31 ottobre 2008

Romano Guardini a 40 anni dalla morte: "Il teologo maestro del Papa" (Natali)


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Romano Guardini 40 anni dalla morte

Il teologo maestro del Papa

Enzo Di Natali

Oggi non sono pochi coloro che sostengono che il teologo tedesco Romano Guardini, nato a Verona nel 1885, ma trasferitosi in Germania, appena ragazzo con la sua famiglia, sia una chiave interpretativa del pontificato di Benedetto XVI, il quale fu suo allievo, unitamente ad un altro grande teologo del Novecento, Balthasar. Ormai, sono trascorsi quarant'anni dalla sua morte, avvenuta nel 1968, eppure molti studiosi si richiamano al suo insegnamento, tra questi Benedetto XVI, che, oltre a custodire il ricordo, ne ha condiviso tematiche e preoccupazioni. Una di queste fu il tentativo riuscito, e confermato dalla storia, di rispondere a Feurbach, che nell'opera «L'essenza del cristianesimo» aveva tentato di demolire la fede cristiana, sostenendo che essa non fosse altro che la proiezione di un animo insoddisfatto, deluso e bisognoso di riscatto. La religione, dunque, era considerata un oppio del popolo; argomento che negli anni successivi sarà ampiamente ripreso dai sostenitori del marxismo scientifico tanto che in ambito ecclesiale la religiosità popolare sarà considerata in senso dispregiativo e da distinguere dalla fede autentica.
Romano Guardini, nel 1938, e Ratzinger, nel 1968, pubblicarono opere, con lo stesso titolo dato da Feurbach, in cui esposero la giusta essenza del cristianesimo. Guardini studiò teologia a Friburgo in Brisgovia e Tubinga. Nel 1910 fu ordinato sacerdote a Mainz. Egli ottenne il titolo di dottorato nel 1915 con un lavoro su san Bonaventura, che divenne il teologo, unitamente all'inglese card John Henry Newman, che facilitò la sintesi, in Guardini, tra il pensiero di sant'Agostino e di san Tommaso. Nel 1923 ottenne la cattedra di filosofia della religione e visione cristiana a Berlino, che conservò fino al 1939, quando fu prematuramente pensionato dai nazisti.
L'opera del Guardini, uscita nel 1918, con il titolo «Lo spirito della liturgia» segnò i primi passi del movimento liturgico, del quale anche il giovane Ratzinger si fece promotore, tanto che nel 1999 pubblicò «Introduzione allo spirito della liturgia».
Un altro argomento teologico che possiamo rintracciare in Guardini e in Ratzinger è la costante preoccupazione di un' Europa che laicizzata ripudiasse le proprie radici cristiane. Basti pensare alle lezioni sull'Europa di Guardini e agli interventi di Ratzinger, che anche da papa ha voluto ricordare il senso dell'Europa e delle sue radici, ritenendo l'Europa «un'eredità vincolante per i cristiani». Nel pensiero dei due teologi, il cristianesimo, con i suoi monasteri, le sue parrocchie urbane e rurali, i movimenti religiosi (assistenziali, mendicanti, predicatori), i suoi artisti ha dato un contributo notevole per lo sviluppo della civiltà europea, recuperando, anzitutto, tutto il patrimonio greco-romano, attraverso l'opera degli monaci amanuensi, i quali ricopiarono i grandi capolavori che erano stati dimenticati durante la dominazione barbara.
Se Guardini profetizzava nel 1921 che «un processo di grande portata è iniziato: la Chiesa si sveglia nelle coscienze», in modo più drammatico Ratzinger si poneva con eguale radicalità il problema ecclesiologico a partire da quello che egli riteneva l'avvenuto capovolgimento della tesi guardiniana: «Il processo di grande portata è che la Chiesa si spegne nelle anime e si disgrega nelle comunità».
In altri termini, Josef Ratzinger temeva un marcato soggettivismo nei fedeli, di derivazione protestante, tanto che il teologo della Baviera affermava: «non si può credere da soli. Si può essere cristiani solo nella Chiesa, non accanto a essa».
Dal punto di vista filosofico, Romano Guardini era preoccupato di un ethos comportamentale vissuto a prescindere dal logos, cioè dalla verità, da ciò che l'uomo realmente è. Il dovere essere dipende dall'essere. L'uomo vive moralmente lecito e retto se risponde alla sua natura di uomo. In altri termini, egli, come del resto anche Ratzinger, era preoccupato di un relativismo morale, che, oggi è ampiamente diffuso.

© Copyright La Sicilia, 30 ottobre 2008 consultabile online anche qui.

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