6 agosto 2007

Si e' spento il cardinale Lustiger, arcivescovo emerito di Parigi


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Morto Lustiger, un grande della Chiesa

Aveva 80 anni e per 25 era stato arcivescovo di Parigi. Era malato da tempo. Quando disse: non mi rivedrete più
Figlio di ebrei polacchi, si convertì al cattolicesimo. Il successo della Giornata mondiale della Gioventù nel '97


Alberto Bobbio

Il «cardinale ebreo» è morto ieri sera a Parigi. Jean-Marie Lustiger, per 25 anni arcivescovo di Parigi, aveva 80 anni e un brutto male. Lo sapeva che non avrebbe resitito a lungo alla malattia e il 31 maggio scorso, quandò saluto gli «Immortali» dell' Accademia di Francia di cui era membro disse: «Non mi rivedrete piu». Con Lustiger scompare una delle figure di maggiore spicco della Chiesa cattolica universale, un intellettuale vero, molto amato da Joseph Ratzinger e prima da Karol Wojtyla. E scompare un uomo, e un cardinale, che ha segnato la storia recente della Chiesa in Francia, come nessun altro. Aveva una biografia che nessun cardinale poteva vantare e che ha aiutato la Chiesa a fare chiarezza nel dialogo con l'ebraismo. Ma era anche un uomo che mai si è sottratto alla chiarezza, anche quando non era considerata politicamente corretta, in un Paese, la Francia della fierezza laica, a cui lui non ha mai fatto sconti, neppure in nome del dialogo.
La madre era morta ad Auschwitz, insieme ad altri trenta parenti. Lui era nato a Parigi il 17 settembre del 1926 da genitori polacchi di religione ebraica emigrati all'inizio del secolo. Nel 1943 quasi l'intera famiglia venne deportata e il piccolo Jean-Marie ebbe salva la vita perché trovò rifugio presso una famiglia di Orléans. È in questa famiglia che si convertì al cattolicesimo. Ricevette il Battesimo il 25 agosto 1940, a 14 anni. Studiava al liceo di Montaigne di Parigi, poi a Orléans, e quindi al seminario minore di Parigi. Dopo aver lavorato per un anno in un'officina di Decanzeville, nel Sudovest della Francia, e conseguito la licenza in lettere, si presentò al seminario dei Carmelitani di Parigi chiedendo di poter divenire sacerdote. Ottenuta la licenza in teologia presso l'Institut Catholique e in lettere e filosofia presso la Sorbona, venne ordinato sacerdote il 17 aprile 1954, all'età di 28 anni. Le sue radici ebraiche lo segneranno per sempre. Dirà un giorno di essere «un giudeo compiuto» e questa affermazione gli costò numerose polemiche con l'ambiente dei rabbini di Francia. Ma lui credeva veramente a quello che diceva. Era l'unico cardinale della Chiesa cattolica a parlare l'Yiddish fluentemente.
Quando diventò Arcivescovo di Parigi, disse: «Io sono nato giudeo e così io rimango, anche se questo può risultare inaccettabile per molti. Per me, la vocazione di Israele è quella di portare luce all'ebraismo. Questa è la mia speranza e credo che essere cristiani sia il mezzo per raggiungere questo scopo». Utilizzava la parola «Israele» intendendola come «popolo ebraico» e non come riferimento allo Stato d'Israele. Ma queste osservazioni offesero alcuni ebrei, i quali sostenevano che il cardinale non aveva alcun diritto a proclamarsi ebreo. Lustiger è stato un oppositore durissimo del razzismo e dell'antisemitismo. È stato fortemente critico rispetto a Jean Marie Le Pen, leader del Front national, cioè della destra xenofoba francese. Ha paragonato il Front National al nazismo, spiegando che «le teorie della disuguaglianza razziale possono essere letali e quindi non meritano altra reazione che l'indignazione». Quando andò, due anni fa, come inviato del Papa alle cerimonie per il 60° anniversario della liberazione del campo di sterminio di Auschwitz, la sua presenza assunse un significato particolare, anche per la storia della Chiesa. Disse: «Non avrei mai pensato di ritornare perché è un luogo di morte e di distruzione. Se ci vado è perché me lo ha chiesto il Papa. Auschwitz ci rivela ciò che noi rifiutiamo di vedere in tutti i mali, in tutte le tragedia umane, i massacri e le guerre: e cioè il disprezzo per l'uomo. Quell'uomo che è, per i credenti, ad immagine di Dio». In un'intrevista in quei giorni spiegò che il Papa gli aveva affidato una missione «non soltanto diplomatica, perché il dolore personale resta nel mio cuore e nelle mie preghiere. Ho rischiato anch'io la deportazione e ad Auschwitz sarò uno degli ultimi testimoni viventi di quei fatti. La mia missione oggi consiste nel ricordare alle generazioni future l'unicità di quel crimine, ma anche il rischio che gli uomini possano ripeterlo». Ogni tanto andava con la memoria agli ultimi incontri con la madre prima della deportazione.
Aveva conficcato nella memoria la certezza che sarebbe stata uccisa e contemporanemente ricordava la famiglia francese che lo accolse e lo nascose, permettendogli di diventare cristiano. Più volte ha sottolineato che l'esperienza della conversione non fu da lui mai vissuta come una rottura con la sua storia personale, ma come uno sbocco naturale della sua fede prima ebraica poi cristiana e cattolica: «La mia vita mi ha impresso l'idea di una continuità fra Vecchio e Nuovo Testamento, l'intuizione di un legame tra il Cristo sofferente e Israele perseguitato». È lo stesso spirito con cui accolse la sua nomina all'arcidiocesi di Parigi, da parte di Giovanni Paolo II nel 1981, letta come «la messa in evidenza della parte di giudaismo che c'è nel cristianesimo».
Ma Lustiger è stato anche il cardinale e il vescovo che ha fatto scelte coraggiose per la Chiesa di Francia, a volte osteggiata dai laicismo istituzionale d'Oltralpe. Il suo capovolavoro fu la Giornata mondiale della Gioventù a Parigi nel 1997, quando Giovanni Paolo II, in una memorabile giornata, riuscì a far breccia nel cuore di un milione di giovani e nell'opinione pubblica francese. I giornali parigini raccontarono l'evento con simpatia e sopresa. Lustiger recentemente lo ha ricordato: «Quell'evento ha segnato l'inizio di una nuova fase nella storia della Chiesa francese, perché ha aiutato i cattolici a smetterla con la nostalgia».

