» ha annunciato ieri a san Pietro, concludendo il Sinodo sulla Bibbia.
Benedetto XVI entrato nell’ottantaduesimo anno, non si ferma.
Da quando è stato eletto ha imparato a dosare le proprie forze, ad usare le energie con parsimonia; è sempre stato uno metodico, secondo la descrizione del fratello don Georg, e ora più che mai: sue giornate sono cadenzate da ritmi regolari, dove si alternano lo studio e la scrittura, le udienze, il lavoro alla scrivania; moderato nel mangiare, segue una dieta leggera, niente alcol, niente strapazzi, e ogni giorno si concede sempre po’ di moto, con la solita passeggiata pomeridiana nei giardini, anche quando piove. Di salute sta più che bene, e la trasferta africana che tanto gli sta a cuore, non costituisce certo un probloema benchè non facile dal punto di vista climatico ed organizzativo.
Era da tempo che si parlava da tempo di un imminente impegno africano; in Vaticano erano arrivati parecchi inviti da parte di capi di Stato, ma l’agenda papale era già piuttosto piena e così il progetto continuava a slittare, fino a che Papa Ratzinger ha dato il suo placet. «Voglio andare». Perchè ha scelto l’Angola e il Camerun? Da una parte per festeggiare il 500esimo anniverario di evangelizzazione dell’Angola, primo paese della zona subsahariana a conoscere il Vangelo grazie ai portoghesi, dall’altra per consegnare ai vescovi l’Instrumentum laboris del prossimo Sinodo sull’Africa che si aprirà nell’ottobre del 2009 in Vaticano. I rapporti diplomatici che i nunzi inoltrano periodicamente in Segreteria di Stato, così come i resoconti delle conferenze episcopali che arrivano sul tavolo del pontefice descrivono un continente agonizzante. Dilagano le sette, l’Islam avanza, si allarga il divario tra ricchi e poveri, le guerre intestine dilaniano regioni vastissime e il dramma dei profughi è di proporzioni bibliche.

© Copyright Il Messaggero, 27 ottobre 2008 consultabile online anche qui.

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