29 ottobre 2008
Il Papa all'udienza: "La Croce è il centro del Mistero cristiano" (Sir)
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BENEDETTO XVI: CATECHESI, LA CROCE “È IL CENTRO DEL MISTERO CRISTIANO”
“La Croce, per tutto quello che rappresenta e quindi anche per il messaggio teologico che contiene, è scandalo e stoltezza” ma è al tempo stesso “il ‘centro del centro’ del mistero cristiano”.
Nella catechesi dell’udienza generale di questa mattina, nuovamente incentrata sulla figura di San Paolo, Benedetto XVI ha spiegato che dopo essere stato un persecutore dei cristiani, Paolo “passò dalla parte del Cristo crocifisso, facendo di Lui la sua ragione di vita e il motivo della sua predicazione”.
Nella Croce “si era manifestato l'amore gratuito e misericordioso di Dio” che “Paolo sperimentò anzitutto in se stesso” constatando che “la salvezza è ‘grazia’, che tutto discende dalla morte di Cristo e non dalle nostre opere”. Pertanto, ha proseguito il Papa, il “vangelo della grazia” diventò per lui “l'unico modo di intendere la Croce”, il criterio “della sua nuova esistenza” e “la risposta ai suoi interlocutori”.
Per San Paolo la Croce “rappresenta il punto focale della sua teologia, perché dire Croce vuol dire salvezza come grazia per ogni creatura”.
Di qui, secondo Benedetto XVI, il suo presentarsi “non con sublimità di parola o di sapienza, ma con l'annuncio di Cristo e di questi crocifisso” alla Chiesa di Corinto “dove erano presenti in modo preoccupante disordini e scandali, dove la comunione era minacciata da partiti e divisioni interne” che ne incrinavano l'unità.
“Lo ‘scandalo’ e la ‘stoltezza’ della Croce - ha precisato Benedetto XVI nella catechesi di questa mattina - stanno proprio nel fatto che laddove sembra esserci solo fallimento, dolore, sconfitta, proprio lì c'è tutta la potenza dell'Amore sconfinato di Dio.
Un amore che si rivela in modo inatteso e apparentemente contrario ai tradizionali canoni secondo cui si interpreta l’agire di Dio”. La Croce “rivela tutta la potenza di Dio, che è diversa dal potere umano – ha chiosato il Papa - e soprattutto il suo amore”; accettarla “significa operare una profonda conversione nel modo di rapportarsi a Dio”.
“Sul piano soggettivo della vita del credente – ha rilevato il Pontefice -, la teologia della Croce si traduce nell'affermazione che con la fede si crocifigge se stessi, per diventare partecipi della morte e risurrezione di Cristo. La Croce potrà così davvero diventare il segno che Dio ci ha amati fino in fondo e sarà respinta la tentazione, sempre presente per noi, di sottrarsi alla ‘debolezza’ della via di Dio”. In realtà, secondo il Papa, “è solo nella totale accettazione della debolezza della Croce che può apparire per noi tutta la forza dello Spirito di Dio”.
Eppure Paolo ebbe non poche difficoltà nell’annunciare la Croce: per i giudei, “che riponevano nelle opere e non nella croce di Cristo la loro concezione della salvezza”, ha spiegato stamani il Pontefice, essa “contraddice l'essenza stessa di Dio, il quale si è sempre manifestato con segni prodigiosi”, pertanto il suo rifiuto è motivato dalla “fedeltà al Dio dei Padri”.
Per i greci, che vi opponevano “la loro sapienza umana, e vediamo come questa sia anche la logica dei nostri giorni”, la Croce è “letteralmente insipienza”, quindi “un insulto al buon senso comune”. Di qui, in diverse occasioni, “l'amara esperienza” di Paolo “del rifiuto dell'annuncio cristiano giudicato ‘insipiente’, privo di rilevanza, neppure degno di essere preso in considerazione sul piano della logica razionale”.
“Non vivere per noi ma vivere nella fede in Dio che ci ha amato e ha dato se stesso per noi” è l’esortazione di Benedetto XVI. “Anche noi – ha concluso – dobbiamo trovare la forza proprio nell’umiltà dell’amore e la saggezza nella debolezza” entrando così “nella saggezza di Dio”.
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