12 ottobre 2007

Politi commenta la lettera degli Imam al Papa ma dimentica completamente Ratisbona


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Oggi Politi commenta la lettera dei 138 esponenti islamici al Papa, ma il suo articolo non e' per nulla convincente. Riconosco a Politi il merito di averlo scritto (solo Repubblica e Giornale parlano di questo fatto storico), ma ci sono troppe omissioni. Leggiamo e commentiamo:


La lettera, firmata da 138 esponenti, è stata inviata a tutti i vertici delle chiese cristiane

Islam, i capi religiosi al Papa "Ora dialoghiamo per la pace"

"Insieme rappresentiamo il 55 per cento della popolazione mondiale"

MARCO POLITI

CITTA´ DEL VATICANO - L´Islam tende la mano al mondo cristiano. Centotrentotto esponenti religiosi musulmani scrivono a Benedetto XVI, al patriarca ecumenico ortodosso Bartolomeo I, al primate anglicano Rowan Williams nonché agli altri patriarchi ortodossi e capi delle chiese protestanti del mondo. «Il futuro del mondo - è detto nella lettera - dipende dalla pace tra musulmani e cristiani». Perché «senza pace e senza giustizia tra queste due comunità, non ci può essere una pace significativa nel mondo».

Il messaggio, per il numero delle firme e per l´ispirazione globale di dialogo con tutto il mondo cristiano nelle sue varie confessioni, è un gesto assolutamente inedito.

Il fatto che nasca su impulso di un´istituzione del regno di Giordania - l´Istituto reale per il pensiero islamico Aal al-Bayt di Amman - rivela che all´interno della comunità mondiale musulmana la corrente realista, razionale e teologicamente aliena dal fanatismo intende prendere l´iniziativa per costruire un rapporto di cooperazione con gli uomini e le donne di fede cristiana. (Ratisbona, caro Politi? Nota di Raffaella)

«Trovare un terreno comune tra musulmani e cristiani - si legge ancora nel testo - non riguarda semplicemente un raffinato dialogo ecumenico tra leader religiosi selezionati. Insieme, cristiani e musulmani, rappresentano oltre il 55 per cento della popolazione mondiale e ciò rende il rapporto tra le due comunità religiose il fattore più importante per contribuire alla pace nel mondo».
L´iniziativa si articolerà in una serie di eventi: una prima conferenza stampa ad Amman e poi un incontro fra leader religiosi musulmani e cristiani negli Stati Uniti. «Come musulmani - scrivono i firmatari - diciamo ai cristiani che non siamo contro di loro e che l´Islam non è contro di loro. A condizione che non inizino una guerra contro i musulmani sulla base della loro religione, li opprimano e li caccino via dalle loro case». L´accenno, per quanto sobrio, è chiaro. I cristiani d´Occidente sono chiamati a riflettere sulle guerre in Iraq e in Afghanistan e non possono assistere inerti ad un´occupazione senza fine delle terre palestinesi da parte di Israele.
Il destino dei fedeli sotto la Croce e la Mezzaluna è strettamente intrecciato, suggeriscono i firmatari che, oltre al Segretario generale della Organizzazione conferenza islamica, sono alti rappresentanti islamici provenienti da Arabia saudita, Egitto, Nigeria, Indonesia, Giordania, Bosnia, Russia, Croazia, Kossovo, Siria, Emirati arabi uniti, Oman, Turchia, Yemen, Algeria, Sudan, Mauritania, Marocco, compresi esponenti governativi ed universitari iraniani: «Con il terribile arsenale del mondo moderno nessuna parte potrà vincere unilateralmente un conflitto che coinvolge oltre la metà della popolazione mondiale».
La lettera si conclude con una citazione coranica: «Lasciamo che le nostre differenze non causino odio e violenza tra di noi. Competiamo tra di noi solo per le opere buone e per la giustizia». E per un caso singolare si incrocia con l´appello diffuso pochi giorni fa dal cardinale Tauran, a nome del Consiglio vaticano interreligioso, in cui si auspicava dialogo fra le due fedi, rispetto della libertà religiosa e opposizione ferma al terrorismo.

© Copyright Repubblica, 12 ottobre 2007

No, caro Politi, non ci siamo: innanzitutto Lei omette completamente anche la semplice citazione della lectio magistralis di Ratisbona che, per prima e da sola, ha avuto il merito di "stanare" l'islam moderato.
Lei, Politi, omette di menzionare le persecuzioni a cui i Cristiani sono sottoposti nei Paesi musulmani ma, come sempre, fa un discorso politico (ormai l'abbiamo capito!) citando la guerra in Iraq e in Afghanistan e l'occupazione israeliana.
Francamente, caro Politi, da Lei mi sarei aspettata di piu': Le risulta cosi' difficile anche solo scrivere il nome della citta' di Ratisbona? Eppure lo scorso anno Lei e' stato uno dei piu' prolifici commentatori del "caso". Chi meglio di Lei puo' conoscere i fatti, le conseguenze ed i frutti di quel discorso storico e profetico? E perche' non cita mai la lettera dei 38 intellettuali islamici dello scorso anno? Eppure, se va a leggere quella diffusa ieri, si fa espressamente riferimento al primo anniversario di quel gesto...
Citiamo, per completezza di informazione, questi post
:

De Mattei (Radici Cristiani): ecco chi ha scatenato il "caso Ratisbona"

Una lettura "soave" nella speranza che i giornalisti non ripetano piu' gli errori di Ratisbona

Mons. Georg Gaenswein (segretario del Papa): la lectio di Ratisbona e' stata profetica

Intervista a Don Georg: cio' che Repubblica e Corriere si sono "dimenticati" di scrivere

Intervista a Mons. Georg Gänswein (versione francese, a cura di Ruedi)


E dopo tutto il "chiasso" dello scorso anno, ora si ignora la lectio magistralis del 12 settembre 2006? Un po' troppo comodo...
Raffaella

1 commento:

mariateresa ha detto...

Io invece da costui non mi aspettavo niente di diverso da quello che ha scritto. Lui è sempre pronto a chiedere alla Chiesa dei mea culpa su questo e quell'altro, ma non li applica mai a se stesso. Men che meno al mondo islamico che è senza macchia, ai suoi occhi.
Il suo articolo dopo Ratisbona è uno di quelli da incorniciare e tenere appesi al muro, ma nel bagno.