28 ottobre 2008
Anno Paolino: ciclo di incontri nella Basilica di San Paolo fuori le Mura. Intervista al card. Montezemolo (Radio Vaticana)
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Anno Paolino: ciclo di incontri nella Basilica di San Paolo fuori le Mura. Intervista con il cardinale Cordero Lanza di Montezemolo
Cosa direbbe San Paolo alla Chiesa che è in Roma e agli abitanti della città, se scrivesse oggi la sua “Lettera ai Romani”? Questa sera alle 20.30, nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, il cardinale Vicario Agostino Vallini ed il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, offriranno una testimonianza sull’Epistola che San Paolo indirizzò ai Romani duemila anni fa. Si tratta del primo di cinque incontri che, da qui a primavera, metteranno i protagonisti del nostro tempo a confronto con le Lettere paoline, nei diversi ambiti della politica, dell’economia, dell’informazione, dello spettacolo e dello sport. Oltre alle testimonianze, gli incontri prevedono l’intervento di un biblista di fama che questa sera sarà mons. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura. Roberto Piermarini ha chiesto all'arciprete della Basilica, il cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, che ha organizzato il ciclo sulle Lettere paoline, come sia nata l’idea di questi incontri.
R. – Ne abbiamo parlato tempo fa con mons. Ravasi, per capire cosa fare nell’anno paolino per gli aspetti più culturali, oltre che liturgici. E’ venuta così l’idea di questa programmazione con questa forma: una lettura, un’esegesi – che è il momento fondamentale - e poi una testimonianza da parte di persone di un certo rilievo, di una certa importanza nel campo della cultura, della società, ma anche della politica, delle comunicazioni, dell’industria, ecc., per dare anche una vivacità a questi incontri. L’importante è rispondere a questa domanda: “Oggi il messaggio di San Paolo è ancora valido? E in che modo?” E queste persone, dovranno testimoniare quanto sia importante la parola di Dio attraverso Paolo, quanto sia ancora viva e sia efficace nella vita di oggi.
D. – Perché per il primo incontro è stata scelta la Lettera ai Romani?
R. – Abbiamo pensato che come primo incontro, facendolo a Roma, intorno alla tomba di Paolo, la cosa migliore fosse la Lettera ai Romani, che non solo è la prima nell’ordine, non tanto storico e cronografico - che non è ancora chiaro – ma è quella che sicuramente è diretta a quello che era il centro del mondo di allora, cioè Roma. La lettera ai Romani poi è molto densa, quasi come una visione globale di quello che è l’insegnamento, mentre la Lettera agli ebrei, che è l’ultima – di cui si discute addirittura se sia autentica, tutta di San Paolo o dei suoi seguaci - ha un carattere molto diverso. Quindi, con la Lettera ai Romani abbiamo pensato di iniziare su cosa dice a noi - che siamo oggi non solo i romani di adozione o di residenza ma che siamo i custodi della tomba di Paolo - che cosa ci dice ancora oggi. Questa è stata l’idea centrale.
D. – A questo primo incontro è stato invitato anche il sindaco di Roma, oltre che mons. Ravasi e il cardinale Vallini. Qual è lo spirito di questo primo incontro?
R. – Lo spirito è proprio questo, di sentire la testimonianza dei responsabili della società di oggi, sia della società ecclesiastica, quindi il cardinale Vallini da poco Vicario di Roma; sia il sindaco Alemanno, responsabile degli aspetti civili della società, da poco sindaco di Roma. Li abbiamo contattati entrambi e tutti e due hanno risposto con grande entusiasmo, con grande piacere. Abbiamo insistito affinché ci dicano un poco qual è la loro esperienza personale, proprio sul piano personale e non soltanto sul piano del lavoro che stanno facendo, e qual è la loro esperienza in relazione al messaggio paolino contenuto nella Lettera ai Romani. E devo dire che è anche la prima volta che si incontrano in pubblico, per un dialogo di questo genere, il cardinale Vallini ed il sindaco Alemanno.
D. – A chi sono rivolti questi incontri?
R. – A tutti quelli che seguono con attenzione l’Anno Paolino ed in particolare l’invito è rivolto a tutti i romani.
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