© Copyright L'Eco di Bergamo, 6 agosto 2007

Una precisazione sull'articolo: il cardinale Lustiger fu nominato inviato speciale alla commemorazione del sessantesimo anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau da Giovanni Paolo II..
Raffaella


Il tributo di Sarkozy: un modello

Il suo percorso spirituale «resterà un esempio e un mistero». Il cardinale Jean-Marie Lustiger è stato «una grande figura della vita spirituale, morale, intellettuale e, naturalmente, religiosa» della Francia.
Il tributo all'ex arcivescovo di Parigi viene dal presidente della Repubblica francese Nicolas Sarkozy, che ha espresso il suo cordoglio attraverso un comunicato. Sarkozy ha ricordato il grande impegno del cardinale in occasione delle Giornate mondiali della gioventù di Parigi del 1997, di cui «fu il principale artefice». Il percorso spirituale del cardinale Lustiger, ha continuato il presidente Sarkozy, «resterà nello stesso tempo un esempio e un grande mistero».
Va ricordato, peraltro, che anche in tema di politica Lustiger non ha mancato di usare, quando necessario, parole molto chiare. È stato in particolare fortemente critico rispetto al leader del Fronte Nazionale Jean-Marie Le Pen, la cui xenofobia ha paragonato al nazismo. «Sappiamo da circa 50 anni – disse Lustiger – che le teorie della disuguaglianza razziale possono essere letali, non meritano altra reazione che l'indignazione». E aggiunse: «La Fede cristiana afferma che tutti gli esseri umani sono uguali nella loro dignità perché tutti sono stati creati ad immagine di Dio».

© Copyright L'Eco di Bergamo, 6 agosto 2007

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