28 ottobre 2008
Il Papa: «Cristiani d’Oriente, vittime dell’intolleranza» (Mazza)
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LA FEDE NEGATA
Il Pontefice ha anche ricordato che i fedeli «non domandano privilegi, ma desiderano solo di poter continuare a vivere nel loro Paese e insieme con i loro concittadini, come hanno fatto da sempre»
«Cristiani d’Oriente, vittime dell’intolleranza»
L’appello del Papa: la comunità internazionale ripristini la legalità
DA ROMA SALVATORE MAZZA
Cessare con le «intolleranze e violenze» , con le uccisioni, e con la messa in fuga dei cristiani inermi in Oriente, « soprattutto in Iraq e India» .
Per questo la « comunità internazionale, tutti i leader religiosi e tutti gli uomini di buona volontà » devono compiere « sforzi per ripristinare legalità, convivenza civile e adeguata protezione per i cittadini onesti e leali » , mentre « le autorità civili » devono avere « considerazione nei confronti delle minoranze » , di tutte le minoranze, non solo di quelle cristiane.
È l’appello, accorato e pressante, che Benedetto XVI ha voluto rivolgere domenica scorsa durante l’Angelus, guidato da piazza San Pietro davanti ai circa sessantamila fedeli presenti, al termine della della messa conclusiva del Sinodo dei Vescovi.
Un appello, ha spiegato il Pontefice, che « fa proprio » quello lanciato due giorni fa dai Patriarchi d’Oriente partecipanti al Sinodo dei vescovi sulla Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa. Nel suo discorso, Benedetto XVI ha manifestato fiducia nel miglioramento della situazione, dicendosi « certo » che « le antiche e nobili popolazioni di quelle Nazioni hanno appreso, nel corso di secoli di rispettosa convivenza, ad apprezzare il contributo che le piccole, ma operose e qualificate, minoranze cristiane danno alla crescita della patria comune. Esse – ha spiegato una volta di più – non domandano privilegi, ma desiderano solo di poter continuare a vivere nel loro Paese e insieme con i loro concittadini, come hanno fatto da sempre » .
Come denunciato in diversi interventi, nel corso del Sinodo , e ancora nell’appello dei Patriarchi, la metà della comunità cristiana di Mosul, nel nord dell’Iraq, ha abbandonato la città per le minacce di morte e gli attentati – minacce non “generiche”, ma letteralmente consegnate “porta a porta” con espliciti volantini intimidatori – mentre in India dalla scorsa estate è in atto una violentissima campagna anticristiana che, fino a oggi, nonostante i ripetuti inviti al ritorno alla normalità, è costata la vita ad almeno 35 persone, la distruzione di numerose chiese e la fuga forzata di migliaia di persone dalle loro case. Ed è dunque facendo proprie le parole dei patriarchi che Benedetto XVI ha rimarcato che « i cristiani sono vittime di intolleranze e crudeli violenze, uccisi, minacciati e costretti ad abbandonare le loro case e a vagare in cerca di rifugio » .
«Alle autorità civili e religiose interessate – ha quindi detto – chiedo di non risparmiare alcuno sforzo affinché la legalità e la convivenza civile siano presto ripristinate e i cittadini onesti e leali sappiano di poter contare su una adeguata protezione da parte dello Stato. Auspico poi che i responsabili civili e religiosi di tutti i Paesi, consapevoli del loro ruolo di guida e di riferimento per le popolazioni, compiano dei gesti significativi ed espliciti di amicizia e di considerazione nei confronti delle minoranze, cristiane o di altre religioni, e si facciano un punto d’onore della difesa dei loro legittimi diritti » . Lo scorso 14 ottobre, intervenendo al Sinodo , il cardinale Emmanuel III Delli, Patriarca dei Caldei in Iraq, aveva ricordato con accenti commossi monsignor Faraj Rahho, ucciso prima dell’estate, padre Raghid Ganni, altri due sacerdoti e sei giovani, ultime vittime delle violenze in Iraq. « Nuovi martiri » , li aveva definiti Delli, «morti in un Paese torturato e insanguinato» .
© Copyright Avvenire, 28 ottobre 2008
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