30 ottobre 2008
Uno stile di vita cristiano per la salvaguardia dell'ambiente (Osservatore Romano)
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Il rapporto della Commissione degli episcopati della Comunità europea sul clima
Uno stile di vita cristiano per la salvaguardia dell'ambiente
di Francesco Ricupero
"Se il riscaldamento climatico proseguirà nei prossimi anni con i ritmi attuali metteremo a rischio di estinzione il venti-trenta per cento delle specie animali e vegetali dell'intero pianeta". L'allarme è stato lanciato, mercoledì pomeriggio, da Jean-Pascal van Ypersele, professore di climatologia e scienze all'Università di Louvain-La-Neuve e membro del comitato intergovernativo delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico (Ipcc), durante la presentazione del rapporto Comece (Commissione degli episcopati della Comunità europea) intitolato: "Riflessione cristiana sul cambiamento climatico".
Il rapporto sul clima è stato redatto da dieci esperti e illustri cattedratici: Franz Fischler, Ottmar Edenhofer, Jean-Baptiste de Foucauld, Karl Gloser, Leszek Karski, Helga Kromp-Kolb, Charlotte Kreuter-Kirchhof, John Sweeney, Jean-Pascal van Ypersele e Stefano Zamagni.
Dal 2001 a oggi i rischi connessi al cambiamento climatico sono drasticamente aumentati. Il riscaldamento del pianeta è un fatto inequivocabile, principalmente dovuto alle emissioni di gas a effetto serra legate ai processi produttivi ma anche, e soprattutto, al nostro stile di vita.
I cristiani - suggeriscono gli esperti della Comece - devono allontanarsi da uno stile di vita sbagliato, prevalentemente nei nostri Paesi dell'Europa, dove è troppo incentrato sul consumo esasperato. Abbiamo bisogno di una visione più completa della vita umana, di modo che non veniamo sedotti dal perseguire interessi egoistici. Abbiamo bisogno anche di un rapporto responsabile per gli spazi in cui viviamo.
A tal riguardo, anche Papa Benedetto XVI lo scorso 27 settembre, in occasione dell'incontro promosso dal Centro turistico giovanile e dall'Ufficio internazionale del turismo sociale, aveva denunciato il turismo che distrugge la natura e abusa delle culture delle popolazioni locali. "L'umanità - aveva detto il Pontefice - ha il dovere di proteggere questo tesoro e di impegnarsi contro un uso indiscriminato dei beni della terra. Senza un adeguato limite etico e morale il comportamento umano può infatti trasformarsi in minaccia e sfida. L'esperienza insegna che la gestione responsabile del creato fa parte, o così dovrebbe essere, di un'economia sana". Inoltre, il Papa aveva sottolineato che "imparare a rispettare l'ambiente insegna pure a rispettare gli altri e se stessi".
L'ampio documento presentato a Bruxelles, dunque, prende avvio dalle analisi degli scienziati e si sofferma "sull'impatto del cambiamento climatico su ecosistemi e individui". Rileva, inoltre, "le sfide politiche poste in tale ambito, avanza considerazioni etiche e prova a delineare il ruolo dell'Europa nella lotta al riscaldamento globale".
Le categorie più a rischio - ha spiegato il professor van Ypersele - sono i poveri, i bambini e gli anziani, occorrerebbe quindi impegnarsi in maniera efficace per una solidarietà tra le generazioni. Sebbene i cambiamenti climatici avranno un forte impatto sull'Europa, il loro impatto generale sarà ancora più evidente e più grave in altri Paesi del mondo. Le comunità più povere del pianeta con scarse capacità adattative e alta vulnerabilità subiranno una serie di gravi conseguenze.
Secondo l'Ipcc, centinaia di milioni di persone avranno scarsità di acqua e una crescente siccità che li costringeranno a migrare intorno alla metà del secolo in corso.
Occorre riconoscere che la lotta contro il cambiamento climatico è innanzitutto un problema di etica pubblica difficile da risolvere senza mettere in discussione certi modi di organizzare la società, i modi in cui conviviamo e il sistema di valori della società civile.
Il professor van Ypersele ha anche evidenziato i molteplici mutamenti in atto nel pianeta a causa di un uso irresponsabile delle risorse e di un errato stile di vita. Con il riscaldamento globale, per esempio, i ghiacci tenderanno a sciogliersi, mutando il paesaggio delle regioni montuose interne, mentre le zone costiere, come il delta del Nilo o i Paesi Bassi, verranno sommerse dai mari. Si prospetta, dunque, uno scenario con "gravi ripercussioni sull'intera umanità".
Per lo studio approntato dagli esperti, però, è possibile e urgente intervenire modificando i comportamenti individuali, intervenendo sui sistemi di produzione (dal settore manifatturiero all'edilizia, dai trasporti alla produzione di energia), riducendo, quindi, l'utilizzo dell'automobile, limitando i consumi di petrolio e di energia elettrica.
"Anche la crisi economica e finanziaria in corso - ha osservato Jean-Pascal van Ypersele - pur costituendo un grave problema per tutti i Paesi del mondo, potrebbe diventare un'opportunità. Infatti, in questa fase, mentre occorre ripensare i mercati e le nostre economie, si possono introdurre modifiche positive, ad esempio effettuando investimenti per sistemi produttivi a minori emissioni inquinanti".
Dal rapporto Comece sul cambiamento climatico sono emerse "considerazioni etiche", universalmente valide, "indicazioni per la comunità cristiana, nonché alcune raccomandazioni a carattere sociale e politico anche in relazione ai compiti affidati all'Unione europea.
Monsignor Adrianus Herman van Luyn, vescovo di Rotterdam e presidente della Comece, ha espresso grande apprezzamento al documento redatto dal gruppo di dieci esperti.
L'argomento verrà portato all'attenzione dell'assemblea dei vescovi (il prossimo 12 novembre a Bruxelles) accanto all'altro problema urgente della crisi dei mercati finanziari e alle ricadute sull'economia e la società.
"Bisogna che tornino a considerare le persone non solo come consumatori, ma come soggetti spirituali, al centro di relazioni, con responsabilità individuali e collettive verso i poveri e i paesi meno sviluppati. Bisogna - ha dichiarato il vescovo di Rotterdam al Sir - poi considerare il bene di tutti gli uomini e di tutto l'uomo".
Monsignor van Luyn, inoltre, ha indicato tre "parole-chiave": "spiritualità", che è il contrario della secolarizzazione, "solidarietà", l'opposto di ogni forma di individualismo, "sobrietà", per vincere il materialismo e il consumismo che ci portano a non rispettare l'ambiente.
Un cambiamento significativo degli stili di vita - conclude il documento degli esperti - sarà possibile se si accetta la "moderazione volontaria", come virtù fondamentale. Promuovere il concetto della moderazione ha come fine non di diminuire, bensì di sostenere una qualità di vita più elevata e un motivo maggiore di gioire, non riguarda la rinuncia al desiderio dei beni materiali, ma il discernere e il distinguere meglio ciò che è fondamentale e ciò che è superfluo. Tutto ciò è necessario per dimostrare l'essenza di una qualità di vita autentica. La felicità è possibile raggiungerla principalmente attraverso i buoni rapporti: con gli altri essere umani, con il creato e con Dio, Creatore e Redentore, artefice di tutto ciò che è buono.
(©L'Osservatore Romano - 31 ottobre 2008)
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